TANTI TITOLARI IN EUROPA? VINCITORI COL PROPRIO PAESE
ITALIA, SPAGNA, GERMANIA FRANCIA, GRECIA... VINCONO SE I LORO GIOCATORI SONO NUMEROSI NELLA COPPA
NEL 2016 E 2017 GLI AZZURRI HANNO TOCCATO IL PUNTO PIÙ BASSO: E NON CI SIAMO QUALIFICATI AL MONDIALE
Il Mondiale toppato? Tutta colpa della Champions League. O meglio: della mancata esperienza dei giocatori italiani in Champions. Sembra infatti esserci una correlazione piuttosto stretta tra le presenze da titolari nella massima competizione europea e i risultati delle nazionali. E i nostri giocatori, che fino al 2010 erano un contingente numerosissimo in Champions, non sono (più) messi troppo bene e l’azzurro si è sbiadito parecchio, anche se le cose sembrano finalmente in miglioramento.
SEMPRE LE TOP 5 Secondo un brillante studio realizzato da Simon Gleave, capo-analista di Gracenote – compagnia specializzata in approfondimenti statistici –, Mondiali ed Europei sono sempre stati vinti da una delle cinque nazionali con il maggior numero di titolari impegnati in Champions con i club nella stagione precedente. Per fare un esempio, le squadre italiane nel 2005-06 avevano fatto giocare 37 elementi complessivamente, quarta nazione al mondo. E a luglio arrivò il trionfo di Berlino. Quattro anni prima, l’unica volta dal 2000 al 2010 che l’Italia restò fuori dalle prime cinque, ecco l’eliminazione – «taroccata» dall’arbitro ecuadoriano Byron Moreno, ok – contro la Corea del Sud negli ottavi di finale al Mondiale asiatico. La Francia che ha vinto l’ultimo Mondiale? Terza per utilizzo in Champions (49 elementi). Il Portogallo europeo 2016? Quinto. La Germania campione del Mondo 2014 terza, la Spagna regina d’Europa nel 2012 seconda, e terza nel 2010, quando trionfò al Mondiale in Sudafrica. E così via. Persino la Grecia, vincitrice a sorpresa dell’Europeo nel 2004 in Portogallo, arrivò a quel torneo dopo aver schierato in Champions addirittura 38 giocatori, quarto Paese al mondo.
IL TRACOLLO La correlazione non riguarda purtroppo soltanto le vittorie. E qui arrivano le dolenti note e forse una spiegazione alla fallita qualificazione per il Mondiale di Russia. L’Italia ha avuto un tracollo inesorabile, che ha toccato il punto più basso, come posizione in classifica, nella Champions League 2016-17. Quando nel 1999 il torneo per club più ricco fu allargato a 32 squadre, i nostri club contribuirono con 39 giocatori titolari, quarto Paese al mondo. E da quel momento è sempre rimasto nella Top 4 – tranne che nel 2001- -2002 (sesto posto), ma addirittura primo nel 2003-04 con 52 giocatori – fino al 2010-11 quando ne è uscita senza più rientrarci. E anzi precipitando fuori dalle prime dieci nel 2015-16 (13° posto con 15 giocatori impiegati, il nostro minimo nel ventennio per giocatori considerati, come la Bielorussia e uno in meno di Israele, ma il c.t. Antonio Conte riuscì in qualche modo comunque a costruire un’Italia credibile all’Europeo francese) e nel 201617 (16 titolari), con il 14° posto che resta il punto più basso in classifica. A novembre 2017, lo ricordiamo tutti, purtroppo, arrivò lo spareggio tragico contro la Svezia.
PROSPETTIVE Difficile capire il rapporto causa-effetto e di certo ha inciso il fatto che per stagioni intere (dal 2010 in poi) la Serie A è riuscita a eleggere in Champions appena tre squadre (se non 2), perdendo regolarmente il playoff. Però l’esperienza a livello internazionale, misurarsi con tipi di calcio non necessariamente più forti ma diversi, anche come contesti ambientali, di sicuro sviluppa doti che poi servono anche in Nazionale. E per fortuna i numeri sono in miglioramento. Nella stagione scorsa sono stati 22 i giocatori italiani con almeno una presenza da titolari in Champions: il nostro Paese è così rientrato nella Top 10, alla pari con la Russia ma dietro a Portogallo, Olanda, Belgio, tutti campionati che portano in Champions ancora meno squadre di noi. In questa stagione siamo già a 21 – alla pari con gli inglesi –, al settimo posto, grazie soprattutto alla Roma di Eusebio Di Francesco (7 giocatori, tra cui il giovanissimo Zaniolo). Se il contingente italiano dovesse sbarcare in massa agli ottavi, impresa possibile, il numero potrebbe essere destinato ad aumentare perché i candidati non mancano: Perin, Spinazzola, Kean e Rugani (per il primo qualche minuto alla fine con lo Young Boys e per l’altro col Valencia), Verdi (finora soltanto una presenza, ma non da titolare, contro il Liverpool), Luperto e Meret, Luca Pellegrini, Gagliardini (nel caso a gennaio l’Inter lo inserisse nella lista Uefa, perché al momento non c’è) e Ranocchia. A quanto pare basta rientrare nelle prime cinque nazioni al mondo, non serve essere primi: il Brasile è stato il maggior «fornitore» della Champions dal 2005 al 2013 (con il record di 76 titolari diversi nel 2006-07 e 200708) e pure quest’anno è in testa, già a quota 50. Roberto Mancini, nel caso, ringrazierà.