GIORGETTI DURO «MALAGÒ ESAGERA SERVE BUON SENSO»
● Dagli anni d’oro di san Totocalcio al soccorso di Tremonti: passando per Andreotti e Melandri
Sport e politica: scontri e salvataggi Il racconto di oltre 100 anni di storia
Dallo «sport agli sportivi» pronunciato da Giulio Onesti più di 70 anni fa allo «sport allo sport» di Federica Pellegrini di sabato a difesa delle prerogative del Coni. Passano gli anni, ma gli argomenti non cambiano troppo. Lo sport italiano è stato storicamente una miscela fra uno Stato «assente» e un Coni «supplente». E la vertenza con la politica è una storia infinita.
DALLA NASCITA AL FASCISMO
D’altronde il Coni nasce a Montecitorio e il primo presidente, Carlo Compas de Brichanteau, è un deputato. È il 9 giugno del 1914. Diverse federazioni hanno cominciato da tempo a vivere, ci sono già il Giro d’Italia e il campionato di calcio, ma i fondi sono pochi, la guerra incombe. Quando finisce, il Coni fa in tempo a diventare «confederazione delle federazioni sportive», ma poi si consegna al fascismo. Che, come ogni regime totalitario, fa dello sport un grande veicolo di propaganda e consenso. Due segretari del Pnf (Augusto Turati e Achille Starace) diventano anche presidenti del Coni. Nella legge del 1942 si stabilisce che «il presidente del Coni è nominato dal Duce su proposta del segretario del Partito Nazionale Fascista».
LO «SLALOM» FIRMATO ONESTI
Ma è scoppiata un’altra guerra. E a conflitto non ancora terminato l’avvocato Giulio Onesti viene nominato prima reggente e poi, il 21 ottobre del 1944, commissario straordinario del Coni. L’ex canottiere dovrebbe epurare tutti i vertici dello sport mussoliniano, ma non lo fa. Costruisce pezzo dopo pezzo un potere che durerà per 34 anni. Liquida i 300 e passa dipendenti dell’era fascista, riassume uno staff di 50 persone. Nel 1946, al momento della sua elezione (ma solo nel 1947 la nomina sarà riconosciuta dal Governo), le federazioni sono 23 (più tre «consultive»). Onesti ha un’intuizione geniale: chiedere soldi allo Stato in un’Italia che casca a pezzi è una follia, meglio prendersi il futuro Totocalcio. Nell’operazione, il socialista Onesti trova per strada un alleato fondamentale, il sottosegretario democristiano alla presidenza del Consiglio Giulio Andreotti: un legame che durerà (quasi) tutta la vita. Nel 1947 la quota Coni del concorso pronostici è di 1.163.290.628 lire e rappresenta il 95 per cento del complesso delle entrate. La prima tranche di contributi per le federazioni per il 1947 è di 50 milioni, l’atletica con i suoi 8 prende quasi il doppio di tutti gli altri. Il segretario generale Bruno Zauli in una discussione in giunta rivendica un po’ di «discrezionalità» Coni nella di-
stribuzione delle risorse, un altro tema di oggi.
DIETRO ROMA ‘60 SCONTRI POLITICI
L’anno dell’oro è il 1960, l’Olimpiade «dal volto umano», Berruti, Bikila, Cassius Clay. Ma prima, nel 1958, ci sono le stoccate del «Popolo», l’organo della Democrazia Cristiana, che contesta un Coni che nel suo ambito «può fare il bello e il cattivo tempo». Pochi mesi dopo i Giochi, Onesti fa i conti con il ministro del Turismo e Spettacolo Alberto Folchi, che aveva parlato in un convegno di
«Coni al termine delle attività» e di «un superiore coordinamento» per il mondo dello sport. Parole che resteranno lettera morta.
IL FIFTY FIFTY DEL TOTOCALCIO
Nel 1952, Stato e Sport prendevano dal Totocalcio 7 miliardi di lire a testa; nel 1963, l’Erario ha doppiato la quota Coni, che ha il fiatone. Così nel 1965 viene approvata la legge fifty fifty per una spartizione equa dei fondi. Per Onesti è un trionfo. Per il Coni una boccata d’ossigeno: nel 1966 apre la Scuola dello Sport, nel 1968 arrivano i Giochi della Gioventù.
LA MELANDRI CAMBIA TUTTO
Nel 1978 Onesti si dimette, piegato da un pronunciamento del Tar sul limite dei mandati per i dirigenti del Parastato. Arrivano prima Carraro, poi Gattai - e quindi Pescante, il reggente Grandi e Petrucci. Gli anni ‘90 sono l’opulenza e la crisi. All’inizio c’è l’assunzione «di massa» di 959 dipendenti, oggetto anche di un’inchiesta giudiziaria (per abuso d’ufficio, tutti assolti). Nel 1999 Giovanna Melandri, ministro dei Beni Culturali, lancia la sua riforma: gli atleti e i tecnici entrano negli organi di governo, le federazioni diventano «private», i loro presidenti non possono entrare nella giunta, mentre la base elettorale per eleggere il presidente del Coni quintuplica (dai 41 del ‘99 ai 215 del 2001, la riforma Pescante cancellerà queste ultime due norme
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IL NUME RO
La prima vittoria elettorale di Onesti al Coni: nel 1946 batté Aldo Mairano della Federbasket
nel 2004).
DAI DEBITI A TREMONTI
I debiti cominciano a essere tanti: 400 milioni di euro. Il Totocalcio sprofonda nella crisi, schiacciato dai nuovi giochi e dalla liberalizzazione delle scommesse. Nel 2002 il ministro Giulio Tremonti telefona al presidente Gianni Petrucci: o così o così. Nasce la Coni Servizi, che gestirà riduzioni del personale e vendita di mezzo patrimonio immobiliare per riequilibrare i conti. Il Coni comincia a reggersi su un finanziamento statale deciso anno per anno: l’autonomia ha il fiatone.
CONI-GOVERNO: LO SCONTRO
La riforma shock inserita dalla Legge di stabilità dal governo Lega-5 Stelle scatena lo scontro con Giovanni Malagò. Ma questa è storia di oggi.