Grifo, tutta la vita in Germania, ma l’Italia nel cuore
●Nel 2006 lui festeggiava i Lippi boys mentre nella sua città si piangeva. E quel maglione di Baggio...
La rivincita di Pasquale Amitrano ha un nome e cognome. Forse Vincenzo Grifo, classe 1993, non l’ha neanche visto «Bianco, rosso e Verdone», ma con la sua convocazione ha riabilitato il povero Pasquale, emigrato del Sud in Germania, che nel film tornava in Italia per votare, andando incontro alle più svariate peripezie. Grifo è nato a Pforzheim, figlio di emigrati meridionali, appunto: papà siciliano, mamma salentina. Sangue italiano, cuore interista sin da bambino, quando a scuola i compagni litigavano per Bayern e Stoccarda. Non ha mai giocato a pallone, ma sempre a fussball, eppure non si è mai sentito tedesco. In tasca ha un unico passaporto, il nostro. Il Reisepass non lo ha mai voluto e nel 2006 ha festeggiato per il Mondiale vinto dagli azzurri, mentre nella sua città si piangeva.
IL MAGLIONE DI BAGGIO Da piccolo suo nonno gli regalò un maglione larghissimo con l’immagine di Roby Baggio, che lui usava come pigiama. In casa Grifo, la leggenda narra che il talento per le punizioni gli derivi da quel maglione. Una suggestione. Perché in verità Vincenzo ha dovuto lavorare parecchio prima di sfondare. Ci ha pensato il Karlsruhe a pescarlo tra i dilettanti. Da lì una crescita continua che lo portò all’Hoffenheim e al debutto in Bundesliga alla soglia dei 20 anni, quando anche l’Italia si accorse di lui. Giocò (e segnò) con l’Under 20 di Evani. Alti e bassi invece nei club per un paio di stagioni, prima dell’arrivo al Friburgo, dove esplose andando in doppia cifra (14 gol) nella Serie B tedesca. Badate bene: Vincenzo non è una punta, ma un trequartista che si adatta a giocare da esterno. In estate è tornato all’Hoffenheim, con cui sabato scorso è stato protagonista nel 4-1 al Leverkusen: gol su rigore e due assist. Mancini sarà rimasto così impressionato da convocarlo. Una chiamata che Grifo sognava sin da bimbo. Danke, Roby.