La Gazzetta dello Sport

«Non cambio idea Il futuro dell’Italia è il nuovo 4-3-3 E nessuno è fuori»

●Mancini: «Col Portogallo noi all’attacco. Malati? No, solo un momento difficile»». Ancora formazione senza il 9: se «Berna» non ce la fa, tocca a Berardi

- Andrea Elefante INVIATO A FIRENZE

Indietro non si torna. O meglio: Roberto Mancini non torna indietro. I giocatori invece potranno, se lo meriterann­o. Indietro a Coverciano, si intende: in questa Nazionale non ci sono bocciati, non ci sono esclusioni per sempre, «e chi fa bene sarà chiamato sicurament­e». C’è una nuova filosofia di gioco, quella sì: il resto, copione definitivo e interpreti, sono ancora da scrivere. Ma senza cancellare quello che è stato già messo nero su bianco.

PRIMATO E SISTEMA Il doppio play e il «tridente rotante», dunque. Anche contro il Portogallo, sabato. Perché l’obiettivo è chiaro: «Noi speriamo ancora nel primo posto — dice Mancini — come facciamo dalla prima partita e abbiamo continuato a fare anche dopo la sconfitta di Lisbona. Per farlo non c’è molta scelta: provare a battere il Portogallo. Dunque giocare per vincere, impostare una partita d’attacco, essere molto propositiv­i. Oggettivam­ente è un traguardo difficile, anche perché non dipende solo da noi. Ma ci proveremo». È chiaro anche «come» cercare quella vittoria. Con quale sistema di gioco, anzi quale sfumatura di 43-3: «La strada da seguire è quella e su quella vogliamo continuare a camminare. Cercando di migliorare, molto, perché si possono fare meglio molte cose. Anzitutto: cercare di fare gol prima, senza essere costretti a soffrire fino alla fine. E, poi, evitare certi errori: ad esempio palle perse e contropied­e regalati all’avversaria, come in Polonia intorno al 70’».

BERNA O BERARDI «Quel» 43-3 è vissuto anzitutto sul feeling Jorginho-Verratti e sugli interscamb­i Insigne-Bernardesc­hi. E se lo juventino, reduce da una distorsion­e alla caviglia, non dovesse dare tutte le garanzie del caso? Mancini sembra ottimista: «Federico non è stato rischiato in Champions, ma contro il Milan era disponibil­e al 100%. Ma qualcun altro che può fare quel tipo di lavoro c’è, e c’è anche chi può farlo in modo un po’ diverso». Traduzione: il c.t. farà di tutto per replicare — è probabile integralme­nte — la formazione e il tipo di gioco che a metà ottobre hanno portato svolta e vittoria in Polonia. In caso di rinuncia a Bernardesc­hi, l’attaccante che meglio degli altri potrebbe galleggiar­e da esterno a «falso nove» sembra essere Berardi.

GLI ESCLUSI Uno che, fra parentesi, prima di ritrovare la fiducia di Mancini è stato «bocciato» molte volte in Nazionale. Ma nessuno dei non convocati deve sentirsi così. Non Balotelli, una scommessa che il c.t. non sente già persa: «C’è ancora molto tempo prima dell’Europeo e tutti possono essere chiamati in qualunque momento: chi è già venuto, e chi non ancora». Non Belotti: «Credo possa dare molto di più, migliorare ancora e tornare quel giocatore che due anni fa fu straordina­rio». Non El Shaarawy: «Lo conosciamo da anni: mi premeva vedere giocatori che invece non conosco ancora bene». I NUOVI Giocatori come Grifo, dunque: «Un’ala che può giocare a destra e a sinistra». Come Sensi: «Tecnicamen­te è bravo, gioca a buoni livelli da anni e ha caratteris­tiche simili agli altri nostri centrocamp­isti». Come il baby Tonali: «L’ho seguito nell’Europeo Under 19: ha qualità, tecnica ed è difficilme­nte superabile. Può giocare sia da play che da interno». E magari arriverà anche il momento in cui Mancini convocherà Mancini: «Ora serve all’Under 21, poi forse qualcuno di loro ci raggiunger­à dopo la partita con il Portogallo». Che a un anno dal disastro della mancata qualificaz­ione al Mondiale sta per richiamare nello stesso stadio più di sessantami­la spettatori (già venduti 52.000 biglietti): «Dire che l’Italia sta guarendo è un’espression­e forte: non credo sia mai stata malata, sempliceme­nte nel calcio esistono sconfitte dolorose, momenti difficili. Bisogna lavorare ancora di più per tirarsene fuori e San Siro, anche in momenti così, ha sempre risposto alla grande. Cercheremo di fare una grande partita anche per ringraziar­e chi ci sarà».

PUÒ TORNARE IL GIOCATORE STRAORDINA­RIO DI DUE ANNI FA SU ANDREA BELOTTI ATTACCANTE TORINO

HA QUALITÀ, TECNICA ED È DIFFICILME­NTE SUPERABILE SU SANDRO TONALI CENTROCAMP­ISTA BRESCIA

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GETTY Roberto Mancini, 54 anni il 27 novembre, c.t. da maggio dopo Ventura e l’interregno di Di Biagio
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