La Gazzetta dello Sport

Superclasi­co -2 Viaggio a Baires nel mondo River

La Juve argentina con il cuore Toro: missione trionfo

- OLIVERO

Lucas Pratto, bomber del River

●Il Monumental sabato ospita la finale della coppa Libertador­es. Ma il Millo ha più vocazione nazionale

Il doganiere è del Boca, il tassista è del River, l’impiegata alla reception dell’hotel è del Boca, il cameriere al ristorante è del River. Buenos Aires trattiene il fiato da giorni ed è pronta ad esplodere sabato: esaltazion­e e gioia da una parte, disperazio­ne e dolore dall’altra. Quella che qui chiamano la «final del mundo» assegnerà l’ultima Libertador­es con l’attuale format e chiuderà più di un secolo di storia e di passione. Alla Bombonera è finita 2-2, al Monumental sarà in pratica gara secca visto che non c’è la regola dei gol segnati in trasferta. Un incontro di ritorno che assegna un biglietto di sola andata: per la gloria eterna o per la dannazione perpetua. E stavolta sarà per sempre: tra cent’anni si parlerà ancora di questa partita. Ecco perché i simboli sono ancora più importanti: infondono fiducia a un popolo in attesa come l’esercito prima della battaglia (augurandoc­i ovviamente che tutto resti confinato allo sport). Le due tifoserie si ritrovano vicino ai rispettivi stadi, piccoli capannelli si formano in modo spontaneo. Tra il Monumental e la Bombonera ci sono meno di 15 chilometri: due grandi club, due tappe obbligate prima che inizi la «final del mundo».

LA STATUA Il giro nella capitale del calcio parte dal barrio Nuñez, casa del River. La statua di Angel Labruna sembra ancora più grande del solito. E in effetti piccola non è: 6,7 metri di altezza, 6,3 tonnellate di peso e il conseguent­e record di statua di bronzo più grande del mondo per quanto riguarda i calciatori. L’enorme scultura troneggia davanti al Monumental. Labruna vestiva il numero 10 e faceva parte del famoso quintetto della Máquina, composto anche da Juan Carlos Muñoz, José Manuel Moreno, Adolfo Pedernera e Felix Loustau. Erano gli Anni Quaranta, quelli del grande River (4 titoli in 7 anni e 2 secondi posti) che nel tempo ha consolidat­o una vocazione più nazionale che internazio­nale: 36 campionati, ma appena 3 Coppe Libertador­es. Nel 2011 ci fu addirittur­a l’onta della retro- cessione nella B argentina.

EL TANO PASMAN Proprio quella delusione cambiò la vita al Tano Pasman: era un tifoso del River, divenne il più grande tifoso del River. Bastò un video, visualizza­to oltre 10 milioni di volte. El Tano, seduto in poltrona davanti alla tv, cominciò a urlare di tutto oltre al celebre: «Estamos en la B». Qualche settimana fa Pasman è andato a fare un tagliando dal cardiologo, meglio non correre rischi visto che il Superclasi­co garantisce emozioni particolar­i. E adesso è prontissim­o: «Stamattina ho ritirato il biglietto, sarò al Monumental. Quel video mi ha reso famoso, ma sono un tifoso come tanti: sono nato nel 1959, ho cinque figli e ho lavorato come grafico. Il River è tradizione di famiglia, mio padre mi portava allo stadio. È una passione cresciuta dentro di me giorno dopo giorno». Il video ha una storia particolar­e: «Lo fece uno dei miei figli per mostrarmi che a ogni partita rischio l’infarto. Tutti pensano che fosse dopo la gara di ritorno dello spareggio col Belgrano, quella della retrocessi­one. Invece era dopo l’andata, ma già sentivo che non avremmo recuperato. A casa mi trasformo, dico di tutto mentre allo stadio sono più tranquillo».

GEMELLAGGI­O Il River è considerat­o la Juve d’Argentina, ma è gemellato con il Torino dai giorni immediatam­ente seguenti la tragedia di Superga. Il 26 maggio 1949 fu giocata un’amichevole tra i platensi e la squadra «Torino-simbolo» nel senso che, purtroppo, del club granata, dopo il disastro aereo del 4 maggio, era rimasto quello, il simbolo. In una partita che serviva a raccoglier­e fondi per le famiglie delle vittime, il River sfidò una mista di giocatori di Juve, Inter e Milan. Il forte legame tra i due club nacque allora e continua ancora adesso. Per omaggiare il River, è capitato negli anni scorsi che la maglia di riserva del Toro fosse bianca con la banda trasversal­e granata. Ma il passato, in questi giorni, non conta. C’è solo una partita, questa partita. E passando davanti alla statua nei pressi del Monumental, qualche tifoso biancoross­o si tura il naso con le dita: il gesto che Labruna fece un giorno entrando alla Bombonera per sfottere gli avversari e che lo rese popolare ancor più dei suoi gol. Capito cosa si sta vivendo a Buenos Aires?

LA STORIA

La Maquina degli anni 40 vinse 4 titoli in 7 anni. Angel Labruna era il leader

Nel 2011 il punto più basso: la discesa in Serie B. Almeyda lo riportò in A nel 2012

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 ??  ?? 1) La statua di Labruna 2) Il tecnico Gallardo (squalifica­to) 3) Da sin.: Borré (19), Pratto (27) e Pinola (22) esultano dopo il 2-2 dell’andata 4) Il vice di Gallardo: Matias Biscay, 44 anni 5) El Tano Pasman, tifoso del River 3
1) La statua di Labruna 2) Il tecnico Gallardo (squalifica­to) 3) Da sin.: Borré (19), Pratto (27) e Pinola (22) esultano dopo il 2-2 dell’andata 4) Il vice di Gallardo: Matias Biscay, 44 anni 5) El Tano Pasman, tifoso del River 3
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