Ranieri il romano di Londra Ora deve salvare il Fulham
La chiamata del Fulham
C’è la Brexit sul piatto dell’Europa, eppure l’Inghilterra pare non volersi separare da Claudio Ranieri, tecnico italiano ed europeo, soprattutto sempre più british. Ha allenato anche grandi club in Italia, ma il suo successo professionale è cominciato a Valencia e il percorso ha incluso anche la Francia. Ultimo domicilio conosciuto, prima della proclamazione ad allenatore del Fulham, il Nantes, dal quale si è separato qualche mese fa senza troppi rimpianti, da nessuna delle parti in causa. Ranieri è un italiano da esportazione, ha lavorato un po’ ovunque, ma ormai è chiaro, il suo posto è la Premier League. E Londra, dove ha casa, è la sua casa.
In Inghilterra lo apprezzano e lo cercano ancora. Anni fa Mourinho si prendeva gioco di lui e del suo scarso feeling con la lingua inglese («fa ancora fatica a dire good morning»), ma agli inglesi evidentemente Ranieri piace così com’è. Pacato, capace di esprimersi in ogni caso, accorto tatticamente ma non noioso: a 67 anni, è ancora una persona che ha voglia di mettersi in gioco e tentare nuove avventure, e francamente questa è la cosa più interessante e accattivante in un mondo nel quale la carta di identità pare la cosa più importante. La rivoluzione non è una questione anagrafica, meno che mai il successo: e Ranieri sembra essere il frontman perfetto di questa scuola di pensiero.
Perché ha metabolizzato i fallimenti, gli esoneri (parecchi), le scelte sbagliate, ed è sempre ripartito con energia. In Inghilterra ha ricevuto consensi e onori quando ha portato al successo il Leicester, compiendo una delle più grandi imprese sportive della storia. E in Inghilterra amano queste storie che fanno tanto cinema americano: il campionato inglese è quello del Nottingham Forest, l’unica squadra capace di vincere più coppe europee che campionati, ed è il paese nel quale ci si aspettano sempre grandi sorprese nella Coppa d’Inghilterra. Ultimamente, grazie o a causa dei grossi capitali stranieri investiti, il panorama è un po’ cambiato, ma il fascino di certe storie permane, e permane il fascino del tecnico romano, un po’ snobbato in Italia, quotatissimo nel Regno Unito.
Non è soltanto questione di Leicester: Ranieri ha portato in alto il Chelsea, fino alla semifinale di Champions League e al secondo posto in classifica in Premier. Poi è stato scaricato da Roman Abramovich, il nuovo proprietario che puntava a facce più glamour (Mourinho), ma il rispetto del pubblico resta. E resta l’idea che questo allenatore duttile, asciutto nei modi, un po’ all’antica, ma appunto sempre pronto a rimettersi in gioco faccia sempre al caso del vero calcio inglese, quello che magari non aspira alle grandi star e ai successi in Europa, eppure ha un pubblico affettuoso da soddisfare sempre.
Craven Cottage, uno degli stadi più antichi e suggestivi della Premier, è il palcoscenico perfetto per il ritorno di King Claudio. Che ha il compito di risollevare la squadra dalle zone pericolose della classifica e difficilmente riuscirà a compiere, nella prossima stagione, un’impresa in stile Leicester. Ma un obiettivo è raggiunto: richiamato in Premier dopo l’ingiusto esonero del 2017, Ranieri si conferma il più britannico degli allenatori del continente. Brexit o non Brexit, avrà sempre un varco riservato.