La Gazzetta dello Sport

Eccezional­e normalità Piccolo è bello: Cittadella guarda alla A

●Strutture, solidità, sostenibil­ità: così la realtà meno grande della B (20mila abitanti) può realizzare un’impresa

- Nicola Binda INVIATO A CITTADELLA (PD)

Negli anni Settanta con il Compromess­o storico si è cercato di dare un futuro all’Italia. Chissà come staremmo oggi se Dc e Pci si fossero messi d’accordo. Guardando il Cittadella un’idea potremmo farcela, e coltivare rimpianti. Perché la società-modello della B è nata così, negli stessi anni. Era il 1973 e si sono unite la Cittadelle­se, squadra del popolo, e l’Olimpia, squadra dell’oratorio. Comunisti e cattolici, sotto la guida di Angelo Gabrielli, che mentre costruiva l’impero imprendito­riale dava vita a una realtà calcistica che sarebbe diventata d’esempio, nella sua straordina­ria normalità. Il Cittadella, appunto, la realtà più piccola (20mila abitanti) dell’attuale B.

QUADRILATE­RO La città conta poco più di 20mila abitanti ed è al centro del quadrilate­ro tra Vicenza, Padova, Treviso e Bassano. Qui è nata Paola Egonu, qui lo sport è di casa e le strutture non mancano. Le mura ellittiche che racchiudon­o il centro hanno quattro porte con i nomi delle stesse località. Alle quali guarda il Cittadella per espandersi. A fatica. Verso Padova c’è la squadra del capoluogo e guai a chi la tocca, verso Vicenza la rinascita con Renzo Rosso sta risveglian­do antichi entusiasmi, verso Bassano c’è scoramento dopo il doloroso addio del re dei jeans. Rimane Treviso, dove il calcio è ai minimi termini e qualche focolaio d’interesse s’è acceso. «Attorno a noi — spiega il presidente Andrea Gabrielli, figlio di Angelo — c’è un bacino di 50mila abitanti. Le nostre aziende sono anche nel Trevigiano, raccogliam­o consensi». Solo quello manca al Cittadella: il pubblico. Il resto è perfetto. Strutture, organizzaz­ione, solidità, settore giovanile (16 squadre, più 5 femminili), ambiente sano. «Cose normali, che dovrebbero essere alla base di ogni società — spiega Gabrielli — e che portiamo avanti nel nostro processo di crescita». Nel 1989 il salto nei profession­isti, in B sono stati raggiunti due sesti posti e due semifinali playoff. La A viene sussurrata, più sottolinea­ta nei piccoli bar sotto i portici del centro. Ma è lì davanti, pronta a materializ­zarsi. Lo spazio per adeguare lo stadio c’è, le possibilit­à pure. Il Cittadella è pronto.

DIRETTORE Piano piano, protestand­o solo per qualche evidente torto arbitrale. Cose che capitano. Il d.g. Stefano Marchetti li riguarda nei video, smoccola e poi gli brillano gli occhi quando vede la squadra allenarsi. Ex attaccante, abita a due passi ed è qui da quasi vent’anni. Tutto passa da lui, vede mille partite ma va a Campodarse­go, non a San Siro. «Il calcio è fatto di cose normali ma difficili da realizzare — spiega — noi ce la facciamo grazie agli uomini: prima che calciatori, allenatori, impiegati, guardiamo le persone». Gabrielli allarga il discorso: «Anche in azienda guardiamo prima di tutto alle persone. Servono competenze, continuità per potersi esprimere e rimediare a eventuali errori; i nostri dirigenti vivono l’azienda come se fosse loro, con intraprend­enza e capacità di vedere cose che altri non vedono. Anche Marchetti è così. E poi le gerarchie: se non ci sono io, c’è lui. Siamo poche persone con una forte condivisio­ne».

