È UN’INTER ZELIG IN 12 PARTITE FORMAZIONI SEMPRE DIVERSE
● La squadra titolare c’è ma non si vede: in campionato formazioni diverse in ogni partita. Oggi con l’Atalanta caccia all’ottava vittoria di fila
Con l’Atalanta a Bergamo continuano le rotazioni.
E’ il momento di Joao Mario
È
una centrifuga, sì. Il punto è intercettare le richieste del cliente (o dell’avversario) e mettere dentro gli ingredienti giusti di volta in volta. L’Inter che insegue l’ottava vittoria consecutiva – la quinta in trasferta di questo campionato – non è mai uguale a se stessa. Bergamo, ora di pranzo, mettetevi comodi con la dodicesima formazione diversa in dodici partite di campionato. Perché sì, una squadra titolare c’è, la capisci anche dentro queste continue sostituzioni organizzate a tavolino da Luciano Spalletti. Ma il segreto è preservarla per le grandi occasioni, che si trasformano automaticamente in grandi partite solo se la gestione delle forze è stata perfetta.
COPERTINA Raccontano che questa ad Appiano sia stata una settimana particolare: di fatto quello di ieri è stato l’unico allenamento vero prima della partita, i 116 chilometri corsi contro il Barcellona si sono fatti sentire e così si spiegano le sedute defaticanti e i quarti d’ora passati in palestra. Ergo: impossibile immaginare di evitare le rotazioni, l’aggiornamento più riuscito del secondo Spalletti. E allora via con la formazione numero 12, la terza consecutiva nel segno di Joao Mario, il simbolo più simbolo che c’è di questa Inter che non finisce mai. Spalletti dà una chance a tutti. C’è stato il tempo di Keita, di Lautaro, di Borja Valero, di Candreva, di Gagliardini e di Dalbert. Ora la foto copertina è quella del portoghese, che in settimana ha ritrovato pure la maglia della nazionale. Potenza dell’Inter, potenza delle rotazioni e della repubblica democratica di Appiano. Questa Inter è di tutti, la serie di vittorie di fila porta il nome di 20 giocatori diversi (il 21° impiegato è Karamoh, poi volato in Francia). Nel frullatore ci sono titolari aggiunti – leggi Miranda, quasi alla pari degli altri due centrali difensivi – e alternative che via via hanno conquistato il loro spazio.
TITOLARE Volendo usare un’altra metafora, si può dire che l’Inter è un compasso che ruota intorno a Brozovic, il più impiegato con 1.191 minuti stagionali. E forse è per questo che Spalletti farà di tutto per metterlo dentro anche oggi, nonostante la fatica. Perché ci sono pure le eccezioni, al ragionamento. Se nel discorso venisse inserita anche la Champions, solo una volta Spalletti si è ripetuto scegliendo lo stesso undici, tra derby e Barcellona a San Siro: è quella la formazione titolare, con una variazione comunque assicurata tra i due match con il cambio di modulo, dal 4-2-3-1 al 43-3.
FINO IN NAZIONALE Il punto di caduta della centrifuga è doppio. Di squadra, ovviamente. Ma anche a livello individuale. Così facendo Spalletti ha allargato la base di lavoro e ha regalato il passaporto ai suoi giocatori, liberi di conquistare – in alcuni casi riconquistare – la nazionale. Di Joao Mario s’è già detto, ma D’Ambrosio – escluso da questo giro di Mancini, ma presente nelle scorse chiamate –, Gagliardini e lo stesso Politano sono la fo-
tografia perfetta di un’Inter che fa affidamento su tutti. Vale anche per Lautaro, che la Seleccion l’ha conquistata in pianta stabile nonostante nell’Inter sia diventato arma utile più a gara in corso che dall’inizio. Ma tra i titolari delle 12 formazioni c’è stato anche lui.