JUVE LA BEFFA DI MOU
CR7 firma un gol capolavoro, il primo in Champions League Dominio bianconero per 85' e tante occasioni sprecate Poi il ribaltone in 4' e José mostra l'orecchio: «Io insultato ma a freddo non lo rifarei»
Fino alla fine un accidenti. La Juve si butta via con dieci minuti conclusivi da squadra qualunque, si fa rimontare dal Manchester United e riesce nell’impresa di sciupare due o tre cose fondamentali: la qualificazione agli ottavi di Champions con due turni di anticipo; la certezza del primo posto, garanzia di miglior sorteggio; la straordinaria bellezza del gol di Cristiano Ronaldo, il temporaneo e illusorio 1-0. Quando qualche juventino aveva già lasciato lo stadio perché appagato dall’arte di CR7, José Mourinho – deriso e insultato in quanto ex interista – ha confezionato il ribaltone con un doppio cambio che ha puta la sicumera della Juve, piena di sé e sprezzante nello sbagliare più volte il 2-0, che avrebbe chiuso ogni discorso. E’ stata una Juventus a diverse facce: bella per tutto il primo tempo; sfortunata nei momenti in cui ha colpito un palo con Khedira e una traversa con Dybala; ammaliante grazie al gol di CR7; irriconoscibile nell’ultimo squarcio di gara, quando Mou ha avvelenato i pozzi con gli innesti di Ma- e Fellaini e con relativo mutamento di sistema. Nulla di irrimediabile, alla Juve basterà battere Valencia e Young Boys per qualificarsi da prima, ma la lezione è potente: guai a dare per vinte le partite di Champions, specie contro avversari che hanno alle spalle grande storia e cultura calcistica. José Mourinho, vincitore di Champions League, ha mostrato agli juventini come si fa.
REVERSIBILITÀ Juve e United si sono disposte con due 4-3-3 particolari, diversamente reversibili nella fase di non possesso. Il 4-3-3 juventino mutava in 4-4-2, con Cuadrado e Bentancur sugli esterni. Ronaldo aveva facoltà di restare in avanti e di svariare a piacimento. Il 4-3-3 “mourinhiano” si trasformava in 4-5-1, nei momenti in cui lo United si disponeva sulla difensiva. Più interessante la prima opzione, perché il 4-4-2 di Allegri in realtà era tale a più riprese, non soltanto nei rannicchiamenti a protezione di Szczesny. Di rado Cuadrado si allineava a Ronaldo. E qui apriamo una parentesi per sottolineare il ritorno di fiamma del caro vecchio 4-4-2. Lo hanno riesumato Ancelotti al Napoli e Gattuso al Milan, lo pratica Allegri a macchia di leopardo. Tutto passa e tutto riappare. Modulistica a parte, nel primo tempo la Juve è stata dominante per la pulizia del gironito palla. Nitida la circolazione di pallone dei bianconeri, come mai forse si è apprezzato nell’era Allegri. Pjanic dettava, gli altri si posizionavano negli spazi vuoti e il gioco fluiva. Lo United, senza accorgersene, si è scoperto schiacciato davanti a De Gea e appeso alla speranza di una ripartenza a lunga gittata. Nel finale di tempo Manchester sudditante o per meglio dire riverente: Mourinho non ha avuto né vergogna né paura di arroccarsi. Forse in cuor suo, dall’alto dell’esperienza, sapeva che il vento sarebbe cambiato e che sarebbero arrivati tempi migliori. Lo United ha rischiato l’autogol su un tiro cross di Cuadrado, mentre Khedira ha scolpito un palo su assist di CR7. Abbastanza bugiardo lo 0-0 dell’intervallo.
TUTTO E NIENTE E quando CR7 al minuto 65 ha regalato ai 41mila dell’Allianz Stadium il capolavoro di nottata, nessuno avrebbe più scommesso un euro sullo United. La rete di Cristiano è stata diversamente gemella della rovesciata di primavera, sempre qui a Torino, però col portoghese in maglia Real Madrid. Il gol di ieri lo avrete visto e rivisto: lancio d’alta ingegneria di Bonucci e battuta al volo di Cristiano, con disarmante semplicità, sicurezza e precisione. Palla colpita nell’attimo perfetto, un momento prima che fosse troppo bassa. Se il calcio
fosse pittura, certi gol di Cristiano assomiglierebbero ai tagli di Lucio Fontana: laceranti, chirurgici, inquietanti. Molti juventini hanno lasciato lo Stadium e lì per lì ci sembrava che avessero ragione: che cos’altro di meglio avrebbe potuto offrire la partita? Hanno sottovalutato il «vecchio» José e la sua attitudine alla filibusteria. Mourinho ha richiamato Ander Herrera e Sanchez, immesso Fellaini e Mata, ridisegnato lo United: 4-2-3-1 con il capellone belga torreggiante sulla trequarti. Allegri ha risposto all’italiana: fuori De Sciglio, dentro Barzagli e 3-5-2. Una punizione di Mata e un autogol di Alex Sandro su spiovente da palla inattiva hanno mandato la Signora gambe all’aria. Mai dire mai. Anzi, mai dire Mou.