Scherma ai Giochi 125 medaglie Atleti, maestri, città: che modello
È prima con un distacco abissale: ha vinto 125 medaglie olimpiche contro le 60 di ciclismo e atletica. La scherma è la miniera d’oro italiana, un incrocio fra tradizione e innovazione, una provincia d’autore con nuove e vecchie capitali: Jesi, Livorno, Catania, Acireale, Terni, Frascati, Foggia...
IL SISTEMA Il sistema, che vive quasi interamente del finanziamento Coni - il contributo «sportivo» è di 5,1 milioni di euro, i tesserati sono quasi 24 mila, le società 328 ruota attorno ad alcuni punti chiave: il rapporto atletamaestro, la presenza dei gruppi sportivi militari, un vivaio subito agonistico, sin dalle età più giovani. Un ragazzino di 10 anni ha già il suo bel circuito nazionale dove si fa le ossa e non sfugge al monitoraggio di club e struttura federale. Insomma, prima di candidarti alla presidenza, a entrare in squadra ai Mondiali o alle Olimpiadi, devi vincere parecchie elezioni primarie...
PARALIMPICI Ma la scherma è anche lo sport che ha saputo aprirsi con più successo al movimento paralimpico. Grazie all’effetto Bebe Vio, e non solo. Inoltre l’elemento medaglie, inevitabilmente trainante, convive con una vocazione sociale. Sabato, per fare un esempio, a Roma, diversi campioni si ritroveranno ancora una volta insieme per ricordare Marta Russo, la studentessa con un passato da fiorettista uccisa nella città universitaria nel 1997. Mentre intorno alle medaglie della spada è nata l’esperienza dell’Accademia Lia, come dice lo slogan che ne ispira la filosofia, ha fatto «salire l’autismo in pedana». Medaglie non olimpiche che valgono comunque parecchio.