Federer più forte dello spavento e delle polemiche
●Dopo la sconfitta al debutto con Nishikori risorge e vince il girone, ma intanto lo accusano di favoritismi negli Slam: è tensione tra Atp e Itf
La paura non fa per gli eroi. In cinque giorni, Federer al Masters passa dall’orlo dell’abisso alla qualificazione come primo del suo girone, prendendosi la rivincita su Anderson, che lo ha battuto una volta sola ma era quella dolorosissima dei quarti di Wimbledon a luglio. Stavolta Londra sorride al Re, che tra l’altro dovrebbe aver evitato il pericoloso incrocio con Djokovic.
LE ACCUSE La 15a semifinale su 16 partecipazioni (solo nel 2008 non superò il round robin, mentre nel 2016 era assente) riporta Roger al centro del villaggio tennistico ma non gli fornisce ancora l’ombrello di protezione dalle polemiche divampate proprio alla vigilia del Masters dopo un’intervista radiofonica del coetaneo e appena ritirato Julien Benneteau. L’ormai ex giocatore francese non l’ha toccata piano: «Federer è un’icona, ma nei grandi tornei riceve trattapure menti di favore nella programmazione. Da quando promuove la Laver Cup ci sono conflitti di interessi inquietanti. Nell’organizzazione di questo evento c’è Crag Tiley, il boss dell’Australian Open, che è pagato dall’agente di Roger. Guarda caso Federer ha giocato 12 delle sue 14 partite degli ultimi due anni nella sessione serale, quando le temperature sono più fresche. E lo stesso è accaduto quest’anno a New York con il nuovo Louis Armstrong». Il Divino è stato immediatamente difeso dagli altri Maestri a Londra («Si è meritato i favori») e non ha voluto replicare: «Non mi sento dell’umore di discuterne durante le Finals, sinceramente. Julien è un bravo ragazzo, lo conosco da quando eravamo juniores, penso che tutto sia stato decontestualizzato».
LA GUERRA Le parole di Benneteau, tuttavia, toccano in profondità il nervo scoperto degli intrecci economici che nei prossimi mesi rischiano di far esplodere i delicati equilibri del tennis professionistico per come lo conosciamo. Ieri, l’Atp ha lanciato la nuova Atp Cup, evento a squadre che a gennaio 2020 prenderà il posto della vecchia World Team Cup, defunta nel 2012. Nell’organizzazione, guarda caso, è coinvolto sempre Tiley, che ha rinunciato come numero uno della federazione australiana a tre appuntamenti storici (Hopman Cup e i tornei di Sydney e Brisbane) per garantire dieci giorni pieni alla competizione. Che ha un format praticamente uguale a quello della Davis rinnovata targata Kosmos-Piqué: 24 nazioni suddivise in sei gruppi (in tre città) con otto squadre qualificate dai round robin. Ci saranno fino a 5 giocatori in ogni squadra e le sfide si disputeranno su due singolari e un doppio. L’Atp Cup metterà a disposizione un montepremi di 15 milioni di dollari e 750 punti per i vincitori. E’ evidente la rotta di collisione tra Atp e Itf, la federazione internazionale che gestisce gli Slam e la Davis. I giocatori da tempo chiedono più potere sulla programmazione e soprattutto calendari meno compressi e sono sostanzialmente contrari a due eventi simili nel giro di sei settimane, a detrimento ovviamente della Davis, che non è organizzata da loro, arriva a fine anno e non all’inizio e non dà punti per la classifica. Djokovic e Zverev in questi giorni hanno già detto a gran voce che si gioca troppo, di fatto schierandosi per una stagione più corta e indirettamente contro la nuova Davis, che non a caso avrebbe voluto ritagliarsi due settimane a settembre, cozzando però contro la Laver Cup (ma guarda un po’...). Gadda l’avrebbe definito un pasticciaccio brutto.
LA CHIAVE L’elvetico sarebbe favorito in Australia perché il numero 1 della federazione è legato alla Laver Cup organizzata da Roger
FEDERER RICEVE TRATTAMENTI DI FAVORE NEI GRANDI TORNEI JULIEN BENNETEAU EX TENNISTA