La Gazzetta dello Sport

È UN’INTER ZELIG IN 12 PARTITE FORMAZIONI SEMPRE DIVERSE

● La squadra titolare c’è ma non si vede: in campionato formazioni diverse in ogni partita. Oggi con l’Atalanta caccia all’ottava vittoria di fila

- Davide Stoppini MILANO

Con l’Atalanta a Bergamo continuano le rotazioni.

E’ il momento di Joao Mario

È

una centrifuga, sì. Il punto è intercetta­re le richieste del cliente (o dell’avversario) e mettere dentro gli ingredient­i giusti di volta in volta. L’Inter che insegue l’ottava vittoria consecutiv­a – la quinta in trasferta di questo campionato – non è mai uguale a se stessa. Bergamo, ora di pranzo, mettetevi comodi con la dodicesima formazione diversa in dodici partite di campionato. Perché sì, una squadra titolare c’è, la capisci anche dentro queste continue sostituzio­ni organizzat­e a tavolino da Luciano Spalletti. Ma il segreto è preservarl­a per le grandi occasioni, che si trasforman­o automatica­mente in grandi partite solo se la gestione delle forze è stata perfetta.

COPERTINA Raccontano che questa ad Appiano sia stata una settimana particolar­e: di fatto quello di ieri è stato l’unico allenament­o vero prima della partita, i 116 chilometri corsi contro il Barcellona si sono fatti sentire e così si spiegano le sedute defaticant­i e i quarti d’ora passati in palestra. Ergo: impossibil­e immaginare di evitare le rotazioni, l’aggiorname­nto più riuscito del secondo Spalletti. E allora via con la formazione numero 12, la terza consecutiv­a nel segno di Joao Mario, il simbolo più simbolo che c’è di questa Inter che non finisce mai. Spalletti dà una chance a tutti. C’è stato il tempo di Keita, di Lautaro, di Borja Valero, di Candreva, di Gagliardin­i e di Dalbert. Ora la foto copertina è quella del portoghese, che in settimana ha ritrovato pure la maglia della nazionale. Potenza dell’Inter, potenza delle rotazioni e della repubblica democratic­a di Appiano. Questa Inter è di tutti, la serie di vittorie di fila porta il nome di 20 giocatori diversi (il 21° impiegato è Karamoh, poi volato in Francia). Nel frullatore ci sono titolari aggiunti – leggi Miranda, quasi alla pari degli altri due centrali difensivi – e alternativ­e che via via hanno conquistat­o il loro spazio.

TITOLARE Volendo usare un’altra metafora, si può dire che l’Inter è un compasso che ruota intorno a Brozovic, il più impiegato con 1.191 minuti stagionali. E forse è per questo che Spalletti farà di tutto per metterlo dentro anche oggi, nonostante la fatica. Perché ci sono pure le eccezioni, al ragionamen­to. Se nel discorso venisse inserita anche la Champions, solo una volta Spalletti si è ripetuto scegliendo lo stesso undici, tra derby e Barcellona a San Siro: è quella la formazione titolare, con una variazione comunque assicurata tra i due match con il cambio di modulo, dal 4-2-3-1 al 43-3.

FINO IN NAZIONALE Il punto di caduta della centrifuga è doppio. Di squadra, ovviamente. Ma anche a livello individual­e. Così facendo Spalletti ha allargato la base di lavoro e ha regalato il passaporto ai suoi giocatori, liberi di conquistar­e – in alcuni casi riconquist­are – la nazionale. Di Joao Mario s’è già detto, ma D’Ambrosio – escluso da questo giro di Mancini, ma presente nelle scorse chiamate –, Gagliardin­i e lo stesso Politano sono la fo-

tografia perfetta di un’Inter che fa affidament­o su tutti. Vale anche per Lautaro, che la Seleccion l’ha conquistat­a in pianta stabile nonostante nell’Inter sia diventato arma utile più a gara in corso che dall’inizio. Ma tra i titolari delle 12 formazioni c’è stato anche lui.

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 ??  ?? Joao Mario, 25 anni, fa festa con Dalbert, 25 anni, dopo il gol segnato al Genoa sabato scorso a San Siro GETTY
Joao Mario, 25 anni, fa festa con Dalbert, 25 anni, dopo il gol segnato al Genoa sabato scorso a San Siro GETTY

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