PIANI CAGNOTTO «A FEBBRAIO LA PRIMA GARA»
●Tania e i piani per Tokyo 2020: «Ci proviamo, a cuor leggero. Sarebbe un bel libro, papà Giorgio ha cominciato là»
C’è la voglia di Tania Cagnotto di tornare sul trampolino a cuor leggero, perché le pressioni di vincere una medaglia olimpica non ci sono più. Ci sono le fatiche da mamma, le notti in cui non si dorme mai più di due ore di fila, i programma da incastrare tra la disponibilità dei nonni e della compagna di allenamenti Francesca Dallapè, l’orgoglio di una figlia meravigliosa (Maya, 9 mesi) che non si ferma mai.
Come va il doppio impegno di mamma e atleta?
«Le due ore di allenamento al giorno per me sono rigeneranti. E’ un bell’impegno. Finora mi sono allenata al mattino, neanche tutte le mattine, dalla prossima settimana tutti i giorni. Ma l’organizzazione è un gran caos, devo incrociare gli impegni miei, di mia mamma che mi tiene la bambina quando mi alleno, di Fra (Francesca Dallapè)».
A che punto è?
«Ancora non sono entrata in acqua, dovrei cominciare fra un paio di settimane. L’acqua è la cosa che mi mancava di meno, mi è piaciuto di più ricominciare con la preparazione fisica. La forma fisica non manca, con l’allattamento mi sono prosciugata, però muscolarmente c’è ancora tanto da lavorare...».
Avete già steso un calendario per il rientro?
«Il piano è di tornare per la Coppa Tokyo a Trieste, a febbraio. Quella dovrebbe essere la prima gara. Ancora non sono entrata in acqua, ci andrò solo
2 MEDAGLIE AI GIOCHI
se sono pronta. E anche il prossimo anno farò solo gare in Italia».
Com’è stato tornare ad allenarsi?
«Vado molto volentieri ad allenarmi. Mi sta piacendo, la difficoltà è mettere insieme tutto. Questa piccoletta mette in riga i 4 nonni... Ogni tanto mi chie- do: ne vale la pena? Un po’ mi sono fatta prendere dalla Fra, ma ci devo almeno provare ad andare a questa Olimpiade (sarebbe la sesta, ha esordito a Sydney 2000). Se va bene, senza diventare pazze, bene. Se no ci abbiamo provato».
Ne vale la pena?
«In tutta la carriera ho avuto la pressione di dover vincere una medaglia olimpica. Quando l’ho ottenuta ho smesso, non mi sono goduta il piacere di gareggiare senza dover dimostrare niente a nessuno, a cuor leggero. Un po’ è per questo, e poi, anche se è più un concetto di Francesca, vogliamo dimostrare che le mamme possono proseguire la carriera sportiva».
Suo padre ha esordito a Tokyo 1964, lei insegue la sesta partecipazione ai Giochi a Tokyo 2020. Fa effetto?
«Eh sì, sembra veramente un libro. Loro che iniziano, noi che finiamo lì. Ma non voglio che diventi un peso».
Con voi fuori, Bertocchi e Pellacani hanno vinto gli Europei. Che ne pensa?
«Anche questo mi spiace, un tempo non saremmo andate a togliere il posto a qualcuno. Potrebbero pensare: che cosa vogliono queste due vecchie che hanno già vinto tutto? Ma lo sport dice che vanno le più forti, ci sono delle qualifiche e l’ho già detto a Fra: se vediamo che siamo un passo avanti è un conto, ma se vediamo che sono ai nostri livelli lasciamo anche perdere».
E con Francesca i discorsi sono cambiati, ora si parla solo dei figli?
«Eh sì, si parla di loro. Un nervoso (sorride). La sua dorme sempre...».
«ANDREMO SOLO SE SICURE DI AVERE UN ALTRO PASSO. SE NO LARGO ALLE GIOVANI»
TANIA CAGNOTTO