La Gazzetta dello Sport

LE DOTI DEL NAPOLI E IL SOGNO SCUDETTO

Il duello con la Juve

- di ALBERTO CERRUTI email: acerruti@rcs.it

Anche se la Juve è più forte, il Napoli può vincere lo scudetto per 3 motivi: perché il calcio è irrazional­e; perché possiamo arrivare a -6 alla sfida di ritorno e poi puntare al sorpasso; e infine perché la Juve sarà distratta dalla Champions. Anzi, firmerei subito per la Champions alla Juve e lo scudetto al Napoli, anche se con uno come Ibra mi sentirei più sicuro.

UMoris De Leyva, Dolceacqua (IM)

n anno fa il Napoli era in testa alla classifica e poi sappiamo come è andata a finire. È vero che aveva soltanto un punto di vantaggio sulla Juve, ma anche chi non osava pronunciar­e quella parolina, per scaramanzi­a, ci credeva perché la squadra di Sarri era elogiata da tutti. Oggi Sarri non c’è più, ma con Ancelotti il Napoli c’è ancora, sottolinea­ndo l’incoraggia­nte partenza in Champions , il bel gioco rimasto e soprattutt­o il maggior coinvolgim­ento di tutti i giocatori. D’accordo, i punti in meno sono 4 e soprattutt­o i gol incassati in più rispetto alla Juve sono 5, mentre quelli realizzati sono uguali, ma ci sono ancora 26 giornate per ribaltare i pronostici secondo i quali la Juve rivincerà lo scudetto, perché viaggia a velocità record, con un Ronaldo in più. Il calcio, come ricorda il signor De Leyva, è irrazional­e e quindi il tifoso del Napoli fa bene a coltivare i suoi motivi per credere nello scudetto. I campionati si decidono in primavera e quindi la prima condizione per superare la Juve è quella di rimanere, come minimo, alla stessa distanza di oggi quando ci sarà il confronto diretto al San Paolo. In fondo la rimonta sembra essere la gradita alleata di questo Napoli, che ha già guadagnato 10 punti, battendo la Lazio, il Milan, il Genoa e pareggiand­o contro la Roma, dopo essere stato quattro volte in svantaggio. E visto che spesso si elogia Allegri per i cambi decisivi, è bene ribadire che questo record spetta ad Ancelotti, perché sono già 7 le reti realizzate da chi era partito in panchina: 2 di Mertens e Fabian Ruiz, 1 di Insigne, Rog e Milik. La migliore dimostrazi­one da un lato della qualità dell’organico di Ancelotti, dall’altro dell’abilità del tecnico di sfruttare e motivare anche le teoriche riserve. Anche per questo Inglese è andato al Chievo, mentre Cavani è rimasto a Parigi malgrado i sogni dei tifosi che adesso vorrebbero strappare Ibra al Milan. Ripensando ai troppi gol incassati, caso mai sarebbe più urgente cercare rinforzi per il reparto arretrato, perché non osiamo immaginare una difesa del Napoli senza Koulibaly. Ma al di là dei singoli, dei moduli e del turnover, che sembra la nuova specialità di Ancelotti, ciò che più conta è la nuova mentalità portata dal successore di Sarri, così diverso da lui proprio per la capacità di trasmetter­e la sua contagiosa serenità a tutto l’ambiente. Con l’aggiunta di un beneaugura­nte precedente che Ancelotti conosce benissimo. Quando giocava nella Roma, infatti, festeggiò uno scudetto inatteso, nel 1983, superando la Juve considerat­a come oggi più forte e favoritiss­ima, perché aveva vinto due campionati consecutiv­i e ai sei freschi campioni del mondo (Zoff, Gentile, Cabrini, Scirea, Tardelli e Rossi) aveva aggiunto due nuovi grandi stranieri, Boniek e Platini. Fu il primo grande successo di Ancelotti, doppiament­e clamoroso perché la Roma di Liedholm venne battuta due volte dalla Juve di Trapattoni negli scontri diretti, tra l’altro in un campionato più corto con appena 16 squadre. Un motivo in più per aiutare i tifosi del Napoli a sognare il terzo scudetto, a costo di firmare, in cambio, per la terza Champions alla Juve.

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