La Gazzetta dello Sport

Nuove regole: sull’addio ai vantaggi è una «Old Gen»

●I campioni di domani non amano il no-ad sul 40 pari. Tiafoe: «Così Isner diverrebbe n. 1 al mondo nel giro di una stagione...»

- Cristian Sonzogni

Il futuro è tutto da scrivere. E in buona parte, anche sul fronte regole, lo scriverann­o i giocatori. Gli esperiment­i in corso alle Next Gen Atp Finals continuano ad avere tanti occhi puntati addosso. Obiettivo: capire quali avranno una chance concreta di essere applicati nel Tour e quali finiranno nel cestino dei tentativi mal riusciti. Se lo shot clock è ormai sdoganato, tutto il resto è materia di studio per addetti ai lavori, direttori dei tornei e giocatori. Anche se proprio loro, gli atleti, hanno mediamente le idee piuttosto confuse su cosa sia meglio mantenere vivo nel tennis che verrà. Fatta eccezione per Stefanos Tsitsipas, che non digerisce quasi nulla e si siede dalla parte della tradizione.

SICUREZZA Gli unici che hanno dichiarato apertament­e di amare i set ai quattro game so- no Taylor Fritz e Liam Caruana. D’altra parte il romano d’America, proprio grazie a questa formula, nelle qualificaz­ioni si è guadagnato l’assegno più sostanzios­o della vita. Nel resto del gruppo si spazia dall’irritazion­e al fastidio, malgrado qualcuno come Frances Tiafoe ammetta di non avere le idee chiare. L’innovazion­e più amata è l’arbitraggi­o elettronic­o, che infonde sicurezza. La più odiata è il no-ad, ovvero niente vantaggi sul 40 pari: «Un’idea – dice Tiafoe – che permettere­bbe a John Isner di diventare n.1 del mondo nel giro di una stagione». Sul no-let sono più i favorevoli dei contrari. Perché in fondo, è la motivazion­e ricorrente, i punti decisi dal nastro sul servizio sono pochi. «E mentre in allenament­o – spiega Hurkacz – spesso mi bloccavo, durante la partita non mi è mai accaduto». Bisognereb­be poi capire la reazione degli stessi favorevoli, se un ‘ace zoppo’ dovesse annullare un match-point a favore nella finale di Wimbledon. Ma a questo, per ora, nessuno vuole pensare.

PUBBLICO Pare non infastidir­e troppo la nuova policy per il pubblico, libero di entrare e uscire quando vuole dalle tribune. «Ero uno spettatore fino a poco tempo fa – sottolinea Caruana – e stare 20 minuti in attesa del cambio campo non è divertente». Bocciato il coaching: «Che sarà pure simpatico per la gente che ascolta – spiega Rublev – ma non è realistico. Con il mio allenatore non ci diremo mai qualcosa che può arrivare al mio avversario e dargli una chiave per risolvere il match». Senza infamia e senza lode, infine, il towel-rack, la novità del 2018. «Ma io – si lamenta di nuovo Rublev – non ricordavo mai dove avevo lasciato questo benedetto asciugaman­o. E a un certo punto mi sono proprio dimenticat­o di averlo». Chissà che almeno questo non sia un assist in stile «Old Gen», per il ritorno dei vecchi, fedeli polsini.

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Frances Tiafoe, statuniten­se di 20 anni, n. 40 al mondo GETTY

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