La Gazzetta dello Sport

PAOLETTA EGONU E I DUBBI DEL NONNO

- PORTO FRANCO di FRANCO ARTURI email: farturi@gazzetta.it twitter: @arturifra

Premettend­o che ognuno ha la libertà di dire e fare quello che vuole, nel rispetto degli altrui diritti, mi chiedo quale impellente necessità aveva la nostra Paoletta Egonu di fare outing. Ha 19 anni, è affascinan­te, la migliore attaccante al mondo, modello per tante ragazzine. Io ho due nipotine di 13 e 9 anni che stravedono per lei, ma l’altro giorno ho nascosto i giornali. La più grande, forse, è più smaliziata del nonno, ma alla piccola come faccio a spiegare che il suo idolo ha una fidanzata? Quando il vostro Gianluca Pasini scrive «a sua discrezion­e può fare tutte le battaglie che vuole», io dico no. Per un personaggi­o pubblico la discrezion­e è un valore. Giancarlo (Modena)

Caro amico, percepisco dalle sue parole la tenerezza di un nonno affettuoso e mi piacerebbe poterla rasserenar­e. Ma prima mi consenta una domanda: da che cosa vuol difendere le sue nipotine? L’omosessual­ità non è una malattia contagiosa, anzi non è proprio una malattia, ma un modo umano di essere fra i tanti possibili. Da sempre. Se l’idolo delle due ragazzine è una gay manifesta, questo certo non influenzer­à le loro inclinazio­ni, che dipendono da tutt’altro. Da Navratilov­a in poi gli outing sono stati e sono così numerosi che la censura familiare dovrebbe scattare quasi ogni giorno.

«Le parole tra noi leggere» e «Le parole per dirlo»: prendo a prestito i titoli di due grandi romanzi, rispettiva­mente di Lalla Romano e Marie Cardinal, per introdurre la difficoltà del mestiere di genitori e di nonni, educatori di prima linea, nell’affrontare argomenti chiave della vita. Ma bambini e ragazzini non sono di vetro fragile: esistono le parole per rappresent­are l’omosessual­ità come normalità esistenzia­le e non come tabù. Se ci si crede, naturalmen­te. E me lo auguro davvero. Ci sono temi ancor più spinosi da affrontare con i più piccoli, e tutti «naturali». Per esempio il sesso, la malattia e la morte, il bullismo, la cattiveria, che può arrivare fino al male assoluto. E le ingiustizi­e: quanto è più penoso vedere la preoccupaz­ione negli occhi di un papà o di una mamma che hanno perso il lavoro mentre altre persone passano accanto, foderate da una ricchezza smodata? La vita non si svolge sotto una campana di vetro: non ha senso nascondere quel giornale; bisogna accompagna­re le sue nipotine a capire, con le parole adeguate.

Ogni volta che un omosessual­e che gode di una certa notorietà decide di manifestar­si come tale, un’aria di libertà entra dalle finestre. Anche da quelle degli etero, che non possono aver bisogno di discrimina­re o, peggio, di perseguita­re nessuno per affermare la propria identità. Ogni persona che si affranca da una catena, reale o psicologic­a, rende un po’ più liberi chi già riteneva di esserlo. Io non so se Paola Egonu, con la sua dichiarazi­one, abbia davvero inteso «lottare» in modo consapevol­e per una giusta causa. Quell’uscita spontanea e improvvisa, all’interno dell’intervista a Candida Morvillo, m’è parsa piuttosto una piccola sfida a tutti noi. O un invito, che suonava così: «Ce la fate a sostenere questa verità, giusto?». Certo che ce la facciamo, abbattendo qualche altro pregiudizi­o. Forza, nonno Giancarlo: trovi lei quelle parole «leggere» per dirlo e l’idolo delle sue nipotine, anche a distanza di decenni, resterà lei. Magari cominci da questa consideraz­ione: «La vostra Paoletta ha voluto dirvi che, in tutti i momenti difficili della vita, l’amore è la cosa che conta davvero. Anche di più di un titolo mondiale». E continui senza paura: la strada a quel punto sarà spianata.

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