La grinta ereditata dal papà pugile Ecco Oncu, lo tsunami della Moto3
●«Non penso di aver fatto un’impresa». Ajo, team manager: «Mai visto uno così»
Dopo due giorni, non è cambiato nulla: Can Oncu continua a ricevere complimenti e pacche sulle spalle da chiunque incontri nel paddock e risponde come se la vittoria di domenica al debutto nel Motomondiale fosse la normalità e non un’impresa eccezionale. «Ho riguardato la gara: mi sono emozionato, ma non mi sembra di aver fatto chissà cosa», sorride lungo la pista, dove con l’inseparabile gemello Deniz segue la MotoGP. Domani si trasferirà a Jerez per i test della Moto3, intanto si gode ancora Valencia, come fosse il prolungamento del suo sogno. «Già mi sembrava impossibile poter correre il GP, figurarsi se pensavo a vincere. E ora, essere qui a vedere girare i miei idoli, Rossi, Marquez, Dovizioso, è ancora più incredibile» racconta mentre alla curva 4 scambia opinioni con Jack Miller, ko per un guaio tecnico.
UNICO Aki Ajo, il team manager che l’ha fatto debuttare domenica, e ha portato al successo decine di piloti, assicura di non avere mai visto uno così. «Dopo le qualifiche gli facevamo i complimenti per il 4° posto, lui scuoteva la testa arrabbiato. Non capivamo perché, poi ci ha detto “Ho fatto degli errori, potevo partire in pole”. Ha una determinazione pazzesca» svela il finlandese. Can, come il gemello Deniz, ha ereditato la passione per la moto dal papà, pugile di discreto livello nella cittadina di Alanya. Dopo minimoto, motocross e 65 cc, i gemelli Oncu hanno trovato in Ken Sofoglu il maestro ideale. «Con lui andavamo a girare quasi tutti i giorni in Turchia nella pista di Serres: ci ha insegnato e ci insegna ancora tanto» racconta Can, parlando anche per il fratello, che reputa più forte di lui, perlomeno sul bagnato. Due fenomeni.