«Hellas compatto contro la flessione Fiducia in Grosso»
●Il d.s. D’Amico e il momento delicato: «Siamo tutti in discussione. In 4 sfide capiremo il nostro valore»
Per un’ora Tony D’Amico rinuncia alle immancabili sigarette. Il direttore sportivo dell’Hellas sfugge al cliché che lo vuole poco propenso ad apparire. Attorno alla scrivania del suo ufficio snocciola i come e i perché di un Verona che è incappato in una secca frenata, dopo un inizio sprint di campionato. Domenica c’è la trasferta di Brescia, ed è subito un «derby» che scotta.
Una vittoria nelle ultime sei partite, tre sconfitte in undici gare disputate, 13 gol «reali» all’attivo, la difesa che ne incassa sempre almeno uno: è un Verona in crisi e, se sì, lo è più nel gioco o nei risultati?
«Più che di crisi parlerei di un periodo di flessione. Ma proprio in questi momenti ci si compatta: è un passaggio per molti versi necessario per costruire una squadra forte. I numeri sono oggettivi e li vediamo tutti, ma allo stesso modo serve analizzare le prestazioni: dopo un avvio che è stato positivo, persino al di sopra delle aspettative, in alcune gare, come a Salerno, con il Lecce e a Venezia, abbiamo raccolto meno di quanto seminato, e questo ha rallentato il processo di maturazione del gruppo e di acquisizione della consapevolezza dei mezzi che ci sono».
Detto con chiarezza: Grosso è in discussione?
«Lo siamo tutti, ed è così per ognuno di noi, da quando siamo arrivati a Verona, sapendo quali siano gli obiettivi e le ambizioni che ci sono all’Hellas. Poi serve ragionare con equilibrio. Se c’è stato questo calo, è doveroso giudicarlo anche in quanto figlio del grande rinnovamento avvenuto in sede di mercato, con una squadra che è stata ricostruita per il 70% dell’organico. Una rivoluzione. Quella di Brescia sarà una partita importante, come tutte quelle che abbiamo disputato e che verranno».
Tra lei e il tecnico c’è comunque un rapporto franco. In che cosa gli chiede di essere più efficace, sul piano della gestione della squadra?
«Abbiamo un confronto continuo: Fabio Grosso è una persona riflessiva, che ascolta con attenzione e che le decisioni le prende sulla base del lavoro che fa quotidianamente. Vogliamo che il nostro sia un grande campionato e c’è fiducia in lui: sono convinto che sia l’uomo adatto per portarci dove desideriamo essere».
Fa discutere il ridotto impiego di Pazzini: è un caso aperto?
«Giampaolo Pazzini è un giocatore che fa parte di questo progetto, per tre volte è partito dall’inizio. Capisco che per quanto ha dimostrato nel corso della sua carriera, per quel che rappresenta per Verona e per il suo valore le sue esclusioni facciano rumore. Ora è così, ma questo non significa che non sarà utile all’Hellas, come già ha saputo essere. Sono certo che anche lui darà il contributo che serve per raggiungere il nostro traguardo».
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IL CALO È ANCHE FRUTTO DELLA RIVOLUZIONE: ROSA CAMBIATA AL 70%
TONY D’AMICO D.S. VERONA
PAZZINI DARÀ IL SUO CONTRIBUTO DI CARMINE MOSTRERÀ CHI È
TONY D’AMICO D.S. VERONA
«Per lui vale quanto già detto riguardo agli altri: deve migliorare non il singolo giocatore, ma il complesso dell’intesa tra tutti. Non bastano quattro partite da titolare, più una da subentrato, per emettere verdetti: un attaccante è il finalizzatore del lavoro dell’intera squadra, è stato preso perché ha le caratteristiche che riteniamo siano adatte all’impostazione che abbiamo voluto dare al Verona. E lo dimostrerà».
Con il prossimo turno la Serie B tocca la boa del primo terzo di campionato: è questo il Verona che si attendeva?
«Mi aspettavo che potesse esserci questo genere di difficoltà, tanto più in una B che ha un livello più alto rispetto alle ultime stagioni, cosa che si era già intuita quando sul mercato si è visto un numero elevato di società che hanno investito in modo cospicuo: noi, il Benevento, il Brescia, il Palermo, il Perugia, con il Crotone che ha tenuto l’ossatura dello scorso campionato. La competitività è elevata, la concorrenza forte, siamo qui per lottare e per vincere. Non credo esistano squadre ammazza-campionato».
Il pubblico è freddo, non è scoccata ancora la scintilla, e c’è aria di contestazione.
«Prima delle partite di Ascoli e con la Cremonese stava nascendo un feeling con una tifoseria che ha cuore, occhi e passione per giudicare. Con il Lecce abbiamo perso la seconda partita consecutiva, dopo Salerno, e siamo stati ugualmente applauditi dalla Curva Sud. La gente di Verona sa riconoscere quello che dai: se siamo stati fischiati probabilmente le nostre prove sono state al di sotto delle possibilità che abbiamo. Sta a noi conquistarla. Senza fare proclami, perché le parole se le porta via il vento».
Brescia, Palermo, Benevento, Pescara: questo dice il calendario. Per l’Hellas è l’ora di essere o non essere. Quanto manca a questa squadra per sbocciare del tutto?
«Queste sono le gare più belle, quelle che ci daranno la misura del nostro valore. Saranno grandi sfide. Io non posso dire quando sbocceremo, perché nessuno lo sa, ma di sicuro da questa serie di incontri avremo modo di comprenderlo. E in tutte le partite questo Verona può acquisire quella consapevolezza di sé che gli consentirà di avere una struttura solida per affrontare il resto del campionato mantenendosi sempre nelle posizioni di vertice».