«Ho pensato fosse morto: rischiava di soffocare»
●Alviti è il preparatore che l’ha salvato «Era rigido e con la mandibola serrata»
Poteva andare peggio, anche se poi al peggio non c’è mai fine. Ma, a conti fatti, a Riccardo Bernardini è andata bene, perché il rischio corso è stato altissimo. A salvargli la vita è stato Yuri Alviti, il preparatore dell’Atletico Torrenova, che subito dopo l’aggressione è stato il primo a soccorrere l’arbitro romano. «È successo tutto all’improvviso, c’era tanta confusione – dice Alviti – Ero nello spazio antistante gli spogliatoi, quando ho visto due ragazzi andare verso l’arbitro. Ma non ho capito subito le intenzioni. E invece poi l’ho visto cadere a terra dopo due schiaffi e quelle persone fuggire via. Il primo pensiero è stato di soccorrerlo, cadendo aveva sbattuto la testa». Tanto da riportare una ferita alla nuca suturata con tre punti al Policlinico Umberto I°, dove Bernardini è ricoverato. Le Tac alla testa hanno dato esito negativo, ma i medici lo tengono sotto osservazione per il rischio di conseguenze nella mobilità.
I FATTI Durante la partita del campionato di Promozione Bernardini è stato oggetto di insulti da parte di 5 ragazzi, tra cui i due che poi lo hanno aggredito. Il motivo? I due espulsi per proteste della Virtus Olympia dopo il 2-2 degli ospiti e quegli 8’ di recupero in cui il Torrenova ha segnato il gol del 3-2. «Ad assistere alla gara c’erano circa 60 persone, tra cui una ventina nostre – continua Alviti –. Il finale è stato concitato, quando ho visto Bernardini a terra ho pensato fosse morto: era rigido, con le gambe alzate e gli occhi rigirati. Ho provato ad aprirgli la bocca per tirargli fuori la lingua. Ma non era facile, aveva la mandibola serratissima». Ed infatti Alviti ieri aveva ancora i segni sulle mani. Ad aiutarlo c’era Beatrice, la fidanzata dell’arbitro, infermiera di professione. «Quanto tempo è passato? Non lo so: 30 secondi come due minuti, ma per me un’eternità – chiude Alviti – In quei momenti non ti rendi conto di nulla, ho pensato solo ad evitare che rischiasse di soffocare. Poi quando si è ripreso l’ho visto stordito, secondo me non si rendeva conto di ciò che era successo». A spiegarglielo ci ha pensato poi mamma Fiammetta. «Così è una vergogna», il grido di dolore condiviso con i suoi cari. Quel che conta, però, è che Riccardo sia lì con lei.