La Gazzetta dello Sport

INTER INCOMPIUTA SPALLETTI: «ANCH’IO SONO COLPEVOLE»

Alla pari con le grandi, con le altre si butta via Ecco la distanza dalla vetta ● Squadra a meno cinque rispetto allo scorso torneo: il «peso» della Champions e qualche singolo in difficoltà

- Davide Stoppini

Bene con le big, in affanno con le altre Il tecnico: «I blackout ci sono ancora»

MILANO

Ma allora non è cambiato niente. Fermi, è cambiato tutto. È l’Inter, bellezza. È la squadra che ama autodistru­ggersi il trucco, quella che nelle scene complicata manda al bar lo stuntman e recita in prima persona, mentre in quelle ordinarie si annoia e finisce con il combinare guai. Ci risiamo, con i cali di concentraz­ione. Perché il crollo c’è stato con l’Atalanta, si dice la peggior squadra potesse capitare in calendario. Ma siamo convinti che se ci fosse stato Inter-Juve sarebbe andata allo stesso modo?

PICCOLE Viene da pensare di no. Perché la tendenza è sempre la stessa, e neppure Luciano Spalletti sembra essere in grado di invertirla più di tanto. L’Inter continua a perdere punti pesanti in classifica contro le squadre alla portata, quelle di medio se non addirittur­a basso livello. La traduzione forse riduce troppo all’osso il discorso, ma di sicuro scatena una discussion­e: i nove punti di distanza in classifica dalla Juventus sono stati fin qui scavati, oltre che dal pareggio con il Torino, da tre sconfitte con tre formazioni abbordabil­i (o comunque battibili) come Sassuolo, Parma e Atalanta. Al contrario – prendendo come riferiment­o le squadre classifica­te tra le prime sei la scorsa stagione – i due scontri diretti con Milan e Lazio hanno prodotto il massimo possibile. Non è una novità. Ma se la tendenza si conferma, vuol dire molto sempliceme­nte che il gradino più alto non è stato ancora salito. In fondo basta riaprire il librone dello scorso campionato per trovarci dentro le soddisfazi­oni – tante – nei big match, compresa la vittoria Champions al- l’ultima giornata all’Olimpico con la Lazio. L’unica sconfitta arrivò con la Juventus in casa, al termine di una partita, tra l’altro, indecifrab­ile per lettura e andamento. In soldoni: dal settimo posto in giù l’Inter lasciò per strada 27 punti. Che fanno più o meno scopa con i 33 del 2016-17, i 28 del 2015-16, i 39 del 2014-15 e i 33 del 2013-14. Ovvio e banale dire che non tutte le partite si possono vincere. Ma in quel serbatoio di 84 punti potenziali (le 28 gare senza le big tra i piedi) c’è tanto da pescare. Di più: in quel serbatoio diventa obbligator­io pescare se l’Inter vuole partecipar­e almeno alla lotta il secondo posto, tenendo fuori dai ragionamen­ti la Juventus.

PARAGONE Dice Spalletti che anche nei confronti del Napoli la distanza è sensibile. Un anno fa l’Inter chiuse a 19 punti di distanza da Mertens e compagnia. Dura fare paragoni, perché ogni campionato fa storia a sé e nello specifico quello attuale è probabilme­nte di un livello generale superiore rispetto allo scorso. Ma un metro bisogna pur usarlo. Per essere chiari: l’Inter delle settore vittorie consecutiv­e prima del tonfo di Bergamo è comunque a meno cinque punti rispetto alle prime dodici giornate del torneo scorso. Diceva Spalletti nei giorni scorsi, proprio in riferiment­o a questa distanza: «Quest’anno stiamo facendo meglio». L’Inter in effetti produce un calcio migliore e ha fatto vedere alternativ­e di uomini e di gioco che un anno fa non si vedevano. E nel conto va per forza di cose inserito il doppio impegno, quella Champions che vede l’Inter comunque padrona del proprio destino a due giornate dalla fine in un girone complicato. È qui che il meno cinque rischia di essere ingeneroso, perché complessiv­amente l’Inter ha dimostrato un upgrade rispetto alla prima edizione spallettia­na. Occhio però a non sottova-

I MOTIVI Aumentano i punti di distacco dal primo posto in confronto a un anno fa. Dopo la sosta un mese e mezzo decisivo

IL FUTURO Adesso il compito più difficile per il tecnico: evitare che la sconfitta di Bergamo lasci conseguenz­e

lutare qualche spia. L’Inter è più distante dal primo posto di quanto non fosse un anno fa (-2 dal Napoli allora, -9 oggi). E ha alcuni singoli al di sotto delle aspettativ­e in quanto a rendimento: si possono citare l’altalena di Perisic, qualche uscita a vuoto di Skriniar (al netto di un rendimento comunque positivo) e una fascia destra difensiva quasi mai pienamente convincent­e. La sintesi è l’auspicio di chi lavora ad Appiano. Se vale il discorso delle trappole con le piccole, dopo la sosta comincia un mese e mezzo di partite in cui di sicuro i cali di concentraz­ione non saranno possibili. Sembra un menu degustazio­ne da chef stellato, tra Tottenham, Roma, Juventus, Psv e più avanti il Napoli. Piuttosto, a Spalletti tocca il compito più difficile, quello di non far cadere l’Inter nella solita catena disfattist­a che mette in fila una sconfitta dopo l’altra. Ecco: qui si misura la vera differenza.

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● 1 La sconfitta dell’esordio in campionato: 1-0 in casa Sassuolo, col rigore di Berardi. GETTY● L’esultanza di Dimarco dopo il gol vittoria a San Siro: InterParma 0-1 ANSA● L’ultima caduta, quella più fragorosa, di Bergamo AFP
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