La Gazzetta dello Sport

Tocca a Sirigu dodicesimo uomo «Felice di servire»

●«Qui non ci sono gerarchie, conta sentirsi utili: il Torino mi trasmette una grande passione»

- Andrea Elefante INVIATO A GENK (BELGIO)

«Stavolta gioca Sirigu, perché è giusto così». Se l’abbia detto prima Roberto Mancini o la logica dei fatti è questione sottile come il concetto di giustizia applicata al calcio: chi potrebbe dire con assoluta certezza che oggi Donnarumma sia più affidabile di Sirigu? Mancini, che poi è quello che deve decidere e ha scelto di mettere un punto fermo, dice che «Gigio è giovane, ha sempre fatto bene, ha un futuro». Però stasera il c.t. apre la porta a Sirigu incondizio­natamente. Non perché deve, ma perché vuole: «Merita di giocare e ci fa piacere farlo giocare».

CONTENTINO E Sirigu giocherà. Scacciando anche stavolta l’idea che si tratti di un semplice contentino. Riaccarezz­ando una sensazione che in realtà è qualcosa di più: c’è stato un tempo – era seduto da poco sulla panchina della Nazionale – in cui Siri ha messo in crisi il Mancio. Esperienza e rendimento erano dalla sua parte e non fu facile scegliere il primo a cui dare le chiavi della porta. Giocherà con l’entusiasmo che è «il regalo migliore che posso fare a questa Nazionale: c’è bisogno di ritrovarlo, è quello che ha sempre fatto la differenza nei momenti che contano». L’entusiasmo che a 31 anni lo fa essere ancora qui come se le dovesse giocare tutte e non una ogni tanto, «perché — ha spiegato ai microfoni Rai — la Nazionale è qualcosa di più, di diverso, e qui le gerarchie non esistono. Non conta sentirsi titolare o riserva, conta sentirsi utile. Fino a due ore prima di qualunque partita, io mi sento titolare: poi, se non gioco, divento un’arma mentale. Di stimolo e di aiuto per gli altri, soprattutt­o i più giovani».

CUORE TORO Se così non fosse, se così non si sentisse ancora, Sirigu alla Nazionale avrebbe già detto addio. È stata questione di orgoglio, un duplice orgoglio: quello di mettere la maglia azzurra e quello di essere ● le presenze di Sirigu in Nazionale. Il portiere, 31 anni, ha esordito il 10 agosto 2010 contro la Costa d’Avorio ● i campionati francesi vinti da Salvatore Sirigu nel suo lungo periodo al Psg (20112016). Sirigu gioca nel Toro dal 2017 più forte del disagio di ritrovarsi sempre dietro qualcuno, in azzurro. Parigi è alle spalle da un pezzo, anche se in questi giorni gli ha riportato alla mente «il ricordo di un Verratti che giocava con Thiago Motta e dava il meglio: in un centrocamp­o di qualità Marco sente esaltate le sue caratteris­tiche». Torino è l’oggi, «una piazza che mi trasmette grande passione per questo sport, la stessa che vive ogni tifoso granata». Con il Toro è diventato anche il miglior pararigori europeo del 2018, quattro su cinque, «ma non riesco a sentirmi addosso queste statistich­e». Torino è un rendimento ormai stabilizza­to sul «molto alto», è una parabola che ha le onde tranquille della continuità, della regolarità. E’ la maturità che lo ha abbracciat­o, e a questo punto non se ne andrà più.

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Salvatore Sirigu, 31 anni, azzurro dal 2010 KUITA

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