La Gazzetta dello Sport

«Milano ha talento infinito Ma il Cska non perde mai»

● I timori e la fiducia del playmaker dei russi e grande ex: «I loro veri colpi di mercato sono la conferma dei lunghi Gudaitis e Tarczewski»

- Mario Canfora

Esaminando il testa a testa tra Milano e Cska Mosca ci si imbatte in una serie impression­ante di «v» della formazione russa: 13, per la precisione. L’ultima sconfitta risale al 23 settembre, ma era «solo» un’amichevole col Fenerbahce. Perché finora, limitandoc­i alle manifestaz­ioni ufficiali, le vittorie scendono a... 11, cinque in Eurolega e sei in Vtb, la Lega di casa. «Già, siamo imbattuti. Ma vincere al Forum non è per nulla semplice. Ci sarà da soffrire tanto», ammonisce l’ex di turno Daniel Hackett, da quest’estate in forza alla squadra guidata da Dimitris Itoudis.

Il Pireo con l’Olympiacos, Bamberg e ora Cska Mosca: il suo tour europeo prosegue...

«Un’altra esperienza intrigante, in un club dalla grande organizzaz­ione, come tutte le big d’Eurolega. Nulla è affidato al caso, e in più abbiamo il vantaggio di viaggiare in charter privato: una scelta direi necessaria, visto che in Russia ci sono 11 diversi fusi orari e per andare da una parte all’altra del Paese sarebbe difficile».

Come valuta i suoi primi mesi?

«Sono contento, in Eurolega finora ho avuto poco spazio, ma in campionato gioco abbastanza. Con Itoudis, un tipo molto tranquillo, mi trovo bene. Spero di poter conquistar­e più minuti, all’inizio non è mai facile, soprattutt­o se si arriva in un sistema di gioco collaudato».

Il Cska da decenni è al top in Europa, ma il pubblico non si scalda proprio mai...

«È solo questione di cultura, non lo definirei nemmeno salottiero. Ho giocato in Grecia, lì come da noi in Italia è un altro mondo, qui sono sempre... freddi. Nel calcio va meglio, abito di fronte allo stadio e il tifo si sente. Noi della squadra viviamo in un’enorme struttura formata da quattro torri, ci sono anche tanti calciatori e i ragazzi dell’hockey ghiaccio: è bello, si familiariz­za, non ti senti isolato anche se talvolta ti accorgi di essere proprio dall’altra parte del mondo. Ne parlavo con alcuni compagni sull’aereo di ritorno dalla trasferta in Gran Canaria: sette ore e mezzo di volo, come dall’Italia per andare negli States. Ah, poi come vicino di casa ho Abel Hernandez, ex punta del Palermo ora al Cska: parla italiano, lo conoscevo già, siamo stati a cena con le famiglie. A Mosca vivo con mia moglie Elisa e la piccola Victoria che ha due anni e va al nido internazio­nale. Il club non ti fa mancare nulla, abbiamo anche l’autista, non vogliono che si giri in auto da soli...».

Parlava di calcio: lo segue?

«No, solo la Vis Pesaro, la squadra della mia città che sta andando benino in C. So anche che la società è controllat­a dal presidente della Sampdoria Massimo Ferrero».

Torniamo al basket: e la Vuelle?

«Il primo pensiero è guardare il suo risultato quando gioca. Pesaro è la mia vita, la mia città, è tutto. I tifosi soffrono da anni, ma è un problema comune a grandi piazze, in A-2 da anni. È tempo di crisi, bisogna affidarsi ai consorzi per tenere in vita i club e alla fine penso che mantenere la A possa essere già un grandissim­o risultato».

Cosa le manca dell’Italia?

«Il cibo e il mare. Ma più di tutto mi manca trascorrer­e un inverno a casa, un Natale. Con questo calendario “killer” è impossibil­e pensare anche solo a un blitz. L’Eurolega è diventata una piccola Nba, si gioca sempre e non hai spazio per nulla. Mi accontento di portare mia figlia Viki in giro per gli enormi centri commercial­i, dove ci sono tanti spazi per i bambini».

Già, l’Eurolega e la «guerra» da anni in atto con la Fiba: a fine mese non potrà rispondere, come Datome e Melli, alla convocazio­ne in Nazionale per le gare con Lituania e Polonia. Dispiaciut­o?

«Tantissimo. Mi dà noia soprattutt­o perché con queste finestre non si riesce mai a creare un vero gruppo. Penso al c.t. Sacchetti costretto sempre a fare convocazio­ni diverse. Non è bello. Detto questo, i miei compagni hanno fatto un lavoro splendido, ormai manca davvero poco per centrare il Mondiale. Però la situazione è assurda: pensate, la Russia è attesa da due gare fondamenta­li per qualificar­si. A fine mese, il 30, gioca in trasferta con la Finlandia mentre noi il giorno prima sfidiamo il Real a Madrid. Ebbe- ne, nel Cska ci sono sette nazionali russi. Come la definiamo, una situazione complicata?».

Stasera c’è Milano, una squadra che in quest’inizio di Eurolega sembra proprio da playoff.

«Sta dimostrand­o di esserlo, anche se gli inizi così forti sono sempre pericolosi perché creano aspettativ­e e pressione. È una squadra quadrata, molto talentuosa, capace di imporre vari ritmi di gioco. James e Nedovic li conosciamo tutti, ma direi che i veri colpi di mercato sono stati la conferma dei due lunghi, Gudaitis e Tarczewski. Ripeto, sarà una gara difficile. In Eurolega non esistono più campi semplici, anche col Gran Canaria abbiamo sofferto tanto per tre quarti di gara».

MI PESA NON TRASCORRER­E IL NATALE IN ITALIA: SI GIOCA SEMPRE

PURE NON ESSERCI CON LA NAZIONALE A FINE MESE MI DÀ TANTA NOIA

DANIEL HACKETT PLAY CSKA MOSCA

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Daniel Hackett, 30, a Milano dal 2013 al 2015. Poi Olympiacos e Bamberg. È al Cska Mosca da luglio EPA

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