Maldini sorride: tolta l’inibizione Conti, lo stop resta
●La Corte d’Appello accoglie in parte il ricorso del dirigente dopo Milan-Chievo
Per una sola volta nella carriera da leggenda rossonera, la sfida personale è venuta prima di quella della squadra. Invece che volare con il Milan in Andalusia, Paolo Maldini è partito in treno per Roma: ha lasciato che fosse Leonardo l’unico rappresentante della dirigenza rossonera in Europa, mentre la destinazione dell’ex capitano è stata la Corte Federale d’Appello.
RICORSO Nella discussione del pomeriggio, assistito da Lorenzo Cantamessa, legale del club, Maldini ha rigettato le accuse presenti nel referto arbitrale di Milan-Chievo, campionato Primavera di venerdì scorso. La sfida personale era sentita perché ne metteva in dubbio l’educazione e la correttezza: la versione di Paolo è stata – almeno parzialmente – accettata. «La Corte Sportiva ha accolto in parte il ricorso del Milan con richiesta di procedimento d’urgenza avverso la sanzione dell’inibizione fino al 15 novembre 2018 inflitta a Paolo Maldini e ha rideterminato la sanzione dell’inibizione, commutando il residuo nell’ammenda di € 1.000,00». Per la parte milanista è come una vittoria: cancellarne l’inibizione significa permettere a Paolo di poter svolgere la sua attività di dirigente in Milan-Juve. Potrà, per esempio, entrare negli spogliatoi della squadra da cui la precedente punizione lo avrebbe tenuto lontano (non sarebbe potuto entrare nemmeno ieri). Paolo ha totalmente ribattuto la ricostruzione d’accusa secondo la quale avrebbe «fatto ingresso nello spogliatoio del Direttore di gara rivolto allo stesso un’espressione offensiva».
CONTI RESPINTO
Esito negativo invece per Andrea Conti, lo stesso presente a Roma, che dovrà scontare, nel campionato Primavera, le tre giornate di squalifica inflitte. Il ricorso, in questo caso, è stato respinto. L’accusa che pendeva sul terzino ex Atalanta, tornato in campo nell’occasione dopo 432 giorni di assenza, era più dura: «Raggiunto l’arbitro presso il suo spogliatoio al termine della gara – si legge nel comunicato del Giudice Sportivo –, impediva al medesimo di chiuderne la porta che colpiva con due pugni; e per avere, nella medesima circostanza, rivolto all’Arbitro una espressione ingiuriosa ed elevato grida che cessavano solo dopo i numerosi inviti del medesimo Direttore di gara».