La OZ e i suoi super cerchioni (anche per le rosse...)
●L’azienda veneta fornisce 7 team su 10 in F.1. Il presidente: «Il segreto? Ci adattiamo rapidamente alle richieste»
Il «Mago di Oz» è Claudio Bernoni, ingegnere meccanico classe 1950, presidente e a.d. della Oz dopo esserne stato ideatore e direttore del settore Racing nel 1984. È lui che ci traghetta nel mondo di questa azienda, fondata a Rossano Veneto nel 1971 da Silvano Oselladore e Pietro Zen - da qui l'acronimo Oz -, e assurta a modello di eccellenza italiana nel mondo, sia nel Motorsport, sia nel prodotto di serie. Le loro ruote hanno conquistato oltre 150 mondiali, fra F.1, rally (qui il primo in assoluto con la Toyota di Sainz nel 1990), Le Mans, Indy e la MotoGP (dove «siamo arrivati da poco, ma abbiamo vinto tutto pure lì»).
MONOPOLIO Con 7 team di F.1 forniti su 10, oltre alla Mercedes dei cerchioni «forati» ci sono pure Ferrari, Red Bull, Toro Rosso, Haas, Sauber e Renault, l'Oz ha una posizione egemone nel settore ed è un punto di riferimento per qualità. «All'inizio la fortuna è stata il canale privilegiato con la Germania - dice Bernoni - e poi di aver lavorato sempre con case ufficiali. La nostra forza sta nell'elasticità con cui ci adattiamo rapidamente alle richieste del cliente nel fornire un prodotto specifico per le sue esigenze. Però siamo al limite: per mantenere certi standard di qualità più di così non possiamo prendere».
SEDI Casa base in Italia, a San Martino di Lupari (Pd) - circa 200 dipendenti, di cui 50 per le competizioni - 5 ramificazioni (Germania, Inghilterra, Danimarca, Giappone e Cina), con un'osmosi molto forte fra racing e prodotto di serie, dove è forte il legame con i grandi marchi sportivi. «Il processo produttivo è il medesimo, le macchine sono le stesse. Nelle competizioni dettano legge lo scambio termico e l'aerodinamica, nel prodotto di serie rileva invece il design. È incredibile il riflesso nella produzione del know-how acquisito dalle corse: una volta il volano era dato dai rally, adesso stare al passo dell'evoluzione della F.1 è pazzesco. Basti pensare ai tempi: la prima nostra ruota in F.1, per l'Alfa Romeo di Patrese e Cheever (1985), si lavorava in un'ora e mezzo, mentre adesso ne servono dieci volte tanto. Il cerchio base delle vetture rally è invece rimasto simile».
LA FERRARI Molti trofei («impossibile tenere il conto»), esposti in un museo nato per i 35 anni dell'azienda, un affetto particolare per Senna, ma nessun testimonial specifico. «Meglio così, vogliamo essere sempre l'azienda di tutti i clienti chiude Bernoni -. Ci ha dato molto l'orgoglio l'accordo con la Ferrari in F.1, rinnovato fino al 2019. Ecco, con loro ci manca un mondiale: non ci darebbe un vantaggio specifico, ma da italiano ne ricaverei un piacere particolare».