La Gazzetta dello Sport

Federer più forte dello spavento e delle polemiche

●Dopo la sconfitta al debutto con Nishikori risorge e vince il girone, ma intanto lo accusano di favoritism­i negli Slam: è tensione tra Atp e Itf

- Riccardo Crivelli

La paura non fa per gli eroi. In cinque giorni, Federer al Masters passa dall’orlo dell’abisso alla qualificaz­ione come primo del suo girone, prendendos­i la rivincita su Anderson, che lo ha battuto una volta sola ma era quella dolorosiss­ima dei quarti di Wimbledon a luglio. Stavolta Londra sorride al Re, che tra l’altro dovrebbe aver evitato il pericoloso incrocio con Djokovic.

LE ACCUSE La 15a semifinale su 16 partecipaz­ioni (solo nel 2008 non superò il round robin, mentre nel 2016 era assente) riporta Roger al centro del villaggio tennistico ma non gli fornisce ancora l’ombrello di protezione dalle polemiche divampate proprio alla vigilia del Masters dopo un’intervista radiofonic­a del coetaneo e appena ritirato Julien Benneteau. L’ormai ex giocatore francese non l’ha toccata piano: «Federer è un’icona, ma nei grandi tornei riceve trattapure menti di favore nella programmaz­ione. Da quando promuove la Laver Cup ci sono conflitti di interessi inquietant­i. Nell’organizzaz­ione di questo evento c’è Crag Tiley, il boss dell’Australian Open, che è pagato dall’agente di Roger. Guarda caso Federer ha giocato 12 delle sue 14 partite degli ultimi due anni nella sessione serale, quando le temperatur­e sono più fresche. E lo stesso è accaduto quest’anno a New York con il nuovo Louis Armstrong». Il Divino è stato immediatam­ente difeso dagli altri Maestri a Londra («Si è meritato i favori») e non ha voluto replicare: «Non mi sento dell’umore di discuterne durante le Finals, sinceramen­te. Julien è un bravo ragazzo, lo conosco da quando eravamo juniores, penso che tutto sia stato decontestu­alizzato».

LA GUERRA Le parole di Benneteau, tuttavia, toccano in profondità il nervo scoperto degli intrecci economici che nei prossimi mesi rischiano di far esplodere i delicati equilibri del tennis profession­istico per come lo conosciamo. Ieri, l’Atp ha lanciato la nuova Atp Cup, evento a squadre che a gennaio 2020 prenderà il posto della vecchia World Team Cup, defunta nel 2012. Nell’organizzaz­ione, guarda caso, è coinvolto sempre Tiley, che ha rinunciato come numero uno della federazion­e australian­a a tre appuntamen­ti storici (Hopman Cup e i tornei di Sydney e Brisbane) per garantire dieci giorni pieni alla competizio­ne. Che ha un format praticamen­te uguale a quello della Davis rinnovata targata Kosmos-Piqué: 24 nazioni suddivise in sei gruppi (in tre città) con otto squadre qualificat­e dai round robin. Ci saranno fino a 5 giocatori in ogni squadra e le sfide si disputeran­no su due singolari e un doppio. L’Atp Cup metterà a disposizio­ne un montepremi di 15 milioni di dollari e 750 punti per i vincitori. E’ evidente la rotta di collisione tra Atp e Itf, la federazion­e internazio­nale che gestisce gli Slam e la Davis. I giocatori da tempo chiedono più potere sulla programmaz­ione e soprattutt­o calendari meno compressi e sono sostanzial­mente contrari a due eventi simili nel giro di sei settimane, a detrimento ovviamente della Davis, che non è organizzat­a da loro, arriva a fine anno e non all’inizio e non dà punti per la classifica. Djokovic e Zverev in questi giorni hanno già detto a gran voce che si gioca troppo, di fatto schierando­si per una stagione più corta e indirettam­ente contro la nuova Davis, che non a caso avrebbe voluto ritagliars­i due settimane a settembre, cozzando però contro la Laver Cup (ma guarda un po’...). Gadda l’avrebbe definito un pasticciac­cio brutto.

LA CHIAVE L’elvetico sarebbe favorito in Australia perché il numero 1 della federazion­e è legato alla Laver Cup organizzat­a da Roger

FEDERER RICEVE TRATTAMENT­I DI FAVORE NEI GRANDI TORNEI JULIEN BENNETEAU EX TENNISTA

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GETTY Roger Federer, 37 anni, si è qualificat­o alla quindicesi­ma semifinale su 16 partecipaz­ioni al Masters
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