La Gazzetta dello Sport

Gattuso: «Abbiamo un grande cuore»

●Il tecnico applaude i rossoneri: «Timorosi nel primo tempo ma che ripresa, questo è un bel segnale»

- Alessandra Gozzini INVIATA A SIVIGLIA (SPAGNA)

Ieri sera la squadra è entrata nello stadio buio, in cui risaltava la coreografi­a di tante piccole luci verdi: e almeno all’inizio il Milan ha fatto pochissimo per uscire dall’oscurità. Sembrava precedere un’altra delle notti insonni di Gattuso, che di solito fatica a prendere sonno e già all’alba fa suonare il telefono dei collaborat­ori. Invece la luce si è riaccesa, grazie a Suso e in generale a un atteggiame­nto del gruppo un po’ più sveglio, finalmente reattivo. La classifica del girone si è ripresa è di conseguenz­a: la qualificaz­ione si gioca ora in casa contro il Dudelange e nello stadio dell’Olympiacos. Inoltre, l’alibi che alla vigilia Rino aveva pregato la corte di non considerar­e, finisce lo stesso sul banco: era opportuno far riposare Romagnoli, difensore-goleador, il centrocamp­o era inedito per necessità, e l’attacco era privo del suo cannoniere di riferiment­o. Non solo, in partita il Milan perdeva anche Musacchio e Calhanoglu. Quella degli infortuni è una catena che il Milan non riesce a spezzare ma su cui è più difficile intervenir­e. Quella dei «tempi» offerti agli avversari è invece una collana a cui la squadra aggiunge spesso un nuovo capitolo, e che ora deve riuscire a interrompe­re. Succede di solito in avvio, quando la trama rossonera stenta a decollare. I finali, derby a parte, restano più avvincenti. Una scenografi­a sempre vivace, e con nuovi attori (il Pipita nel ruolo di atteso protagonis­ta) dovranno essere presentati dopodomani a San Siro contro la Juventus.

BENE NELLA RIPRESA In tutti gli stadi d’Italia e d’Europa Gattuso resta lo stesso: sempre in piedi, a dare indicazion­i davanti al limite dell’area tecnica. Aveva chiesto più coraggio, e invece la squadra è sembrata arretrare nell’arena del Betis. In altre circostanz­e il gruppo gli ha dato ragione: se sono le difficoltà e gli infortuni a compattare il gruppo, ieri ne è stata data un’altra dimostrazi­one. Il Milan ha reagito allo svantaggio e con il «senso di responsabi­lità» stimolato dall’allenatore ha moltiplica­to gli sforzi mentre la squadra, al contrario, perdeva pezzi. L’analisi finale di Rino tiene conto di tutto: «C’è amarezza, all’inizio ci hanno messo in difficoltà con il palleggio ed eravamo troppo bassi e timorosi. Nella ripresa abbiamo fatto una grande partita: venire qui e giocare un secondo tempo simile è un gran segnale. Faccio i compliment­i ai miei, se la stanno giocando su tutti i campi. Il risultato è giusto. Il cuore è stato grande, se il primo tempo sembravamo allo sbaraglio, nel secondo ci siamo sistemati e correvamo ovunque e con energia. Questo è quello che voglio vedere anche con la Juve: loro hanno qualcosa più di noi, ma non stiamo certo qui a piangere».

APPARTENEN­ZA Rino in lacrime in attesa di Cristiano non è esattament­e l’immagine dell’antivigili­a: quello che Gattuso si ostinerà a chiedere è un atteggiame­nto fiero, che mostri i muscoli anche davanti a CR7: «Sono contento di come stiamo interpreta­ndo le partite. La cosa più facile da fare in questi casi è andare alla ricerca di alibi, invece la nostra forza è guardare sempre avanti. C’è ancora tanta strada davanti a noi, ma c’è un grande senso d’appartenen­za».

LA JUVE HA QUALCOSA IN PIÙ MA NON STIAMO QUI A PIANGERE

RINO GATTUSO SULL’ATTEGGIAME­NTO LA COSA PIÙ FACILE DA FARE È GUARDARE SEMPRE AVANTI

RINO GATTUSO SULLE PROSPETTIV­E

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LAPRESSE Rino Gattuso, 40 anni, seconda stagione alla guida del Milan

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