La Gazzetta dello Sport

Antenucci «IN COMUNE ROVESCIATE E NUMERO: CR7, MI DAI LA MAGLIA?»

- di MATTEO DALLA VITE INVIATO A FERRARA

Sette per sette. «Se lui, Cristiano, vuole la mia di maglia...». Mirco si liscia la barba che è poi l’icona di un capitano che non sa (e non vuole) dire cose scontate. I tifosi del Leeds, su quel dettaglio alla Harden, ci fecero una tshirt: «Occhio al barbuto». Modernaria­to. Mirco Antenucci, oggi, è l’almanacco spallino della gavetta fatta, vissuta e assorbita: in giro per l’Italia, un po’ in Inghilterr­a e trovando l’atterraggi­o qui a Ferrara «dove mi sembra di rivedere e risentire un po’ del tifo inglese, coi bambini allo stadio, i cori pro e non contro, quelli così odiosi». A pochi passi dallo Stadium, a poche ore da CR7, il «MA7» della Spal si attrezza con destrezza. Per esempio: una rovesciata. Era l’1 marzo 2014, maglia Ternana, pareggio a casa Spezia. È su youtube. Qualità a mezz’aria.

Cosa direbbe CR7 se vedesse quella rovesciata?

Sorride. «Magari sarebbe più portato ad accettare la mia richiesta: la maglia, ovviamente. Gliela chiederò certamente, magari cercherò una sponda prima della partita, vediamo. Diciamo che ci spero: se poi lui vorrà la mia, no problem...».

Insomma: più bella quella sua rovesciata o quella di Cristiano allo Stadium in maglia-Real?

«Tutte e due belle stilistica­mente, diciamo che quella di Ronaldo fu un po’ più importante... Comunque ne feci un’altra, quasi bella come quella con la Ternana: la realizzai in Serie C. Nessuno o quasi, però, sa che esiste o l’ha vista...».

Come si rovescia la Juventus?

«Molti dicono che, avendo loro nel mirino la Champions, finiscano per sottovalut­are le avversarie in A perché tanto poi la vincono al minuto che vogliono. Non la penso così: ti fanno male sempre, perché azionano una morsa che ti prende al collo e ti stritola, minuto dopo minuto. Mentalità pazzesca, e dovremo averla anche noi. L’exploit lo facemmo un anno fa, 0-0 al Mazza, poi chissà».

Ecco: e se dovesse ri-succedere allo Stadium?

«Beh, io sono milanista... Ho detto tutto».

Quanto vi ha fatto male quell’avvio da secondo posto dopo poche giornate?

«Non ci fece male né perdere la cognizione della realtà, della misura e dei nostri limiti. Noi abbiamo sempre avuto, e sempre avremo, il chiodo fisso di ogni anno e di inizio stagione: salvarci, e la classifica di oggi è in linea con quell’obiettivo».

Quale obiettivo centrato le farebbe tagliare la barba?

«Uno, forse: se dovessimo vincere la Coppa Italia lo farei...».

Quando ha cominciato a farla crescere?

«Al Leeds: mi piaceva di per sé e da quando i tifosi coniarono lo slogan “Fear the beard” con tanto di maglietta, beh, l’ho tenuta. Gli anni di Premier mi hanno fatto crescere e maturare ulteriorme­nte».

Cosa porterebbe del calcio inglese dentro gli spogliatoi?

«Vedo gente che cambia umore, quindi il non dipendere sempre dai risultati. La leggerezza con la quale si vive il pre e il post partita: prima della gara, lo spogliatoi­o vibrava dalla musica che veniva diffusa a volume enorme, c’erano caramelle al centro dello stanzone, facce normali e non tese; dopo, qui succede che qualcuno parli del palo preso, dell’occasione mancata o del passaggio non riuscito e invece in Inghilterr­a mai che abbia sentito uno parlare della partita. Solo d’altro».

Se da grande farà l’allenatore si adopererà in questo senso?

«Sì: cercherò di instaurare un clima molto più easy. Fa bene».

Curiosità: quanti tatuaggi ha?

«Cinque, sei, un po’ ma non troppi. Se ne dovessi fare uno extra famiglia o calcio? Freddy Mercury: un genio musicale. Comunque un altro da fare l’ho già in mente: io che gioco a pallone con sullo sfondo Roccavivar­a, il mio paese nel Molise».

Lei in Molise è un’icona. L’ha mai cercata un grande club di A?

«Fino a 23 anni ho giocato in C e in Serie A ho fatto due stagioni a Catania in cui forse non ero pronto, forse... Quanto al credere in me la risposta è... nì: ho preferito magari fare il protagonis­ta in B anziché mettermi o rimettermi in discussion­e in Serie A».

A LEEDS I TIFOSI FECERO T-SHIRT DEDICATE ALLA MIA BARBA. COSÌ L’HO TENUTA...

OCCHIO AL BARBUTO IN INGHILTERR­A PRIMA PREFERIVO FARE LA STAR IN B PIUTTOSTO CHE METTERMI IN DISCUSSION­E IN A

FIDUCIA IN SÉ LA CARRIERA

Il miglior pregio della Spal da ritrovare e il peggior difetto da abbandonar­e.

«Abbiamo un’identità di gioco e l’idea di non mollare veramente mai. Ma dobbiamo stare sul pezzo sempre: ancor più contro una squadra come la Juve. Se un mio discorso da capitano ha cambiato la sorte di una stagione? Diciamo che un campionato fa ci incontramm­o tutti con molta franchezza. Un confronto migliorati­vo in cui il concetto era quello di dare di più per questa maglia».

L’ATTACCANTE DELLA SPAL «SONO MILANISTA, VORREI BLOCCARE LA JUVE... SE VINCESSIMO LA COPPA MI TAGLIEREI LA BARBA»

Delle tante colleziona­te qual è la maglia alla quale tiene di più?

«Quella di Marco Di Vaio: giorni antecedent­i a Catania-Bologna mi fecero un’intervista e indicai lui come idolo calcistico. Prima della gara lui venne da me, mi strinse la mano, disse che aveva letto l’intervista, mi diede la sua maglia e io gli chiesi se avesse voluto la mia. La scambiammo».

Un po’ come succederà con CR7 no?

«Io gliela chiedo. Se lui vuole la mia, sette per sette...».

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