La Gazzetta dello Sport

Morata «Sarri un generale perfetto per i miei gol»

IL CENTRAVANT­I DEI BLUES: «QUI GIOCO COME ALLA JUVE, POSSO FARE PURE PIU’ GOL E CON LA SPAGNA VOGLIO LA “9” E LA NATIONS»

- Di Filippo Maria Ricci CORRISPOND­ENTE DA MADRID @filippomri­cci

CON LUI PARLO DI TUTTO. E QUANDO MI CHIESE DEI PAESI BASCHI...

SU MAURIZIO SARRI «SEMPRE DISPONIBIL­E»

Alvaro Morata ha ritrovato il sorriso. «Mica una cosa da poco!» dice serio. «È stato un anno strano, quello che si sta chiudendo, il peggiore della mia vita dal punto di vista sportivo, il migliore a livello famigliare».

Da dove cominciamo?

«Dal calcio, la mia profession­e. Non andare al Mondiale è stata la delusione più grande della mia vita. Mi è crollato il mondo addosso: sono entrato in un periodo molto brutto nel quale vedevo tutto nero e solo grazie alla famiglia e a mia moglie sono riuscito ad andare avanti. La gente pensa che l’umore di un calciatore possa cambiare in una settimana, magari con un gol, ma non è così: ci vogliono parecchi mesi per riprenders­i da un colpo del genere. Quest’estate ho sofferto tanto, e sono riuscito a uscire da questa situazione negativa e tornare a fare le cose bene anche grazie all’aiuto di uno psicologo, lo stesso che è qui in nazionale. E alla nascita dei gemelli».

Siamo già nella sfera positiva.

«Si, Ho avuto la fortuna di essere padre e la cosa ha cambiato la mia vita e quella di Alice. Questo è più importante del calcio e di tutto il resto».

Sono cambiati anche gli allenatori del Chelsea e della nazionale. Iniziamo da Maurizio Sarri.

«Mi avevano detto che è un tecnico che gioca molto bene con la palla e che ama il lavoro tattico, però anche che ha una buona relazione personale con i giocatori, e così è stato. Sarri conosce alla perfezione la differenza tra i vari momenti nella vita di una squadra: quando bisogna lavorare in campo è il primo a dare l’esempio e sembra un generale, quando deve scherzare con lui muori letteralme­nte dalla risate. E il tutto si riflette sul gruppo, stiamo molto bene insieme e giochiamo un bel calcio: siamo appena un po’ indietro in classifica solo perché abbiamo fatto alcuni pareggi. Ma siamo con Sarri da poco, non abbiamo ancora perso e va benissimo così anche perché la competizio­ne in Premier è durissima. E migliorere­mo».

Cosa l’ha sorpresa di più di lui?

«Il fatto che non c’è bisogno che succeda qualcosa, che t’infortuni, che giochi bene o male, per parlare con lui. È sempre disponibil­e e interessat­o: ti chiede come stai, come ti va la vita, questioni di calcio ma anche la prima cosa che gli viene in mente, non so, la situazione politica del tuo Paese. Una delle prime volte che lo incontrai mi chiese cosa pensavo dell’indipenden­za dei Paesi Baschi. Rimasi a bocca aperta, non me l’aspettavo. Ci mettemmo a parlare con passione, e non è una cosa tanto scontata».

E in campo?

«Il suo sistema è perfetto per me: quasi tutti i palloni mi arrivano quando sono di fronte alla porta e non è la stessa cosa di quando giocavo spalle alla porta e dovevo girarmi. Quello non è il mio gioco. Uno dei posti dove ho giocato meglio è stato alla Juve e anche lì non dovevo girarmi, dovevo solo attaccare lo spazio e correre con la palla in avanti. Come ora: avrei potuto segnare qualche gol in più se fossi stato più preciso».

Sorpreso dalle voci di Conte al Madrid?

«Per niente. È uno dei migliori allenatori che ci siano, tatticamen­te pochi sono al suo livello, è un vincente e lo stesso vale per il Madrid. Avrebbe potuto fare molto bene al Bernabeu».

E perché le cose sono finite male al Chelsea?

«Antonio è una persona a cui piace tenere un certo controllo nel club, e magari nel Chelsea non era così. E quando inizi ad aver problemi in alto poi è inevitabil­e che finiscano con l’arrivare in basso. Ma non è corretto che parli di queste cose. È stato il mio allenatore e lo devo ringraziar­e e desidero il meglio per il suo futuro, finché non saremo avversari...».

Il City è battibile?

«Sul lungo periodo è difficile: ha una super rosa con grandi alternativ­e e gioca benissimo. Noi faremo tutto il possibile: lottiamo, quello è sicuro, e speriamo che perdano punti. Altrimenti è dura».

Oggi c’è Croazia-Spagna, arrivate lanciatiss­imi, dopo la sconfitta con l’Inghilterr­a vi giocate la qualificaz­ione.

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IL BOTTINO

I gol segnati con il Chelsea in Premier League in 42 partite. Quest’anno è a quota 5 in 11 gare

«Il calcio è così, pensavamo tutti che avremmo fatto almeno un punto con l’Inghilterr­a perché eravamo in un gran momento e invece abbiamo perso in casa, cosa che non succedeva da anni e che ha complicato il cammino per la Final Four. Andiamo in Croazia a giocarci tutto in un ambiente complicato: il Paese è sempre stretto attorno alla sua nazionale e adesso ancor di più dopo il gran Mondiale fatto. E poi dopo il risultato dell’andata avranno voglia di vendicarsi. Secondo me possiamo vincere, ma per farlo servirà una grande partita».

In Spagna avete vinto 6-0, altra cosa inattesa visto il Mondiale degli uni e degli altri.

«Loro avevano delle assenze ed è sempre difficile a livello psicologic­o tornare a giocare dopo aver raggiunto e perso una finale mondiale. I giocatori erano stanchi e forse un po’ svuotati. Si è generata una situazione strana che non rispecchia­va la realtà delle cose e un risultato ingannevol­e: se giocassimo 100 volte non si ripeterebb­e mai quel risultato».

E lei? Il 9 è libero: tanti pretendent­i, nessun padrone.

«Arrivo in un buon momento, Luis Enrique crede in me e mi ha chiamato sempre in nazionale: la cosa mi rende felice e mi stimola. Ora voglio solo la qualificaz­ione, perché adesso questa Nations League non scalda il cuore ma poi quando arriverà l’estate e non ci sarà calcio credo che gli spagnoli saranno felici di vederci competere per un trofeo».

Obiettivo del 2019?

«Vincere con il Chelsea e con la nazionale. Ma prima di tutto la salute».

E quindi il sorriso, che dipende da corpo e testa.

IL MOMENTO «Anche diventare padre mi ha cambiato la vita. E in nazionale ora ho Luis Enrique che crede in me»

PROBLEMI AL CHELSEA PERCHÉ VOLEVA AVERE UN CERTO CONTROLLO

SU ANTONIO CONTE «UNO DEI MIGLIORI»

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