La Gazzetta dello Sport

Ritorno a Genova Com’è diverso adesso il gruppo di Ancelotti

●Finì 3-0 con la Samp: «Stavamo cominciand­o lentamente a cambiare»

- Maurizio Nicita @manici50

Da Genova a Genova com’è diverso il Napoli. La fotografia, impietosa per certi versi, del 2 settembre a Marassi contro la Samp, dimostra quanto sia stato efficace ed eccellente il lavoro di Carlo Ancelotti sulla squadra azzurra, cambiata nella testa prima ancora che nella tattica. Settanta giorni per tornare a Marassi con tutt’altri presuppost­i. Di certo appare improbabil­e che il Napoli di oggi possa subire un’imbarcata come quel 3-0 meritato dalla squadra di Giampaolo.

SISTEMA E NON SOLO Quel Napoli giocava ancora col 43-3 e non trovava equilibri nella fase difensiva. Poi, approfitta­ndo della sosta per le nazionali, Ancelotti accelerò il cambiament­o che fino a quel momento «avevo proposto piano piano, un processo dolce», racconta adesso ai microfoni di Dazn. Perché non si trattava di passare al 4-4-2, ma di convincere i giocatori che con un assetto un po’ diverso ognuno poteva rendere ancora di più. È capitato soprattutt­o con Insigne, che in quella notte buia con la Samp venne sostituito dopo soli 45’. E che poi invece da prima punta ha segnato ben 9 reti che, unita a quella della prima giornata alla Lazio, lo ha già portato in doppia. Ancelotti ha saputo anche bilanciare le ambizioni di tutti: «Mertens si arrabbiava perché non giocava dall’inizio, ma sono cose normali. Se non se la fosse presa sarebbe stato peggio».

IO E MAREK La variazione tattica ha ridato sicurezza alla fase difensiva e anche al capitano Hamsik, che da unico centrale faticava in copertura e costruzion­e. «Gli ho anticipato che avrei volute cambiargli ruolo: forse è proprio questo che lo ha convinto a rimanere perché voleva provare qualcosa di nuovo». Ecco la capacità di saper parlare in maniera diretta e convincent­e, guardando tutti negli occhi. Il grande pregio dell’uomo, prima ancora di essere allenatore. La voglia di trasmetter­e ancora emozioni, nella propria lingua: «Tornare a parlare italiano è una delle cose che più mi ha convinto ad accettare la proposta del Napoli. Parlare in inglese non crea nessun problema, ma dal punto di vista emotivo e psicologic­o la propria lingua è tutta un’altra cosa. Al Napoli internazio­nale di oggi, si parla l’italiano».

IO E DE LAURENTIIS Ancelotti parla anche del suo rapporto con il presidente: «Ci sentivamo ogni tanto da anni, ma quando mi ha proposto il Napoli pensavo scherzasse. Quest’estate abbiamo fatto anche le vacanze insieme. Lui è un presidente che è diventato appassiona­to col tempo: adesso segue tutto, si informa su tutto, ma sa delegare. È una persona molto schietta, molto sincera, molto divertente». E che è pronto anche a prolungare il triennale firmato appena nello scorso maggio.

QUANDO MI CHIAMÒ A NAPOLI PENSAVO SCHERZASSE

CARLO ANCELOTTI

SU AURELIO DE LAURENTIIS

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LEADER Carlo Ancelotti (59), prima stagione alla guida del Napoli AFP

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