Gervinho show: Toro k.o. Mazzarri: «Tutto sbagliato» Il Cagliari riprende la Spal
●L'ivoriano e Inglese straripanti, Baselli accorcia ma non basta Si ferma dopo sei gare la serie positiva granata. Massa non convince
Parole al vento, il dolce sapore delle ambizioni che si trasforma nell’amaro boccone dei rimpianti, i vecchi difetti che si ripropongono di prepotenza. E’ stata come una rovesciata. Si aspettava il volo del Toro, lo ha spiccato il Parma. Nel momento più bello, il Toro si è perso. Dal trionfo di Genova con la Samp alla disfatta di casa – più di quanto dica il risultato - coi gialloblù è passata una settimana, ma l’impressione è che sia trascorsa una stagione talmente era diverso nel gioco, nel ritmo, nella determinazione, nella cattiveria. Invece era diverso il Parma, che rispetto al pareggio col Frosinone ha cambiato sei uomini eppure è sembrato giocasse a memoria, convinto dei suoi mezzi e con un Gervinho marziano. Umori e la classifica ribaltati. Il Torino, reduce da sei risultati utili di fila e che «vedeva» la zona Europa, è rimasto al palo. Il Parma neo promosso lo ha raggiunto e ora fa i conti e se la ride. Loro sì che hanno fatto il salto di qualità.
LE PAROLE AL VENTO Mazzarri conosce bene la sua squadra, ha predicato concentrazione, ha parlato di esame di maturità, ma non si è fatto capire. Lo ha ammesso lui stesso. Il Toro è apparso lento, impreciso e un po’ sorpreso dall’organizzazione e dalla grinta dei rivali, bassi nel baricentro, quadrati e risoluti a riconquistare subito palla (vincevano tutti i duelli) per lanciare i velocisti. Il gol del vantaggio è arrivato da un pasticcio Nkoulou-Izzo su cui è planato come un falco Gervinho, vero, ma per mezzora i granata ci hanno capito poco e si sono infilati nella trappola tattica del Parma. Che poi ha raddoppiato riconquistando palla con Gagliolo che ha scambiato con Gervinho ed è andato a confezionare il crossassist per il capolavoro di Inglese. Il Torino ci ha messo un bel po’ a svegliarsi e per sua fortuna al primo tiro in porta Baselli ha trovato il modo di riportarsi sotto. E poco dopo un De Silvestri atterrato da Gagliolo mentre stava per involarsi solo in area poteva cambiare le cose. Forse non era una chiara occasione da gol, ma c’era almeno punizione e
giallo per il difensore. Per Massa, nulla. Ma giustamente il Toro non si è attaccato a questo episodio, la superiorità del Parma è stata netta. Anche nel secondo round, quando i granata hanno tentato la rimonta. Mazzarri ha inserito subito Zaza per un frastornato Djidji e aumentato il potenziale d’attacco. Poi ha messo Berenguer per un Soriano ancora in panne e ha chiuso addirittura con un 4-2-4 con l’inserimento di Parigini. Ma Sepe non ha fatto nemmeno una parata seria, mentre Sirigu e una traversa (di Inglese) hanno salvato il Toro da una batosta più dura. Col Toro sbilanciato, il Parma è andato a nozze.
VECCHI DIFETTI E SOLITE QUALITA’ Se guardiamo al curriculum delle due squadre, non c’è poi così tanto da stupirsi del risultato. Al Torino «piace» partire con l’handicap. E’ la
quarta volta in campionato che prende gol nei primi dieci minuti. Significa che non entra in campo subito concentrato. E in casa fa più fatica: le uniche tre sconfitte le ha subite all’Olimpico. Difetti da correggere al più presto, se si vuole guardare lontano. In più, Iago non ha reso come al solito, Belotti ha riabbassato la cresta e Zaza a questo punto sta diventando un caso. Invece il Parma ha confermato le sue qualità: ha conquistato più punti in trasferta (9) che al Tardini (8). E’ una squadra da contropiede, è chiaro. Ma questa volta, col rientro in mezzo dei vari Scozzarella, Grassi e con l’aggiunta di Bastoni in difesa ha dimostrato anche di avere qualità e di saper confezionare ottime manovre in uscita. Non è più una sorpresa, è una realtà. Mazzarri l’aveva intuito, il Toro no.
DESTINI DIVERSI I granata non hanno fatto il salto di qualità auspicato da Mazzarri, i gialloblù ormai sono diventati una solida realtà