La Gazzetta dello Sport

TRE TENORI E UN’ANIMA: È EURO OLIMPIA

Dopo la vittoria sul Darussafak­a a Istanbul

- Di GIORGIO SPECCHIA

Milano avanza nella sua scalata all’Europa. Lo fa vincendo a Istanbul contro il Darussafak­a una partita giocata male, con la misera percentual­e del 34% nel tiro da due (ma dopo il terzo quarto era addirittur­a al 26%). Sbancare Istanbul con queste statistich­e forse è un record, sicurament­e un segnale che qualcosa è cambiato. E vincere è la novità più bella di questo inizio stagione, un film inedito da vedere fino alla fine per chi, come il tifoso dell’Olimpia, negli ultimi anni ha guardato gli altri scappare troppo presto verso i play off di Eurolega. Stavolta Milano c’è. È lì, nelle zone alte, e non intende scivolare giù. Dopo la Final Four sfiorata nel 2014 contro il Maccabi di David Blatt, e le successive 94 partite (30 vinte, 64 perse) di quattro Euroleghe da comprimari­a, Milano è ripartita con i tre tenori: Mike James, Vladimir Micov e Nemanja Nedovic. A Istanbul hanno firmato 58 dei 98 punti dell’Olimpia. Una squadra da 5 vinte e 2 perse con un’etichetta – quella dei «tre tenori» - che la caratteriz­za. Ed è un buon segno nella storia di un club ricordato come quello delle Scarpette Rosse o della Banda Bassotti. Un colore prima, la (scarsa) altezza poi, adesso il fiero acuto di tre giocatori che hanno saputo cambiare l’immagine europea di Milano. L’Olimpia di oggi è questa: c’è l’impronta del coraggio di James, delle scelte sempre azzeccate del professor Micov e del talento di Nedovic. Tutte cose che hanno dato slancio all’Eurolega. Pianigiani orchestra dalla panchina, ma lo schema che sembra funzionare meglio è quello mentale. A Istanbul, Milano è entrata in campo decisa, ha subito piazzato un allungo. Poi ha litigato con il tiro da sotto, allora si è affidata alle triple. Eppure non ha mai dato l’impression­e di poter perdere, anche quando è andata in difficoltà nell’ultimo quarto. È la forza delle squadre fatte da giocatori che tirano fuori il meglio quando la palla pesa. Questa Olimpia piace perché non sa essere mai banale. Perde, ma se la gioca alla pari col Cska e col Real Madrid, strapazza l’Olympiacos al Pireo, vince a Istanbul senza brillare, affida a James il compito di fare urlare di gioia il Forum all’ultimo secondo contro Khimki ed Efes. Le Scarpette Rosse volute negli Anni 50 dal presidente Adolfo Bogoncelli per questione di look e la Banda Bassotti plasmata da Dan Peterson hanno vinto perché avevano un’anima. L’Olimpia dei «tre tenori» promette bene. James, appena entrato nello spogliatoi­o di Istanbul, ha subito twittato: «Altra vittoria in trasferta!». Un acuto 2.0 rivolto al popolo Olimpia che ha ripreso a sognare pure in Europa.

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