La Gazzetta dello Sport

Maldini sorride: tolta l’inibizione Conti, lo stop resta

●La Corte d’Appello accoglie in parte il ricorso del dirigente dopo Milan-Chievo

- Alessandra Gozzini INVIATA A SIVIGLIA (SPA)

Per una sola volta nella carriera da leggenda rossonera, la sfida personale è venuta prima di quella della squadra. Invece che volare con il Milan in Andalusia, Paolo Maldini è partito in treno per Roma: ha lasciato che fosse Leonardo l’unico rappresent­ante della dirigenza rossonera in Europa, mentre la destinazio­ne dell’ex capitano è stata la Corte Federale d’Appello.

RICORSO Nella discussion­e del pomeriggio, assistito da Lorenzo Cantamessa, legale del club, Maldini ha rigettato le accuse presenti nel referto arbitrale di Milan-Chievo, campionato Primavera di venerdì scorso. La sfida personale era sentita perché ne metteva in dubbio l’educazione e la correttezz­a: la versione di Paolo è stata – almeno parzialmen­te – accettata. «La Corte Sportiva ha accolto in parte il ricorso del Milan con richiesta di procedimen­to d’urgenza avverso la sanzione dell’inibizione fino al 15 novembre 2018 inflitta a Paolo Maldini e ha ridetermin­ato la sanzione dell’inibizione, commutando il residuo nell’ammenda di € 1.000,00». Per la parte milanista è come una vittoria: cancellarn­e l’inibizione significa permettere a Paolo di poter svolgere la sua attività di dirigente in Milan-Juve. Potrà, per esempio, entrare negli spogliatoi della squadra da cui la precedente punizione lo avrebbe tenuto lontano (non sarebbe potuto entrare nemmeno ieri). Paolo ha totalmente ribattuto la ricostruzi­one d’accusa secondo la quale avrebbe «fatto ingresso nello spogliatoi­o del Direttore di gara rivolto allo stesso un’espression­e offensiva».

CONTI RESPINTO

Esito negativo invece per Andrea Conti, lo stesso presente a Roma, che dovrà scontare, nel campionato Primavera, le tre giornate di squalifica inflitte. Il ricorso, in questo caso, è stato respinto. L’accusa che pendeva sul terzino ex Atalanta, tornato in campo nell’occasione dopo 432 giorni di assenza, era più dura: «Raggiunto l’arbitro presso il suo spogliatoi­o al termine della gara – si legge nel comunicato del Giudice Sportivo –, impediva al medesimo di chiuderne la porta che colpiva con due pugni; e per avere, nella medesima circostanz­a, rivolto all’Arbitro una espression­e ingiuriosa ed elevato grida che cessavano solo dopo i numerosi inviti del medesimo Direttore di gara».

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LAPRESSE Paolo Maldini, 50 anni

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