La Gazzetta dello Sport

«Insultato per 90’ ma a freddo non lo rifarei»

●L’eterno nemico beffa e poi irride l’Allianz «Vinto in casa di una squadra superiore a noi»

- Alessandra Bocci INVIATO A TORINO

Ealla fine, più che le tre dita, ha alzato una mano intera. Se l’è messa intorno all’orecchio, sentiamo l’effetto conchiglia, vediamo quanto mi insultate, mi piace il rumore dei nemici.

A BRACCIA ALZATE José Mourinho è fatto così da sempre e alla fine è esploso di gioia e di rabbia, voleva sentire meglio possibile i fischi che piovevano dagli spalti pieni di tifosi inviperiti e increduli. Dopo novanta minuti di insulti personali mischiati ai cori contro l’Inter, dopo aver rovesciato una partita che sembrava persa come la speranza di uscire dalle secche, Mourinho è uscito a braccia alzate, mentre Paul Pogba salutava con dolcezza il pubblico. La sua non è una vendetta, perché Torino gli vuol bene. Ma Mourinho no, Mourinho è il nemico giurato, quello che aveva riempito di compliment­i il club bianconero, il suo allenatore, i giocatori, ma il passato non si dimentica. Non lo hanno dimenticat­o i tifosi juventini, che lo avevano beccato già a casa sua, e non lo ha dimenticat­o lui. «All’Inter si arriva da profession­isti e si riparte da interisti», sarà per questo che anche stavolta ci scappa il piccolo caos finale, il battibecco con Bonucci che gli dice «mister, così no», l’intervento di Dybala che si avvicina per parlargli, i suoi che lo scortano via, ingobbito dentro il soprabito scuro. Avere nemici può anche essere stancante, ma Mourinho non si rassegna a non essere se stesso. «Non ho offeso nessuno, ho fatto soltanto un gesto come per dire “vi voglio sentire ancora un po’” - ha detto - Forse non dovevo farlo, a freddo non lo avrei fatto, probabilme­nte, ma nemmeno sarei stato qui a sentire insulti alla mia famiglia, a me e altro. Sono stato offeso, ed ero venuto qui soltanto per fare il mio lavoro». Una vendetta fredda fredda. «Il pareggio sarebbe stato un risultato più adeguato».

INTERISMI Uno strano destino scorre sotto il prato dello Stadium. La prima sconfitta, in epoca Conte, arrivò contro l’Inter di Stramaccio­ni, che certo non era carica di gloria come quella del Triplete, ma riuscì per prima a sgambettar­e i rivali in quello che era ed è considerat­o un fortino quasi inespugna- bile. E ora ecco che la prima sconfitta stagionale arriva per mano di un allenatore che non ha mai nascosto il suo affetto per i nerazzurri, che ancora lo venerano. Ma non è soltanto una questione di sentimenti: allo United questo successo serviva come non mai, serviva a Mourinho criticatis­simo e dato per spacciato praticamen­te dall’inizio della stagione, serviva per rimettersi in carreggiat­a in Europa e per prepararsi al meglio al derby con il Manchester City di Guardiola. Ora che gli è riuscito lo sgambetto ai rivali storici in Italia, Mourinho potrà provare a farne un altro al rivale Pep.

PIÙ VENDETTA DI COSÌ... I duelli continuano, fra il rumore dei nemici e quelli dei tifosi dello United che cantano felici nello Stadium vuoto. Loro non ci potevano credere. Mourinho probabilme­nte ci ha sempre creduto, ha blandito, si è travestito da sfavorito, ha elogiato la Juve, l’ha elevata a favorita per la vittoria finale. Più vendetta di così. Un piatto gelido, altro che freddo, ma Mourinho dopo il finale incandesce­nte ha cercato di restare sul tecnico. «Abbiamo vinto a casa di una squadra che ha un potenziale molto superiore al nostro. E’ stata una partita fantastica e nel finale abbiamo avuto sicurament­e anche un po’ di fortuna per vincere. Però è stata una fortuna cercata, con una grande prestazion­e. Con i cambi (Mata e Fellaini, ndr) abbiamo ripreso in mano la partita e creato le due punizioni decisive. Per la Juventus con questo risultato non è cambiato di fatto niente, mentre a noi adesso basta una vittoria contro gli svizzeri dello Young Boys. Sì, sono tre punti parecchio importanti». Tutti dettagli in una notte così, come il ricorso della Football Associatio­n che non ha accettato l’assoluzion­e del portoghese, deferito per linguaggio irriguardo­so e poi scagionato da una commission­e disciplina­re. Nei guai, José Mourinho torna sempre a brillare.

IL MIO GESTO? NON DOVEVO FARLO, MA ERO VENUTO QUA A FARE IL MIO LAVORO

È STATA UNA FORTUNA CERCATA, CON UNA GRANDE PRESTAZION­E

JOSÉ MOURINHO ALLENATORE MAN. UNITED

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