Principe Bentancur, così la Juve gode
●L’uruguaiano si è ormai preso la squadra. Per Allegri esalta Pjanic e che feeling con Ronaldo...
Rodrigo Bentancur aveva di fronte il rossonero, ma gli attraversava la mente la banda roja del River. Domenica sera accorciava su Bakayoko e, in fondo, pensava un po’ a Pablo Perez, capitano e cuore Boca come lui. L’uruguaiano della Juve ha giocato con grazia principesca il classico italiano negli stessi momenti in cui il mondo osservava le scintille del Superclasico: il derby di Baires sarà sempre la partita del cuore, figurarsi adesso che assegna la Libertadores. Benta, però, è ormai tutt’altro giocatore rispetto al ragazzino timido che si presentò a Vinovo l’anno passato direttamente dall’Argentina: la personalità che si è solo intravista in un anno e mezzo, è ormai cosa nota nel vecchio Continente. L’ha notata Mourinho a Old Trafford, l’ha percepita Rino Gattuso a San Siro: il 21enne ha lo stesso ruolo di Ringhio, ma lì in mezzo può indossare tutti i vestiti. Occupa il ruolo di regista solo all’occorrenza, ormai si sta specializzato nell’essere una mezzala di qualità.
LA CATAPULTA I dirigenti del Boca che lo hanno visto crescere, che hanno annaffiato il talento in tre anni alla Bombonera, ripetono spesso lo stesso ritornello: Benta è un giocatore da grandi partite.. Tara la prestazione in base al palcoscenico. La dote era subito saltata agli occhi di Massimiliano Allegri che all’alba della scorsa Champions lo spedì subito dall’inizio al Camp Nou. Non esattamente la gara più semplice per un esordio assoluto: certe notti contenere il Barcellona è impresa al limite dell’umano. Quella volta il tecnico non aveva Khedira e Marchisio, per questo sfidò Messi con il ragazzino silenzioso che tanti complimenti si era meritato durante i primi allenamenti. Rodrigo andò a fondo assieme a RODRIGO BENTANCUR
La Juventus ha prelevato l’uruguaiano dal Boca Juniors nell’estate del 2017: 12 presenze in questa stagione tutti i compagni: 3-0 e tanti cattivi pensieri. Da allora, un passo alla volta, l’uruguaiano ha acquisito sicurezza ed è cresciuto nelle gerarchie. Ormai è riduttivo considerarlo un’alternativa, ma è dentro con entrambi i piedi alle rotazioni di Allegri: a San Siro ha preso il posto di Sami Khedira per scelta tecnica e non perché il tedesco veniva da un periodo di stop per infortunio, interrotto solo dal match dell’Allianz con lo United.
CIAO, RODRIGO La Juve in mezzo non dorme tra due guanciali e i guai di salute di Emre Can hanno creato qualche apprensione ad Allegri. Nello stesso tempo, però, sono stati la catapulta per lanciare Benta. Dal 6 ottobre, Udinese-Juve 0-2, il centrocampista 21enne non è mai uscito un secondo dal campo: cinque partite di campionato filate dall’inizio e due di Champions, l’andata e il ritorno contro Mou. Adesso Khedira è di nuovo arruolabile e non ci sono più solo tre scelte obbligate in mezzo, ma ci vorrà comunque tempo, almeno un altro mese e mezzo, perché Can torni di nuovo nella contesa. In questo contesto il minutaggio per l’uruguaiano sarà sempre assai alto, più o meno come le aspettative, anche se Allegri lunedì è stato chiaro: «Rodrigo è un ’97, alti e bassi per un talento così sono inevitabili. Ha bisogno di Pjanic e Pjanic con lui diventa ancora più forte», ha detto alla consegna della Panchina d’Oro. Se da un lato Max ha frenato, dall’altro ha aggiunto nuove responsabilità a Benta, mezzala moderna che taglia in orizzontale e verticale. A volte finisce pure dalle parti di Cristiano, che l’aveva lasciato senza parole solo qualche mese fa: «Ciao Rodrigo, come stai?», gli aveva detto dopo essere stato eliminato proprio dall’Uruguay negli Ottavi del Mondiale. Bentancur non si capacitava di come il fenomeno sapesse il suo nome: adesso lo conosce tutta Europa e non può certo stupirsene.