Gattuso: «Abbiamo un grande cuore»
●Il tecnico applaude i rossoneri: «Timorosi nel primo tempo ma che ripresa, questo è un bel segnale»
Ieri sera la squadra è entrata nello stadio buio, in cui risaltava la coreografia di tante piccole luci verdi: e almeno all’inizio il Milan ha fatto pochissimo per uscire dall’oscurità. Sembrava precedere un’altra delle notti insonni di Gattuso, che di solito fatica a prendere sonno e già all’alba fa suonare il telefono dei collaboratori. Invece la luce si è riaccesa, grazie a Suso e in generale a un atteggiamento del gruppo un po’ più sveglio, finalmente reattivo. La classifica del girone si è ripresa è di conseguenza: la qualificazione si gioca ora in casa contro il Dudelange e nello stadio dell’Olympiacos. Inoltre, l’alibi che alla vigilia Rino aveva pregato la corte di non considerare, finisce lo stesso sul banco: era opportuno far riposare Romagnoli, difensore-goleador, il centrocampo era inedito per necessità, e l’attacco era privo del suo cannoniere di riferimento. Non solo, in partita il Milan perdeva anche Musacchio e Calhanoglu. Quella degli infortuni è una catena che il Milan non riesce a spezzare ma su cui è più difficile intervenire. Quella dei «tempi» offerti agli avversari è invece una collana a cui la squadra aggiunge spesso un nuovo capitolo, e che ora deve riuscire a interrompere. Succede di solito in avvio, quando la trama rossonera stenta a decollare. I finali, derby a parte, restano più avvincenti. Una scenografia sempre vivace, e con nuovi attori (il Pipita nel ruolo di atteso protagonista) dovranno essere presentati dopodomani a San Siro contro la Juventus.
BENE NELLA RIPRESA In tutti gli stadi d’Italia e d’Europa Gattuso resta lo stesso: sempre in piedi, a dare indicazioni davanti al limite dell’area tecnica. Aveva chiesto più coraggio, e invece la squadra è sembrata arretrare nell’arena del Betis. In altre circostanze il gruppo gli ha dato ragione: se sono le difficoltà e gli infortuni a compattare il gruppo, ieri ne è stata data un’altra dimostrazione. Il Milan ha reagito allo svantaggio e con il «senso di responsabilità» stimolato dall’allenatore ha moltiplicato gli sforzi mentre la squadra, al contrario, perdeva pezzi. L’analisi finale di Rino tiene conto di tutto: «C’è amarezza, all’inizio ci hanno messo in difficoltà con il palleggio ed eravamo troppo bassi e timorosi. Nella ripresa abbiamo fatto una grande partita: venire qui e giocare un secondo tempo simile è un gran segnale. Faccio i complimenti ai miei, se la stanno giocando su tutti i campi. Il risultato è giusto. Il cuore è stato grande, se il primo tempo sembravamo allo sbaraglio, nel secondo ci siamo sistemati e correvamo ovunque e con energia. Questo è quello che voglio vedere anche con la Juve: loro hanno qualcosa più di noi, ma non stiamo certo qui a piangere».
APPARTENENZA Rino in lacrime in attesa di Cristiano non è esattamente l’immagine dell’antivigilia: quello che Gattuso si ostinerà a chiedere è un atteggiamento fiero, che mostri i muscoli anche davanti a CR7: «Sono contento di come stiamo interpretando le partite. La cosa più facile da fare in questi casi è andare alla ricerca di alibi, invece la nostra forza è guardare sempre avanti. C’è ancora tanta strada davanti a noi, ma c’è un grande senso d’appartenenza».
LA JUVE HA QUALCOSA IN PIÙ MA NON STIAMO QUI A PIANGERE
RINO GATTUSO SULL’ATTEGGIAMENTO LA COSA PIÙ FACILE DA FARE È GUARDARE SEMPRE AVANTI
RINO GATTUSO SULLE PROSPETTIVE