La Gazzetta dello Sport

Principe Tsitsipas strega la Next Gen Torino si candida al Masters del 2021

●Il greco stregato da Milano: «Questa città mi porta fortuna. Il vero campione è il pubblico»

- Federica Cocchi MILANO

Lo chiamavano «TsitsiPast­a» per il gusto con cui si divorava piatti di spaghetti in questi giorni. E così è stato anche ieri, a tavola con mamma e papà e qualche amico prima di scendere in campo per vincere la seconda edizione delle

Next Gen Atp Finals di Milano. Stefanos Tsitsipas, l’Apollo della racchetta, gambe lunghe e riccioli biondi, trionfator­e due anni fa al Bonfiglio, ha battuto il Demone, Alex De Minaur in una finale attesa e spettacola­re. Erano la testa di serie numero 1 e 2, i favoriti alla vigilia, entrambi hanno raggiunto questa settimana il best ranking in carriera e sono arrivati alla finale senza aver perso un match. Tsitsipas e De Minaur, più che il futuro, sono il presente giovane del tennis mondiale. Stefanos con i suoi apollinei rovesci a una mano, Alex e le sue demoniache palle corte hanno dato un assaggio di quel che saranno le sfide del futuro, quando saranno loro a giocarsi titoli importanti.

CAMPIONE Fa il gesto «no» col dito, Tsitsi, quando viene proclamato campione: «Non sono io il campione, siete voi», indicando le tribune che in questa settimana sono state occupate da quasi 20mila persone. Una vittoria che chiude nel migliore la stagione del ragazzo nato ad Atene da mamma russa e papà greco, fratello maggiore di una nidiata di quattro, il ragazzo sempre gentile e sorridente (salvo quando sfascia le cuffie del coaching come in semifinale): «Quando ho deciso di venire (la sua presenza è stata in bilico fino all’ultimo, n.d.r.), ho puntato tutto sulla vittoria. Chiudere la stagione così è speciale, mi dà tanta fiducia e tanta voglia di lavorare per il 2019. E poi questa città mi porta fortuna, dopo il Bonfiglio, le Finals». Il prossimo anno difficilme­nte tornerà per difendere il titolo, sebbene l’età glielo consenta. Nel mirino c’è il bersaglio più grosso, le Finals di Londra con gli otto migliori al mondo: «L’ideale sarebbe spostarle a Milano, così potrei tornare ma giocare il Masters...». Chissà che non sia un buon auspicio per la candidatur­a di Torino per le Finals.

PODIO Non era destino che vincesse queste Next Gen Finals, Andrey Rublev, che lo scorso anno è stato sconfitto in finale dalla rivelazion­e Hyeon Chung, il coreano di gomma. Il russo ieri ha vinto la finale per il terzo posto battendo lo spagnolo Jaume Munar. Merito dell’atteggiame­nto finalmente combattivo e della inferiore abitudine del pupillo di Nadal a giocare match pesanti. Anche ieri il maiorchino, come contro De Minaur, aveva portato a casa il primo set, ma il risultato finale non è comunque cambiato: «So che ho ancora tanto da imparare e migliorare - ha detto Jaume -, e questa esperienza mi è servita a comprender­e gli aspetti su cui lavorare».

ALTALENA Rublev può sorridere dopo una settimana altalenant­e e una stagione contrasseg­nata dagli infortuni: «Sono contento – spiega – di questo finale di stagione, mentre non posso dire altrettant­o per il lungo periodo durante l’anno che ho passato aspettando di riprenderm­i dall’infortunio. Qui ho chiuso due buoni match al quinto, per giunta con due tiebreak. C’è stata anche un pizzico di fortuna, ma fa parte del gioco. Mi sono piaciuto perché sono rimasto lucido anche nei momenti complicati. Spero di ripartire da qui per il 2019». Insomma, a differenza dello scorso anno, dove era uscito dal campo quasi in lacrime per la delusione della sconfitta, il russo prende questo terzo posto come un buon presagi: «Se penso a come stavo giocando queste mie prestazion­i a Milano mi sembrano irreali, compreso il servizio. Con questo format giocare cinque set è addirittur­a più semplice che fare tre set tradiziona­li. Sono andato a letto alle 3 di notte, mi sono svegliato stamattina e stavo alla grande...». Sarà anche stato merito dei litri di the e caffè consumati in questi giorni al ristorante dei giocatori dove, prima di andare in campo, ha anche schiacciat­o un pisolino sui divanetti: «Mi sento bene, ero sempre ben presente sulla palla e non ho mai sofferto. Per qualità di tennis, il miglior torneo della mia vita è stato lo Us Open dello scorso anno, ma se parliamo di tenuta mentale, non mi sono mai sentito così forte come q a Milano». Sarà merito del caffè?

Next Gen Finals, Finale: Tsitsipas (Gre) b. De Minaur (Aus) 2-4 4-1 4-3 (3) 4-3 (3). Finale 3° posto: Rublev (Rus) b. Munar (Spa) 1-4 4-3 (4) 2-4 4-2 4-3 (3).

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LA CHIAVE

Il numero di classifica di Tsitsipas al termine di un 2018 da urlo: a gennaio era 91 Atp

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