FONTANA D’ORO «TRIONFERA’ LA NOSTRA PASSIONE»
LA VALTELLINESE RAPPRESENTERÀ GLI ATLETI AZZURRI A TOKYO DOVE LA CANDIDATURA VERRÀ PRESENTATA PER LA PRIMA VOLTA
Per Arianna Fontana sono giorni pieni: allenamenti verso il rientro a parte, c’è da sistemare l’appartamento comprato col marito Anthony a Tallahassee, la città della Florida di lui, dove risiedono parte dell’anno. Domenica, dall’Italia, arriveranno mamma Maria Luisa e papà Renato. E tutto dovrà essere in ordine. I due, in valigia, avranno un abito particolare, ricevuto dal Coni. Quello firmato Armani che Arianna mercoledì 28 indosserà a Tokyo all’Assemblea dei Comitati Olimpici nazionali, nel cui ambito avverrà la prima presentazione ufficiale della candidatura Milano-Cortina. La valtellinese, già portabandiera azzurra ai Giochi di PyeongChang del febbraio scorso, è stata scelta quale atleta-testimonial.
Si aspettava il «no» di Calgary?
«Sono sorpresa: lì ho gareggiato due volte, so quanta passione, come in tutto il Canada, ci sia per lo sport, hockey ghiaccio in testa. Proprio Calgary, due weekend fa, ha ospitato la prima tappa della Coppa del Mondo del mio short track e, in streaming, ho notato le tante iniziative e i molti richiami pro candidatura».
Perché è fallita?
«Non conosco la situazione politica: evidentemente ha avuto maggior peso anche dei bei ricordi legati all’Olimpiade che la città ospitò nel 1988».
Per Milano-Cortina è fatta?
«Piano. Certo le possibilità aumentano. Se le altre candidate si autoeliminano, ci si può meglio concentrare sulla propria».
L’unica rivale rimasta è Stoccolma, che se la passa male: quale sarà la carta vincente italiana?
«In qualsiasi cosa facciamo ci mettiamo passione. Lo diceva anche lo slogan di Torino 2006: “Passion lives here”, “La passione abita qui”. Sarà ancora una volta la nostra arma vincente. Al di là dei problemi da affrontare e dei guai di Stoccolma».
Intanto, Tokyo...
«Qualche settimana fa, mi ha telefonato il segretario generale del Coni, Carlo Mornati: che onore ricevere tale investitura. Non so bene quale sarà il mio ruolo, ma insieme ad Anthony, partirò dagli Stati Uniti domenica 25. Avrò tre giorni per prepararmi. So già che mi emozionerò, ma se dovrò parlare in pubblico, almeno con l’inglese non avrò problemi. E speriamo che il vestito mi vada...».
Immaginava che un giorno la sua Valtellina avrebbe potuto ospitare gare olimpiche?
HA DETTO
«Il no di Calgary mi ha sorpresa: lo sport in Canada ha una presa enorme»
«A far la differenza sarà l’entusiasmo col quale noi italiani facciamo le cose»
«Non della mia disciplina, ma sarebbe lo stesso bellissimo. A quasi 36 anni, ben difficilmente sarò ancora atleta. Ma per la mia terra l’esperienza diventerebbe travolgente».
A proposito: quando tornerà in pista?
«Rientrerò in Italia un paio di giorni prima della partenza per gli Europei di Dordrecht del 911 gennaio: anche per rispetto delle mie compagne, escludo di parteciparvi. Poi vedremo... Intanto le prime due tappe di Coppa han detto che, sulla scena mondiale, ci sono tanti giovani nuovi e che l’Italia, pur cominciata tardi la preparazione, è aggressiva come sempre».