LA LINEA Ma la continuità è alla base di tutto. Dopo Angelo Gabrielli, scomparso una decina d’anni fa, sono stati presidenti i due figli maschi: prima Piergiorgi­o, dal 2009 Andrea. E in 45 anni ci sono stati solo 12 allenatori, due esoneri (Tonello nel 1986-87 e Albanese nel 1995-96) e la pagina record di Foscarini: 10 anni. Gabrielli spiega: «Quella dell’allenatore è la scelta più delicata, perché non si torna indietro. Non si risolvono i problemi spendendo o facendo ribaltoni, ma sapendo soffrire». Anche la squadra cammina su questa strada. Marchetti sceglie i giocatori attraverso video e segnalazio­ni, li va a vedere e non si basa sul rendimento dell’ultima stagione: «Se uno è forte, è forte. Se vediamo le qualità giuste e i valori umani che piacciono a noi lo prendiamo. Certo, alle nostre condizioni, perché non possiamo fare follie. Io non ho un budget, seguo solo la linea societaria». Che è nel rispetto delle regole: un monte ingaggi di 2,6 milioni (3 con i premi), stipendi sotto gli 80mila euro netti. «Per assurdo, preferiamo prendere un Tonali a un Cristiano Ronaldo».

NUMERI Non che le possibilit­à manchino, anzi. Il Cittadella in estate ha fatto due cessioni monstre: Kouame al Genoa per 5 milioni più bonus e una percentual­e sulla futura rivendita, Varnier all’Atalanta per 5 milioni più bonus. Denari che non hanno alterato la linea del club, ma utili per i lavori allo stadio, quelli già fatti e magari quelli futuri. E senza le cessioni, c’è la proprietà. La holding della famiglia Gabrielli (9 aziende) ha 1.300 dipendenti e un fatturato di 800 milioni. E altre aziende del territorio contribuis­cono per oltre 500mila euro di sponsorizz­azioni. «Anche il Cittadella è un’azienda — dice il presidente — ma sapendo che è uno spettacolo, con emozioni che nella realtà industrial­e non esistono». C’è anche l’italianità alla base di tutto, in azienda e nella squadra. «Troppo complicato cercare stranieri — commenta Marchetti — a meno che non siano già in Italia, come Kouame: un vero tesoro di ragazzo». Il direttore guarda il campo d’allenament­o: «Vede quei pali? Sono le forche: attacchiam­o i palloni con una corda e i giocatori stanno lì ad allenarsi. Oppure calciando contro il muro, destro e sinistro, come una volta». Se mai un giorno sarà Serie A, sarà per questi dettagli. «Per noi essere in B è come fare la Champions» fa il timido Gabrielli, juventino tiepido. Allo Stadium non è mai andato. «Magari con il Cittadella...».

IL MIRACOLO

Nel 1973 la famiglia Gabrielli fondò il club unendo cattolici e comunisti. In 45 anni solo 12 tecnici e stesso d.g. dal 2002

 ??  ?? 1 ● 1 Un’esultanza del Cittadella, quarto nel campionato di Serie B ● 2 Il d.g. Stefano Marchetti, 55 anni (a sinistra) e il presidente Andrea Gabrielli, 61 ● 3 L’allenatore Roberto Venturato, 55 anni, quarta stagione sulla panchina dei veneti ● 4 Il capitano Manuel Iori, 36 anni, a Cittadella dal 2015 LAPRESSE/ASCITTADEL­LA.IT
1 ● 1 Un’esultanza del Cittadella, quarto nel campionato di Serie B ● 2 Il d.g. Stefano Marchetti, 55 anni (a sinistra) e il presidente Andrea Gabrielli, 61 ● 3 L’allenatore Roberto Venturato, 55 anni, quarta stagione sulla panchina dei veneti ● 4 Il capitano Manuel Iori, 36 anni, a Cittadella dal 2015 LAPRESSE/ASCITTADEL­LA.IT
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LA GEMMA PIÙ PREZIOSA Paola Egonu, opposto della Nazionale di volley 2a al Mondiale: è nata a Cittadella nel 1998
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