La Gazzetta dello Sport

Si alza Correa El Tucu è pronto Lui protagonis­ta la Lazio in orbita

●Titolare contro il Marsiglia per prendersi la scena Sedicesimi sicuri se i romani vincono (e l’Apollon no)

- Stefano Cieri INVIATO A FORMELLO (ROMA)

Il momento è adesso. Perché va bene raccoglier­e sempre apprezzame­nti. Va bene risultare determinan­te ogni volta che entri in campo. Va bene sentirsi parte integrante di un progetto. Va bene qualsiasi cosa, ma andrebbe meglio essere protagonis­ta a tutto tondo. Che è quello per cui, la scorsa estate, Joaquin Correa decise di abbracciar­e la Lazio. Il momento è adesso. Contro il Marsiglia Inzaghi lo schiera titolare. In palio c’è la qualificaz­ione al turno successivo di Europa League. Che può essere centrata già stasera, con due turni di anticipo (se la Lazio vince e l’Apollon non batte l’Eintracht). Per Correa, insomma, l’occasione giusta al momento giusto.

LO SCATTO Il suo impatto sulla Lazio è stato positivo. Sia dal punto di vista umano (si è inserito alla perfezione nello spogliatoi­o) ed anche a livello tecnico. Perché pur giocando solo in un paio di occasioni da titolare ha comunque già avuto modo di lasciare il segno, con due gol entrambi decisivi (a Udine e Parma) e, più in generale, con spezzoni di partite tutti interessan­ti. L’avventura in biancocele­ste è dunque iniziata in maniera più che incoraggia­nte, ma non basta. Non può bastare ad un calciatore che ha già assaporato l'atmosfera della Champions (col Siviglia) ed ha pure debuttato in nazionale. E non in una nazionale qualsiasi, ma in quella (l’Argentina) che col Brasile è la più difficile al mondo in cui trovare posto. Non può bastare a lui e non può bastare neppure alla sua società. Che ha pagato 19 milioni per riportarlo in Italia, l’investimen­to più alto fatto per un giocatore durante la gestione Lotito, secondo solo a quello messo in atto per Zarate (22 milioni).

L’ORGOGLIO No, non può bastare a nessuno questo impiego part time. Anche se El Tucu, da ragazzo umile e con la testa sulle spalle, non fa una piega: «Abbiamo una rosa lunga - osserva l’argentino con una qualità media molto elevata. Sapevo che non sarebbe stato facile trovare spazio. Io comunque cerco di farmi trovare sempre pronto, come i miei compagni. L’importate è che la Lazio vinca». Ed in effetti ogni volta che è stato impiegato, sia dall’inizio sia a partita in corso, Correa ha quasi sempre lasciato il segno. «Cerco sempre di fare la differenza sia quando entro dalla panchina sia quando gioco dall’inizio. La voglia è sempre la stessa». Ed è sempre la stessa a prescinder­e dal ruolo chiamato a svolgere. «Nella mia carriera ho giocato da attaccante esterno, da prima punta e da mezzapunta. Quest’ultima è la posizione che preferisco, ma vanno bene pure le altre. L’importante è dare il massimo, ed è quello che voglio fare per questa squadra e questa società.

LA LACUNA A cominciare ovviamente dalla partita di questa sera col Marsiglia, che sarà la sua terza gara da titolare da quando è arrivato alla Lazio. Nella prima (a Udine in campionato) ha messo a segno il primo gol con la maglia biancocels­te (poi bissato da quello realizzato a Parma). Nella seconda, a Francofort­e in Europa League, è invece arrivata la prima espulsione. Quella di stasera sarà la prima dall’inizio nel suo nuovo stadio, dove non ha ancora segnato. Ci è andato vicino domenica contro la Spal, ci riproverà stasera col Marsiglia. Anche perché in Europa League non ha mai segnato. I suoi unici gol europei (2) li ha infatti realizzati in Champions col Siviglia. Le motivazion­i, insomma, non mancano. Sì, il momento è proprio adesso.

IO ESTERNO, MEZZAPUNTA O ATTACCANTE? MI VA BENE TUTTO

JOAQUÍN CORREA IL «JOLLY» BIANCOCELE­STE

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Joaquín Correa, 24. Dieci presenze e due gol in A con la Lazio GETTY

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