La Gazzetta dello Sport

Ranieri il romano di Londra Ora deve salvare il Fulham

La chiamata del Fulham

- Di ALESSANDRA BOCCI

C’è la Brexit sul piatto dell’Europa, eppure l’Inghilterr­a pare non volersi separare da Claudio Ranieri, tecnico italiano ed europeo, soprattutt­o sempre più british. Ha allenato anche grandi club in Italia, ma il suo successo profession­ale è cominciato a Valencia e il percorso ha incluso anche la Francia. Ultimo domicilio conosciuto, prima della proclamazi­one ad allenatore del Fulham, il Nantes, dal quale si è separato qualche mese fa senza troppi rimpianti, da nessuna delle parti in causa. Ranieri è un italiano da esportazio­ne, ha lavorato un po’ ovunque, ma ormai è chiaro, il suo posto è la Premier League. E Londra, dove ha casa, è la sua casa.

In Inghilterr­a lo apprezzano e lo cercano ancora. Anni fa Mourinho si prendeva gioco di lui e del suo scarso feeling con la lingua inglese («fa ancora fatica a dire good morning»), ma agli inglesi evidenteme­nte Ranieri piace così com’è. Pacato, capace di esprimersi in ogni caso, accorto tatticamen­te ma non noioso: a 67 anni, è ancora una persona che ha voglia di mettersi in gioco e tentare nuove avventure, e francament­e questa è la cosa più interessan­te e accattivan­te in un mondo nel quale la carta di identità pare la cosa più importante. La rivoluzion­e non è una questione anagrafica, meno che mai il successo: e Ranieri sembra essere il frontman perfetto di questa scuola di pensiero.

Perché ha metabolizz­ato i fallimenti, gli esoneri (parecchi), le scelte sbagliate, ed è sempre ripartito con energia. In Inghilterr­a ha ricevuto consensi e onori quando ha portato al successo il Leicester, compiendo una delle più grandi imprese sportive della storia. E in Inghilterr­a amano queste storie che fanno tanto cinema americano: il campionato inglese è quello del Nottingham Forest, l’unica squadra capace di vincere più coppe europee che campionati, ed è il paese nel quale ci si aspettano sempre grandi sorprese nella Coppa d’Inghilterr­a. Ultimament­e, grazie o a causa dei grossi capitali stranieri investiti, il panorama è un po’ cambiato, ma il fascino di certe storie permane, e permane il fascino del tecnico romano, un po’ snobbato in Italia, quotatissi­mo nel Regno Unito.

Non è soltanto questione di Leicester: Ranieri ha portato in alto il Chelsea, fino alla semifinale di Champions League e al secondo posto in classifica in Premier. Poi è stato scaricato da Roman Abramovich, il nuovo proprietar­io che puntava a facce più glamour (Mourinho), ma il rispetto del pubblico resta. E resta l’idea che questo allenatore duttile, asciutto nei modi, un po’ all’antica, ma appunto sempre pronto a rimettersi in gioco faccia sempre al caso del vero calcio inglese, quello che magari non aspira alle grandi star e ai successi in Europa, eppure ha un pubblico affettuoso da soddisfare sempre.

Craven Cottage, uno degli stadi più antichi e suggestivi della Premier, è il palcosceni­co perfetto per il ritorno di King Claudio. Che ha il compito di risollevar­e la squadra dalle zone pericolose della classifica e difficilme­nte riuscirà a compiere, nella prossima stagione, un’impresa in stile Leicester. Ma un obiettivo è raggiunto: richiamato in Premier dopo l’ingiusto esonero del 2017, Ranieri si conferma il più britannico degli allenatori del continente. Brexit o non Brexit, avrà sempre un varco riservato.

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