La Gazzetta dello Sport

Concretezz­a Italia La Georgia non sale sul treno 6 Nazioni

●Quattro mete respingono le ambizioni dei rivali Buona intensità nonostante gli errori. Super Steyn

- Andrea Buongiovan­ni INVIATO A FIRENZE

Adesso i conti tornano: l’Italia batte la Georgia (28-17) e zittisce coloro che, da tempo, invocano l’ingresso dei Lelos nel Sei Nazioni al posto degli azzurri. La partita, diventata una sorta di referendum, esprime un risultato chiaro: il «no» all’avvicendam­ento nel Torneo stravince. Con tanto di sorpasso nel ranking internazio­nale: il risicato divario di 0,57 punti della vigilia è cancellato. Da domani la squadra di Conor O’Shea occuperà il 13° posto, quella di Milton Haig il 14°. Giusto così. Perché il verdetto del Franchi, in un pomeriggio primaveril­e e di buon pubblico festante (con 2000 georgiani in tribuna e molte migliaia nelle piazze di Tbilisi di fronte a maxi-schermi), è netto e chiaro. Gli ambiziosi e fieri caucasici, che peraltro arrivavano da due sconfitte contro le Figi e il Giappone, come tutti i loro estimatori, sono rispediti al mittente. Dramma sportivo evitato. Punto e a capo.

LA PARTITA Per l’Italia c’era un solo obiettivo perseguibi­le: la vittoria. Importante anche in senso politico. È arrivata, in modo convincent­e. Con il contorno di quattro mete (a due), divise tra i due tempi e di un gioco all’altezza del compito. Era da oltre tre anni e da 27 partite, dalla sfida iridata alla Romania di Exeter dell’ottobre 2015, che la Nazionale non ne realizzava così tante. O’Shea voleva ritmo e intensità. E ritmo e intensità ha ottenuto. Gli azzurri, aggressivi­tà per aggressivi­tà, sono stati costretti a fare a testate, perché come da logica gli avversari l’hanno messa sul piano fisico, sullo scontro in mischia. Ma Ghiraldini e compagni non sono caduti nella trappola. Retto alla grande nelle fasi statiche, anche grazie a una terza linea di vero livello internazio­nale, palla in mano sono stati decisament­e superiori. La mediana ha costruito, ha creato e le mete avrebbero potuto essere persino di più. Non sempre, in passato, quando la squadra si è trovata a doverlo fare, è stato così. Solo sul 28-10, nella seconda meta della ripresa, complice la stanchezza, s’è persa un po’ di disciplina. Gli ospiti, a quel punto, hanno provato a ricucire un gap che però ormai era irrecupera­bile.

LE METE In casa Italia le assenze dei primi tre estremi di ruolo, del mediano di mischia titolare e di capitan Parisse (rimpiazzat­o da uno Steyn sontuoso, uomo-ovunque), oltre le tante altre, sono passate sostanzial­mente inosservat­e. Gli azzurri sono stati bravi a rispettare il piano di gioco studiato a tavolino, cercando sempre le linee verticali. La prima meta, rotti tre placcaggi, è stata di un Campagnaro come sempre ficcante. La seconda (touche, maul, passaggio di Tebaldi), di Bellini nell’angolo. Prima e do- po una annullata a Steyn in mezzo ai pali dal Tmo, l’inglese Hughes e una buttata alle ortiche da Castello che, anziché sfruttare un’ampia zona di campo aperto, è andato verso l’interno, vanificand­o l’occasione. La terza, subito dopo l’intervallo, è arrivata da Budd (dopo diverse percussion­i, ha raccolto, è andato e ha chiuso). La quarta, su un pallone recuperato da Polledri, da Allan dopo una fuga indisturba­ta di 40 metri. Ci sono stati anche due gialli, uno per parte: quello georgiano, sul 10-7, ha prodotto un piazzato dello stesso Tommy, quello italiano un nulla di fatto. Benvenuti, in un disperato tentativo difensivo, ha placcato un giocatore senza palla: inevitabil­e la meta tecnica (28-17) e il cartellino.

FUTURO «Abbiamo vinto una partita molto importante per continuare nel nostro progetto – ha detto O’Shea – se ne parlava da 12 mesi: adesso guardiamo avanti. Il mio futuro? Ho detto al presidente Gavazzi che ne avremmo discusso dopo la Georgia». Il momento è arrivato.

LA CHIAVE

Con questa vittoria l’Italia supera i Lelos nel ranking: 13° posto contro 14°

Gran partita delle terze, ma è tutta la squadra ad aver retto l’urto fisico

 ?? FAMA ?? Mattia Bellini, 24 anni, in meta: per l’ala è il 3° centro in 16 caps
FAMA Mattia Bellini, 24 anni, in meta: per l’ala è il 3° centro in 16 caps
 ??  ?? Jake Polledri, 23 anni, palla in mano, e Sebastian Negri, 24, cercano di sfondare la difesa georgiana FAMA
Jake Polledri, 23 anni, palla in mano, e Sebastian Negri, 24, cercano di sfondare la difesa georgiana FAMA

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