Big anche in Europa? Sì Capello: «Niente mode né fronzoli, il massimo» TRA I PRIMI 5 AL MONDO, COMPLETO IN OGNI ASPETTO RENZO ULIVIERI PRESIDENTE ALLENATORI SA SEMPRE QUANDO ALZARE E ABBASSARE I TONI MASSIMO ODDO ALLENATORE CROTONE
●D’Aversa: «Vince da tanti anni eppure sa motivare il gruppo» Di Francesco: «Se per i tecnici è il migliore, lo è davvero»
Quasi all’unanimità: un plebiscito ancora più convinto di quello che lo ha fatto sedere di nuovo su una panchina d’oro. Massimiliano Allegri è già oggi, anche se non ha ancora messo le mani sulle grandi orecchie di «quella» coppa, uno dei cinque migliori allenatori d’Europa: lo sostengono i suoi colleghi italiani. Forse c’è anche un fondamento di orgoglio di appartenenza nell’equazione che sembra nascere spontanea: se i tecnici italiani sono considerati fra i migliori al mondo, quello che da anni viene scelto come miglior tecnico italiano non può non essere nell’élite europea. Ma Allegri non vince per diritto divino, o juventino: certificazione della sua ascesa a cura anzitutto dal presidente dei nostri allenatori, Renzo Ulivieri. Con un «no» che sorprende, ma solo per un attimo. «No, Allegri non è uno dei cinque migliori d’Europa». Ah, no? «No: è uno dei cinque migliori del mondo. Lui è un paraculo, si definisce anzitutto gestore di uomini, ma in realtà è completo in tutto: modernità tattica, preparazione della partita e suo controllo nell’arco dei 90’».
MODE E STEREOTIPI Da come un altro «grande vecchio», Fabio Capello, promuove il tecnico bianconero, si intuisce che in qualcosa deve rivedersi in lui: «Allegri è al top perché ha capito come ottenere il massimo da una filosofia calcistica senza fronzoli, essenziale: è diretto, sincero, e soprattutto non va dietro le mode». Non casualmente, concetti molto simili a quelli che giustificano il «sì» di Gianni De Biasi: «Max non insegue stereotipi, non si riconosce in cliché tattici inderogabili come fanno altri allenatori: se sei mentalmente elastico, poi lo sei anche in campo. E poi lui è uno che sa sdrammatizzare: questo lo aiuta a porsi bene nei confronti dei suoi calciatori e a tirarne fuori il meglio».
COMUNICAZIONE Alla Juve lo fa da anni, «e i risultati sono sotto gli occhi di tutti: come quelli di mio fratello Simone, che è arrivato secondo non per caso», certifica Pippo Inzaghi. Questo è il vero valore aggiunto di Allegri, spiega Aurelio Andreazzoli, «perché struttura del club e qualità dei giocatori contano tanto, ma non bastano più da sole». E il resto allora ce lo mette Allegri. Dal punto di vista psicologico, dice Cristian Brocchi: «Sa mentalizzare al top i giocatori». Delle motivazioni, sostiene Roberto D’Aversa: «Un gruppo va stimolato in continuazione a non mollare niente: lui riesce a farlo ancora, nonostante sia lì da anni». E pure dal punto di vista della comunicazione, analizza Massimo Oddo: «Dentro e fuori dallo spogliatoio, ha i tempi giusti: sa leggere i momenti di difficoltà o di euforia, quando è il caso di alzare i toni, oppure di smorzarli».
SCUDETTI E DUE FINALI DI CHAMPIONS, BIG PER FORZA
MARCO GIAMPAOLO TECNICO DELLA SAMP
CLASSIFICHE Le classifiche, certe classifiche, non piacciono a Marco Giampaolo («Io oggi ho votato Pecchia, perché sono per il “lacrime e sangue”, ma se uno vince scudetti in serie e va due volte in finale di Champions, va considerato per forza anche un big europeo») e neppure a Eusebio Di Francesco: «Che siano italiane o europee, le graduatorie fatele voi. Io dico solo che se uno è il migliore per i suoi colleghi, vuol dire che è il migliore». E Allegri, conclude Luciano Spalletti, è esattamente l’uomo che fa vedere di essere e ciò che ottiene sul campo: «Ognuno di noi è quello che è: le qualità sono quelle che esprimi, anche a parole; i titoli, sono quelli che porti a casa. E Max è rimasto una bella persona anche se ha vinto tanto». Che forse è una rarità pure quella, vorrebbe dire.