La Gazzetta dello Sport

IL MILAN VIBRA

Zlatan e Sensi (più di Paredes) sono in pole. Per la difesa Rodrigo Caio o Christense­n

- MILANO m.pas.

Galliani lo ripeteva spesso: «Al Milan vogliono venire in molti, ma dal Milan non se ne vuole mai andare nessuno». Il fascino della città, del grande club, della attrezzati­ssima quiete di Milanello. Probabilme­nte è per questo che anche chi se n’è andato, a volte è riuscito a tornare. Va chiarito subito: sono state per lo più delusioni, eppure i tifosi milanisti hanno sempre avuto un debole – e continuano ad averlo – per i campioni che hanno scritto pagine gloriose in maglia rossonera. Ibrahimovi­c ne è un esempio perfetto e c’è chi, confidando in un suo ritorno, già si augura che Zlatan sia un «atto secondo» diverso rispetto ai predecesso­ri.

LITIGI Per esempio Gullit. Ruud è stato fra coloro che sarà ricordato sempre per aver fatto la storia del club. Uno della santissima trinità olandese, con cui il Milan di Sacchi si impose agli occhi del mondo. La sua prima avventura è durata dal 1987 al 1993, infarcita di gol e di trofei. Il bis, nel ‘94, è stato pessimo. Non funzionò nulla e si ritrovò fischiato da San Siro e in rotta con lo spogliatoi­o, dove ebbe litigi – anche piuttosto violenti – con alcuni senatori che gli rimprovera­vano un atteggiame­nto troppo opportunis­tico nel momento in cui aveva lasciato Milanello per la Samp. Niente gioie nemmeno per Donadoni, che al Milan aveva iniziato come

il primo grande colpo dell’era Berlusconi e, dopo un anno negli Stati Uniti, tornò in tempo per vincere uno scudetto con Zaccheroni nel ‘99 nell’ambito di un campionato dove però giocò solo nove partite senza nemmeno un gol a referto.

PANCHINE Come impatto emotivo collettivo, però, la delusio-

>L’olandese litigò e fu fischiato, Andriy si ritrovò spesso in panchina e Mario non fu riscattato

ne più grande è stata Shevchenko. Era chiaro in partenza che per uno capace di arrampicar­si fino al secondo posto dei bomber rossoneri di sempre (dietro Nordahl) sarebbe stato complicato mantenere standard simili, ma la stagione vissuta in prestito dal Chelsea è stata senza dubbio ampiamente peggio del previsto, con poco smalto in campo e soprattutt­o tante panchine. Finì com’era inevitabil­e: il Milan non lo riscattò. Il ritorno meno problemati­co è senz’altro stato quello di Kakà. Stagione 2013-14, dopo quattro anni di Real Madrid: anche per lui mezza Milano bloccata dai tifosi in delirio e grandi aspettativ­e di poter intonare di nuovo il vecchio coro per Ricky. I numeri dicono che mise a segno nove gol in 37 partite, cosa che gli permise di raggiunger­e le 100 reti in rossonero. L’ultimo in ordine di tempo è stato Balotelli, che aveva chiuso la prima avventura in rossonero da uomo solo e al secondo round – complici anche guai fisici – non riuscì a convincere il Milan a riscattarl­o dal Liverpool.

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 ??  ?? ROBERTO DONADONI 1986-1996: 1997-1999: 361 presenze, 23 gol 29 presenze, 0 gol
ROBERTO DONADONI 1986-1996: 1997-1999: 361 presenze, 23 gol 29 presenze, 0 gol
 ??  ?? RUUD GULLIT 1987-1993: 157 presenze, 52 gol 1994: 14 presenze, 4 gol
RUUD GULLIT 1987-1993: 157 presenze, 52 gol 1994: 14 presenze, 4 gol
 ??  ?? KAKÀ2003-2009: 270 presenze, 95 gol 2013-2014: 37 presenze, 9 gol
KAKÀ2003-2009: 270 presenze, 95 gol 2013-2014: 37 presenze, 9 gol
 ??  ?? ANDRIY SHEVCHENKO 1999-2006: 296 presenze, 173 gol 2008-2009: 26 presenze, 2 gol
ANDRIY SHEVCHENKO 1999-2006: 296 presenze, 173 gol 2008-2009: 26 presenze, 2 gol
 ??  ?? MARIO BALOTELLI 2013-14: 54 presenze, 30 gol 2015-16: 23 presenze, 3 gol
MARIO BALOTELLI 2013-14: 54 presenze, 30 gol 2015-16: 23 presenze, 3 gol

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