LIBRI E TENTATIVI JOYON IN VOLATA TRIONFO A 62 ANNI
L’OCEANO A 62 ANNI FRA CAMPAGNA, RECORD E LIBRI SULLA LIBERTA’ VINCITORE ROTTA DEL RHUM SECONDO CLASSIFICATO
Tutta colpa di Bernard Motissier e di un trimarano. Se l’altro ieri Francis Joyon ha scritto il proprio nome nell’albo d’oro della Rotta del Rhum dopo un paio di decenni di tentativi (questa era la sua sesta volta), battendo in una volata molto più simile a una corsa ciclistica, un avversario di quasi 30 anni più giovane di lui, lo deve anche alle letture giovanili e a quel giorno in Martinica, a metà degli Anni 80, quando chiese di salire a bordo del trimarano di Philippe Jeantot, Credit Agricole. Quel giorno la sua vita cambiò rotta in maniera irreversibile. Come aveva fatto Motissier, navigatore e scrittore di successo, nel primo giro del mondo in solitario, quando — resosi conto che stava per vincere quella prima epica regata (Golden Globe, siamo alla fine degli Anni 60) — decise che prima della fama e della gloria amava sfrontatamente il mare e la libertà. Una parola che ha un alto peso specifico anche nella vita di Joyon, nato nel cuore «terricolo» della Francia, la Loira, lontano, lontanissimo dagli orizzonti Atlantici, guardando i quali s’impara a respirare il fascino dell’Oceano.
ENTOMOLOGO
Chissà se nelle ultime miglia con gli occhi sempre più rossi per la salsedine che ti invade la faccia senza tregua e per quel sonno che in
questi sette giorni è stato assoluto, ha mai pensato alla sua «prima vita». Quando Joyon era ben saldo sulla terra. «Non ho quasi mai dormito — ha raccontato il 62enne francese —. I primi due giorni di navigazione sono stati selvaggi, sempre con la paura di poter rompere la barca. E a questa cosa pensi spesso quando senti che tanti tuoi colleghi si sono dovuti ritirare o si sono dovuti fermare in qualche porto per evitare guai peggiori». Anche se aveva letto Motissier e le sue fantastiche avventure dal Vietnam a Thaiti, Francois gli Oceani li ha scoperti molto tardi: in un’altra vita ha fatto l’entomologo a la Cayenna, ha speso più di dieci anni fra Africa e Sud America, facendo mestieri da nulla, su una barca di nove metri che si era costruito da solo. Certo un po’ meglio di quella bicicletta a vela che aveva messo insieme da ragazzo. Lì in una zona di prati verdi, fiumi e tanti famosi castelli, ma senza alcun mare. Fino a quell’incontro con il trimarano che gli ha cambiato l’esistenza. Ma non del tutto. Perché per anni dopo la sua prima regata atlantica (la Rotta della Scoperta nel 1988, dove finisce terzo su un catamarano che lui stesso aveva assemblato) deve ancora fare i conti con i centesimi, stando attento a risparmiare su tutto.
SVOLTA Ma nel 1994 c’è la prima vera strambata. Sembra quella decisiva: ha arpionato la balena bianca che insegue da tempo quando Banque Populaire (un grande gruppo bancario che investe pesantemente nella vela oceanica francese) gli affida il nuovo trimarano. Sembra la svolta che a tanti velisti cambia la carriera, ma non a Joyon che più tardi ricorda quel periodo con un filo d’ansia. Gli stipendi sono sicuri, ma gli manca qualcosa. «In quegli anni mi chiedevo se ero stato assunto per fare il marinaio oppure per tenere relazioni pubbliche». Forse non per caso quando i soldi sono certi vince di meno. E’ ancora una Rotta del Rhum a cambiargli la vita. Anche se apparentemente in senso negativo. Siamo nel 1998 arriva sesto in questa regata che oggi ha dominato e Banque Populaire lo licenzia. «Ma in quel momento ho ritrovato la
SOLO A 90 SECONDI DALL’ARRIVO HO CAPITO CHE AVREI VINTO
FRANCOIS JOYON
SPERO DI ARRIVARE A QUELL’ETÀ COME LUI. LA VELA FA BENE...
FRANÇOIS GABART
mia libertà», racconterà più tardi Francis. Ricomincia da capo. Anche e soprattutto dal punto di vista economico, che in questo tipo di vela non è poca cosa: «Chiesi aiuto alla famiglia e agli amici». Proprio come in tante altre imprese della sua vita. Quando ha iscritto il proprio nome nei giri del mondo più veloci sia in solitaria che in equipaggio. Lo scorso anno ha fissato il nuovo record del Trofeo Jules Verne, in poco più di 40 giorni, vale a dire la metà di quanto ci aveva messo Phileas Foggs nella fantasia dello scrittore. Trova chi gli dà una mano come Idec (l’azienda che ha base nella Loira e che lo ha sponsorizzato). In mezzo ai record e alle vittorie c’è anche il tempo per un’altra Rotta del Rhum (2010) da dimenticare quando il suo multiscafo si rovescia, si riempie d’acqua, lasciandolo in attesa dei soccorsi per 5 giorni, a rischio ipotermia.
SCUFFIA Ma anche da quella scuffia si riprende fino ai successi di questi giorni. «Mi sento come se fossi andato più lontano del solito - dice dopo aver saltato sulle reti del suo trimarano innaffiando tutti di champagne al traguardo in Guadalupa -. Mi sono reso conto che avrei potuto vincere solo un minuto e mezzo prima del traguardo. Fino a lì pensavo che François (Gabart, 35 anni, secondo classificato per un pugno di minuti dopo essere stato in testa praticamente dal via,
ndr) mi avrebbe superato, stava andando molto più veloce di me. Sono stati minuti di grande ansia perché l’ho visto tornare come un aereo». Gabart lo guarda e i due si abbracciano, primo e secondo divisi da un nulla dopo oltre 4300 miglia di Atlantico. Sorridono in maniera autentica, dopo avere rischiato più volte di essere fermati dalle rotture. «Se arriverò a 62 anni in questa forma andrà davvero bene - dice Gabart -. Questa è la prova che la vela ti mantiene in forma...».
VITTORIA IN VOLATA NELLA ROTTA DEL RHUM. L’ATLANTICO SORRIDE DOPO 5 TENTATIVI CON UN CAPPOTTAMENTO E UN LICENZIAMENTO