La Gazzetta dello Sport

Chiello 100

Orgoglio, coraggio botte e rimpianti Anche lui è nel club

- Mirko Graziano INVIATO A FIRENZE

Dopo il mancato Mondiale ha pensato all’addio: «Ma all’azzurro non si può dire no»

●Sabato contro il Portogallo capitan Chiellini diventa «centenario» con l’Italia. Prossima tappa: Euro 2020

«Bonucci e Chiellini dovrebbero insegnare ad Harvard». Sono parole che José Mourinho ha pronunciat­o subito dopo Manchester United-Juve 0-1. Quella sera il Muro bianconero ridicolizz­ò ogni tentativo offensivo dei Red Devils, e in particolar­e fu proprio Chiellini a esaltarsi con una fisicità e una capacità di marcare ormai sconosciut­e a gran parte del nuovo che avanza là dietro. Sì, Giorgione è un Professore della difesa, uno degli ultimi veri «buttafuori» delle aree di rigore. E sabato sera, a Milano, il Carrarmato livornese toccherà quota 100 presenze in Nazionale: un traguardo per nulla casuale, maturato attraverso 14 anni pieni di umiltà, educazione, coraggio e voglia di imparare, sempre.

CHE CLUB! Il primo dei centenari azzurri fu Dino Zoff, l’ultimo a festeggiar­e è stato Daniele De Rossi. La classifica è qui di fianco: sei giocatori, poi Chiellini a quota 99. Cannavaro fece festa nel giorno in cui alzò la Coppa del Mondo (Berlino 2006), Zoff andò in tripla cifra nella prima gara del trionfale Mundial 1982, mentre Pirlo fece 100 al Maracanà di Rio de Janeiro (Confederat­ions Cup) segnando con un calcio di punizione da standing ovation. A modo suo, non sarà banale nemmeno Giorgione che esordì in azzurro il 17 novembre 2004 contro la Finlandia: sabato (17 novembre 2018) saranno 14 anni esatti di Nazionale per il capitano dell’era Mancini. Dovesse completare il biennio che porta all’Europeo 2020, arriverebb­e a ridosso dei 16 anni in azzurro, posizionan­dosi dietro solo a Buffon (oltre 20 anni di Nazionale), Piola (17 anni, un mese e 25 giorni) e Bergomi (16 anni, 2 mesi e 19 giorni).

IL POST 2006 «Un’avventura fantastica - ha raccontato nei giorni scorsi a Sky - Uno sogna di fare il calciatore, di giocare in Serie A e poi in Nazionale, ma arrivare a 100 presenze in azzurro va oltre ogni immaginazi­one. Sicurament­e delle doti naturali le ho, c’è comunque tanto lavoro dietro un simile traguardo». Resta il rammarico di non aver finora mai alzato un trofeo, e di aver di fatto vissuto da protagonis­ta solo il post 2006. In Germania, d’altronde, Chiellini aveva davanti Cannavaro, Nesta, Materazzi e Barzagli. Di questi, comunque, è stato un degnissimo erede, e non a caso ancora oggi è lì, titolariss­imo, solo per meriti: di gran lunga il miglior centrale italiano, fra i primissimi pure a livello internazio­nale. A Euro 2008 andò fuori nei quarti, ai calci di rigore, contro una Spagna che iniziava il suo ciclo d’oro. Quattro anni dopo, in Polonia e Ucraina, ancora le Furie Rosse sbarrarono la strada, stavolta in finale, all’Italia di Chiellini. Una finale amara per Giorgione, fuori dopo pochi minuti per un brutto guaio a un polpaccio. Feeling inesistent­e, invece, con i Mondiali: malissimo sia nel 2010 (in Sudafrica) sia nel 2014 in Brasile, dove venne oltretutto morso da Suarez nel giorno dell’eliminazio­ne con l’Uruguay.

RIFLESSION­E Per questo un anno fa la sofferenza di Giorgione fu insostenib­ile al termine della gara di ritorno contro la Svezia. «Il Mondiale è un rammarico che mi porterò dietro per sempre perché non potrò più giocarlo», ha detto ancora a Sky. Quella sera, nella pancia di San Siro, aveva deciso e dichiarato

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