PAOLETTA EGONU E I DUBBI DEL NONNO
Premettendo che ognuno ha la libertà di dire e fare quello che vuole, nel rispetto degli altrui diritti, mi chiedo quale impellente necessità aveva la nostra Paoletta Egonu di fare outing. Ha 19 anni, è affascinante, la migliore attaccante al mondo, modello per tante ragazzine. Io ho due nipotine di 13 e 9 anni che stravedono per lei, ma l’altro giorno ho nascosto i giornali. La più grande, forse, è più smaliziata del nonno, ma alla piccola come faccio a spiegare che il suo idolo ha una fidanzata? Quando il vostro Gianluca Pasini scrive «a sua discrezione può fare tutte le battaglie che vuole», io dico no. Per un personaggio pubblico la discrezione è un valore. Giancarlo (Modena)
Caro amico, percepisco dalle sue parole la tenerezza di un nonno affettuoso e mi piacerebbe poterla rasserenare. Ma prima mi consenta una domanda: da che cosa vuol difendere le sue nipotine? L’omosessualità non è una malattia contagiosa, anzi non è proprio una malattia, ma un modo umano di essere fra i tanti possibili. Da sempre. Se l’idolo delle due ragazzine è una gay manifesta, questo certo non influenzerà le loro inclinazioni, che dipendono da tutt’altro. Da Navratilova in poi gli outing sono stati e sono così numerosi che la censura familiare dovrebbe scattare quasi ogni giorno.
«Le parole tra noi leggere» e «Le parole per dirlo»: prendo a prestito i titoli di due grandi romanzi, rispettivamente di Lalla Romano e Marie Cardinal, per introdurre la difficoltà del mestiere di genitori e di nonni, educatori di prima linea, nell’affrontare argomenti chiave della vita. Ma bambini e ragazzini non sono di vetro fragile: esistono le parole per rappresentare l’omosessualità come normalità esistenziale e non come tabù. Se ci si crede, naturalmente. E me lo auguro davvero. Ci sono temi ancor più spinosi da affrontare con i più piccoli, e tutti «naturali». Per esempio il sesso, la malattia e la morte, il bullismo, la cattiveria, che può arrivare fino al male assoluto. E le ingiustizie: quanto è più penoso vedere la preoccupazione negli occhi di un papà o di una mamma che hanno perso il lavoro mentre altre persone passano accanto, foderate da una ricchezza smodata? La vita non si svolge sotto una campana di vetro: non ha senso nascondere quel giornale; bisogna accompagnare le sue nipotine a capire, con le parole adeguate.
Ogni volta che un omosessuale che gode di una certa notorietà decide di manifestarsi come tale, un’aria di libertà entra dalle finestre. Anche da quelle degli etero, che non possono aver bisogno di discriminare o, peggio, di perseguitare nessuno per affermare la propria identità. Ogni persona che si affranca da una catena, reale o psicologica, rende un po’ più liberi chi già riteneva di esserlo. Io non so se Paola Egonu, con la sua dichiarazione, abbia davvero inteso «lottare» in modo consapevole per una giusta causa. Quell’uscita spontanea e improvvisa, all’interno dell’intervista a Candida Morvillo, m’è parsa piuttosto una piccola sfida a tutti noi. O un invito, che suonava così: «Ce la fate a sostenere questa verità, giusto?». Certo che ce la facciamo, abbattendo qualche altro pregiudizio. Forza, nonno Giancarlo: trovi lei quelle parole «leggere» per dirlo e l’idolo delle sue nipotine, anche a distanza di decenni, resterà lei. Magari cominci da questa considerazione: «La vostra Paoletta ha voluto dirvi che, in tutti i momenti difficili della vita, l’amore è la cosa che conta davvero. Anche di più di un titolo mondiale». E continui senza paura: la strada a quel punto sarà spianata.