Lezioni in serbo Djokovic, un rullo Travolto Zverev «Si gioca troppo»
●Piega il tedesco, va in semifinale e attacca su Davis e World Cup: «Insostenibili. Ci vuole un solo evento»
Lesson two, per dirla all’inglese. In cattedra, Nole Djokovic. Del resto, non è il torneo dei Maestri? Questa volta il Giovin Signore Zverev non si ferma a tre game come a Shanghai a ottobre, ma comunque ne colleziona appena due in più e nel secondo set in pratica non vede palla.
PUNTI CRUCIALI Sono lontani i tempi in cui la stella più brillante della Next Gen, nella finale di Roma dell’anno scorso, sorprendeva un Djoker già diretto verso la china dei tormenti mentali e tecnici che l’avrebbero accompagnato fino a questa estate: ora davanti a Sascha c’è di nuovo il dominatore, capace di resuscitare a Wimbledon e poi di collezionare 33 vittorie su 34, con tra l’altro le perle di Cincinnati (unico Masters 1000 che gli mancava), e degli Us Open. Una partita che è l’applicazione chirurgica dell’enorme forza ritrovata del serbo. Prima regola: contro un avversario che serve a 230 all’ora e mette il 71% di prime, più che rispondere è fondamentale tenere il proprio, di servizio, in attesa degli eventi. Seconda regola: se il piano rischia di naufragare, come sul 4-4 del primo set, affronta le due palle break come se non ci fosse un domani. E infatti Nole mette una prima pesante e sulla seconda chance avversa prende subito l’iniziativa ricacciando sempre più indietro il tedesco, costringendolo dopo uno scambio mozzafiato a un pallonetto difensivo che sarebbe stato miracoloso. Terza regola: le occasioni sprecate potrebbero aver intaccato la fiducia dell’avversario, perciò sii più aggressivo. Detto fatto, nel decimo game Zverev concede le prime due palle break, che sono anche set point, le annulla, ma sulla terza, dopo un Falco sfavorevole, concede il parziale con un sanguinoso doppio fallo. E così, per chiudere la contesa, entrano in ballo altri due fattori: la preparazione atletica, esaltante per Djokovic nonostante le 62 partite giocate in stagione, e la solidità mentale, aspetto che il signorino di Amburgo deve decisamente implementare, perché nel secondo set scompare e finisce per perdere gli ultimi 20 punti su 22: «Vincere il primo set — dirà sconsolato — avrebbe fatto tutta la differenza del mondo e avrebbe cambiato l’inerzia del match».
«SE AVESSI VINTO IL PRIMO SET, L’INERZIA SAREBBE CAMBIATA»
ALEXANDER ZVEREV NUMERO 5 DEL MONDO
LA CHIAVE
Nole scatenato: «Siamo già lo sport con la stagione più lunga, il tennis così sta dando una brutta immagine di sé»
MALATO E POLEMICO Si chiamano lezioni di tennis, caro Sascha. Per di più impartite da un Djoker malaticcio causa raffreddore che si porta da Parigi: «Non è stato un grande match, ho un piccolo malanno, per questo ho cercato di essere concentrato e solido nei momenti in cui ne avevo più bisogno. Sapevo che non era facile, per certi aspetti Sascha è un battitore migliore di Isner». Intanto l’ottava semifinale al Masters è già in tasca, così Novak può dedicarsi a pizzicare Itf e Atp sul dualismo dell‘anno prossimo tra nuova Coppa Davis e nuova World Cup: «Siamo già lo sport con la stagione più lunga e tra novembre 2019 e gennaio 2020 ci ritroveremo a giocare due gare a squadre pressoché uguali. Una situazione insostenibile per noi e un brutto colpo all’immagine del tennis. Spero che Atp e Itf si parlino e si arrivi a un evento soltanto». Consigli in serbo.