La Gazzetta dello Sport

Cellino «Il Brescia con me tornerà grande Tonali? Sono lo zio»

Presidente e una rivoluzion­e iniziata un anno fa: «Credevo la città fosse brutta come lo stadio, invece...»

- Guglielmo Longhi INVIATO A BRESCIA

Nella nuova sede aperta da pochi mesi, simbolo della rivoluzion­e, Massimo Cellino, presidente del Brescia, spiega che avere un gioiellino in casa lo entusiasma ma anche lo spaventa.

Quanto vale Tonali?

«Non faccio cifre, sto cercando di proteggere un vero talento».

Papà Cellino.

«No, diciamo che sono lo zio. Ha una famiglia solida, tipica lombarda. Ha promesso a me e alla mamma che finirà lo scientific­o».

Meritava la Nazionale?

«Certo, e metterà in difficoltà Mancini, perché è pronto. E’ il prototipo del centrocamp­ista moderno, inventa e difende».

Il nuovo Pirlo?

«Si assomiglia­no fisicament­e, per il resto sono diversi: Pirlo alla sua età giocava più avanti poi Ancelotti gli ha cambiato ruolo, Sandro ha grandi doti di equilibrat­ore e credo farà il percorso inverso: tra qualche anno giocherà trequartis­ta. E’ formato dal punto di vista muscolare e ha il senso del gol. Mi ricorda O’Neill che dal Cagliari è poi passato alla Juve».

Speriamo non finisca come lui...

«Fabian ha avuto la carriera rovinata dall’alcol, Sandro è un 18enne con la testa da adulto».

Sarà difficile tenerlo se il Brescia non va in A.

«Temo di sì. Ma non c’è solo lui, abbiamo altri giocatori interessan­ti: Cistana, Spalek, Bisoli. Non vorrei perderli tutti».

Donnarumma, 9 gol: un affarone costato 2 milioni con i bonus.

«Ha deciso lui di rinunciare alla A. Come Morosini che avrebbe potuto restare al Genoa».

Le piace la B a 19?

«No, ma era importante far partire il campionato. Io vorrei 22 squadre tutte con i bilanci in ordine. Purtroppo in Italia c’è l’abitudine consolidat­a di essere promossi dai tribunali».

Il Brescia ha il nuovo centro di allenament­o. E lo stadio?

«Prima bisogna avere la casa, il posto dove lavorare tutti i giorni. Lo stadio non è una priorità, anche se è vecchio e scomodo. Conoscevo Brescia solo attraverso il Rigamonti e mi aspettavo che la città fosse altrettant­o brutta. Invece è meraviglio­sa e meriterebb­e uno stadio decoroso. Va demolito e rifatto».

La questione di Is Arenas non le ha portato molta fortuna...

«Mi sono fatto tre mesi per concorso esterno in tentata estorsione. Non ho ancora capito cosa volesse dire. E la vicenda non è

chiusa: stanno ancora sentendo i testimoni dell’accusa».

Quanto le manca Cagliari?

«Moltissimo, è la mia terra. A volte quando sono distratto e sento alla radio qualcuno che dice “il presidente del Cagliari”, mi giro di scatto, credo che stia parlando di me. Non mi sono ancora abituato all’idea».

Si sente con Giulini?

«No, non si è comportato bene quando ho venduto la società».

Come sono i bresciani?

«Grandi lavoratori. E ancora più provincial­i dei cagliarita­ni: sono convinti che il mondo cominci e finisca a Brescia».

Corini è bresciano dentro?

«Certo: parla poco, lavora molto e non si lamenta».

Cosa le ricorda il 31?

«Non so, cosa?».

Il numero di allenatori esonerati tra Cagliari, Leeds e Brescia.

«Noi presidenti facciamo un lavoraccio e spesso sbagliamo, ma non ci divertiamo a mandare via la gente».

Zamparini è a 51: inarrivabi­le.

«Siamo diversi. Il suo Palermo è il grande favorito per la A».

Chi ha detto: «Suazo diventerà un grande allenatore».

«Ha qualità e mi conosceo. Ma ho sbagliato a chiamarlo, non aveva esperienza. Corini è l’uomo giusto al momento giusto».

Ha una media di 2 punti a partita: da promozione.

«Vero, ma dobbiamo fare di più in trasferta».

L’allenatore che ha nel cuore?

«Allegri: non l’ho mandato via anche se aveva fatto solo un punto in 6 partite».

Al Sant’Elia lei s’era inventato il posto 16A. L’ossessione del 17...

«L’ho persa in Inghilterr­a, è un numero che porta sfortuna».

Lo sa che il prossimo gol subìto dal Brescia sarà il 17°?

«No, e non m’interessa. Prendere gol è sempre una sfiga».

L’esperienza inglese?

«Positiva anche se sono stato attaccato per le vicende italiane. C’è molta più educazione sportiva e si seguono le regole».

Ha detto in agosto: torneremo a battere Verona e Atalanta. Mezzo obiettivo preso.

«L’Atalanta resta un modello. Ho dovuto ricostruir­e il vivaio affidandol­o a una persona di valore come Christian Botturi. So come cercare e costruire i giovani».

A Brescia c’è un complesso di inferiorit­à rispetto a Bergamo?

«No. Arriveremo al loro livello, il traguardo è salire in A al terzo anno, quindi nel 2020».

Pensa più al calcio o alle sue attività imprendito­riali?

«Mi considero un imprendito­re del calcio a tempo pieno. Ma ho una certa età e non ho più voglia di buttare via soldi».

FARÀ L’OPPOSTO DI PIRLO E DIVENTERÀ UN GRANDE TREQUARTIS­TA

MASSIMO CELLINO SU SANDRO TONALI BRESCIANO TIPICO: LAVORA MOLTO, PARLA POCO, NON SI LAMENTA

MASSIMO CELLINO SU EUGENIO CORINI

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 ??  ?? In alto, da sinistra: Massimo Cellino sei anni fa durante la presentazi­one della maglia del Cagliari e in versione rocker; sotto, da sinistra: in tribuna a Leeds e in sede a Brescia
In alto, da sinistra: Massimo Cellino sei anni fa durante la presentazi­one della maglia del Cagliari e in versione rocker; sotto, da sinistra: in tribuna a Leeds e in sede a Brescia
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CANNAS-GETTY-LAPRESSE
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