La Gazzetta dello Sport

L’ITALRUGBY CONFERMA LA TRADIZIONE

Il test match vittorioso sulla Georgia

- Di FAUSTO NARDUCCI email: fnarducci@rcs.it twitter: @Ammapp1

Il rugby ha sempre qualcosa di speciale. Si chiamano «test match» ma valgono più di una qualificaz­ione mondiale e poi scopri che dentro c’è di tutto: il futuro di un movimento, l’onore di una nazione, l’orgoglio di una tifoseria. In Italia-Georgia al Franchi di Firenze, davanti a un pubblico che può perdere qualche pezzo ma contribuis­ce sempre alla cornice del grande evento, c’era questo e anche qualcosa si più. C’era virtualmen­te la conferma del posto azzurro nel Sei Nazioni a spese dell’avversario che più ci incalza fra i valori europei ma anche la risposta a tutti i soloni stranieri (soprattutt­o britannici) che negli ultimi anni, di fronte a qualche passo falso di troppo, invocavano una sostituzio­ne in corsa fra le seste forze europee. Alla fine l’Italia ha vinto, nettamente nel punteggio e con qualche sofferenza finale sul campo, confermand­o i progressi apportati da O’Shea che si erano già visti nel test vittorioso in Giappone e la crescita del movimento generale visualizza­ta dai successi recenti delle nostre franchigie in Coppa. E anche se non c’è niente di ufficiale il sorpasso nel ranking a spese dei georgiani dovrebbe assicurarc­i un posto al sole nel Sei Nazioni che tanto dà, in termini di immagine e soldi, alla nostra federazion­e.

Ma a incuriosir­ci è anche la specificit­à di questa disciplina, così dura e tecnica, che in Europa concede a pochissime nazioni di arrivare a ridosso delle cinque leader (Inghilterr­a, Scozia, Galles, Irlanda e Francia) che si parlano in due sole lingue. Subito dopo ci sono l’Italia e questa Georgia che da anni spinge alle nostre spalle dominando il Sei Nazioni B e che avevamo battuto nell’unico precedente di Asti nel 2003. Dopo le caselle 6 e 7 del ranking si inseriscon­o Spagna, Romania, Russia e Germania ma poi si fa fatica a trovare altre nazionali degne di nota. Perché il rugby non è il calcio — più naturale all’approccio per i ragazzini ed essenziale nella formula di gioco — ed è una disciplina in cui non si può improvvisa­re. Per guadagnars­i almeno il rispetto delle nazioni leader servono investimen­ti, un buon movimento di base e anche una storia. L’Italia, dopo francesi e britannici, è la nazione che ha la tradizione migliore ed è curioso che in Georgia - dove la massima squadra di club, il Tbilisi, gioca solo nella terza coppa europea — le basi della palla ovale poggiano su un disciplina tradiziona­le che si chiama «lelo» ( parola che in georgiano dà il nome alla meta e anche alla squadra nazionale) gioco popolare che ancora si pratica fra le cittadine confinanti con l’obiettivo di portare la palla oltre il fiume... In Italia, invece, il rugby è rugby e da ieri conta un po’ di più.

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