INTER INCOMPIUTA SPALLETTI: «ANCH’IO SONO COLPEVOLE»
Alla pari con le grandi, con le altre si butta via Ecco la distanza dalla vetta ● Squadra a meno cinque rispetto allo scorso torneo: il «peso» della Champions e qualche singolo in difficoltà
Bene con le big, in affanno con le altre Il tecnico: «I blackout ci sono ancora»
MILANO
Ma allora non è cambiato niente. Fermi, è cambiato tutto. È l’Inter, bellezza. È la squadra che ama autodistruggersi il trucco, quella che nelle scene complicata manda al bar lo stuntman e recita in prima persona, mentre in quelle ordinarie si annoia e finisce con il combinare guai. Ci risiamo, con i cali di concentrazione. Perché il crollo c’è stato con l’Atalanta, si dice la peggior squadra potesse capitare in calendario. Ma siamo convinti che se ci fosse stato Inter-Juve sarebbe andata allo stesso modo?
PICCOLE Viene da pensare di no. Perché la tendenza è sempre la stessa, e neppure Luciano Spalletti sembra essere in grado di invertirla più di tanto. L’Inter continua a perdere punti pesanti in classifica contro le squadre alla portata, quelle di medio se non addirittura basso livello. La traduzione forse riduce troppo all’osso il discorso, ma di sicuro scatena una discussione: i nove punti di distanza in classifica dalla Juventus sono stati fin qui scavati, oltre che dal pareggio con il Torino, da tre sconfitte con tre formazioni abbordabili (o comunque battibili) come Sassuolo, Parma e Atalanta. Al contrario – prendendo come riferimento le squadre classificate tra le prime sei la scorsa stagione – i due scontri diretti con Milan e Lazio hanno prodotto il massimo possibile. Non è una novità. Ma se la tendenza si conferma, vuol dire molto semplicemente che il gradino più alto non è stato ancora salito. In fondo basta riaprire il librone dello scorso campionato per trovarci dentro le soddisfazioni – tante – nei big match, compresa la vittoria Champions al- l’ultima giornata all’Olimpico con la Lazio. L’unica sconfitta arrivò con la Juventus in casa, al termine di una partita, tra l’altro, indecifrabile per lettura e andamento. In soldoni: dal settimo posto in giù l’Inter lasciò per strada 27 punti. Che fanno più o meno scopa con i 33 del 2016-17, i 28 del 2015-16, i 39 del 2014-15 e i 33 del 2013-14. Ovvio e banale dire che non tutte le partite si possono vincere. Ma in quel serbatoio di 84 punti potenziali (le 28 gare senza le big tra i piedi) c’è tanto da pescare. Di più: in quel serbatoio diventa obbligatorio pescare se l’Inter vuole partecipare almeno alla lotta il secondo posto, tenendo fuori dai ragionamenti la Juventus.
PARAGONE Dice Spalletti che anche nei confronti del Napoli la distanza è sensibile. Un anno fa l’Inter chiuse a 19 punti di distanza da Mertens e compagnia. Dura fare paragoni, perché ogni campionato fa storia a sé e nello specifico quello attuale è probabilmente di un livello generale superiore rispetto allo scorso. Ma un metro bisogna pur usarlo. Per essere chiari: l’Inter delle settore vittorie consecutive prima del tonfo di Bergamo è comunque a meno cinque punti rispetto alle prime dodici giornate del torneo scorso. Diceva Spalletti nei giorni scorsi, proprio in riferimento a questa distanza: «Quest’anno stiamo facendo meglio». L’Inter in effetti produce un calcio migliore e ha fatto vedere alternative di uomini e di gioco che un anno fa non si vedevano. E nel conto va per forza di cose inserito il doppio impegno, quella Champions che vede l’Inter comunque padrona del proprio destino a due giornate dalla fine in un girone complicato. È qui che il meno cinque rischia di essere ingeneroso, perché complessivamente l’Inter ha dimostrato un upgrade rispetto alla prima edizione spallettiana. Occhio però a non sottova-
I MOTIVI Aumentano i punti di distacco dal primo posto in confronto a un anno fa. Dopo la sosta un mese e mezzo decisivo
IL FUTURO Adesso il compito più difficile per il tecnico: evitare che la sconfitta di Bergamo lasci conseguenze
lutare qualche spia. L’Inter è più distante dal primo posto di quanto non fosse un anno fa (-2 dal Napoli allora, -9 oggi). E ha alcuni singoli al di sotto delle aspettative in quanto a rendimento: si possono citare l’altalena di Perisic, qualche uscita a vuoto di Skriniar (al netto di un rendimento comunque positivo) e una fascia destra difensiva quasi mai pienamente convincente. La sintesi è l’auspicio di chi lavora ad Appiano. Se vale il discorso delle trappole con le piccole, dopo la sosta comincia un mese e mezzo di partite in cui di sicuro i cali di concentrazione non saranno possibili. Sembra un menu degustazione da chef stellato, tra Tottenham, Roma, Juventus, Psv e più avanti il Napoli. Piuttosto, a Spalletti tocca il compito più difficile, quello di non far cadere l’Inter nella solita catena disfattista che mette in fila una sconfitta dopo l’altra. Ecco: qui si misura la vera differenza.