La Gazzetta dello Sport

Salvini apre un altro fronte: «Più soldi allo sport di base»

●Lo scontro per criteri e distribuzi­one di fondi alle federazion­i. Ora il sistema prevede l’80 per cento per l’alto livello e il 20 per l’attività sportiva: si cambia?

- V.p.

Chi avrà la cassa per dare i soldi alle federazion­i? È uno dei punti che fanno più discutere (e litigare) Coni, Governo e non solo. Oggi la lista dei contributi viene scritta a cura della giunta esecutiva guidata da Giovanni Malagò, domani dovrebbe passare nelle mani della nuova società Sport e Salute, con governance scelta dal sottosegre­tario vigilante, «sentito il Coni». La distanza fra l’oggi e il domani è uno dei punti in sospeso della sofferta trattativa di queste ore. Ma ieri, non bastasse Giorgetti, ci s’è messo anche Matteo Salvini a fare pressing su Malagò: «Spero che a livello di Coni si mettano più soldi per il basso che per l’alto livello. Se mi sente Malagò si arrabbia ma se ne farà una ragione». In realtà, il problema del presidente del Coni non sembra tanto quello di proteggere l’«alto» dal «basso», quanto di tenere il Coni dentro tutti e due i mondi, lo sport di vertice e quello per tutti, un doppio ruolo che la riforma cancella.

TESORETTO Ma quali sono i criteri che ispirano la distribuzi­one dei 245 milioni destinati nel 2018 alle federazion­i? Intanto bisogna spaccare il discorso in due. Una parte di questa cifra, circa 100 milioni, è una quota quasi fissa, serve per pagare il personale e come contributi per gli impianti. Il cuore della distribuzi­one è invece la parte «sportiva». In ballo ci sono 145 milioni . Alla fine del 2016, sono stati fissati i nuovi parametri per procedere. Ma la giunta ha anche approvato la necessità di un tesoretto di circa il 20 per cento (una trentina di milioni di euro), utilizzato almeno per un’abbondante metà per evitare una decurtazio­ne troppo grande dei fondi del calcio. Il resto della «discrezion­alità» è al centro della polemica, il movente del cambio dell’«erogatore» previsto dal Governo è legato proprio a questo: non può dare i soldi ai presidenti di federazion­i chi poi deve chiedergli il voto per essere rieletto.

80 E 20 PER CENTO E i parametri oggettivi per la distribuzi­one fra sport e sport? La voce «Preparazio­ne Olimpica/Alto livello» pesa per l’80 per cento. E a sua volta è divisa fra «rilevanza» (numero di medaglie in palio alle Olimpiadi, visibilità, numero delle federazion­i nazionali , numero di tesserati agonisti) e «performanc­e» (risultati dal primo all’ottavo posto di Olimpiadi, Mondiali ed Europei). L’altro 20 per cento è invece deciso dall’«attività sportiva» (in questa voce anche numero di tesserati atleti, arbitri e società sportive). Insomma, quella parte su cui Salvini vuole che si mettano più soldi, lo sport di base, lontano dalle medaglie per intenderci e dallo spietato modello inglese. Sarà questo il futuro?

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LAPRESSE Matteo Salvini, 45 anni

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