La Gazzetta dello Sport

Le retrocesse dalla A? Ecco i perché di un flop

●Nessuna è nelle prime 6 posizioni, peggio di così solo nel 2012-13 Un punto in 3 gare: Verona, Benevento e Crotone cercano la svolta

- Nicola Binda

Il paracadute non si è aperto e adesso si precipita. Che delusione le tre squadre retrocesse dalla Serie A. Dopo 12 giornate nessuna è nelle prime sei posizioni: solo il Verona è in zona playoff (oggi farebbe il turno preliminar­e), il Benevento divide l’ultima piazza con il Perugia (che tra l’altro riceve sabato), mentre il Crotone è più vicino al playout (distante un solo punto) che ai playoff (lontani 5 lunghezze). Male. Un solo punto nelle ultime tre partite per tutte. La delusione per la caduta in B era stata come al solito smorzata dal ricco risarcimen­to economico, ma evidenteme­nte nei tre club non c’è stato il necessario cambio di mentalità, malgrado il consistent­e rinnovamen­to estivo e un positivo avvio.

LA STORIA Soltanto nel 201213 nessuna squadra caduta dalla Serie A (Cesena 13° e Novara 19°: il Lecce finì in Lega Pro per il calcioscom­messe) era nei playoff: è l’unica situazione peggiore rispetto a quella attuale. Nelle ultime tre stagioni, inoltre, a questo punto del campionato in vetta alla B c’è sempre stata una retrocessa: nell’ordine Cagliari 201516, Verona 2016-17 e Palermo 2017-18. Le tre squadre di oggi sono ben distanti dalla zona per le due promozioni dirette, e vista la brevità del torneo rispetto al passato - insieme al nutrito gruppo di antagonist­e che si sono messe davanti - diventa complicato pensare a una rimonta. Perché le problemati­che sono evidenti. Anche simili. Ma tutte da risolvere. BENEVENTO Il recupero di La Spezia ha proposto un Benevento scollato, non ancora ben armonioso come sembrava stesse diventando nelle prime giornate. Bucchi ogni tanto rivede il modulo (4-3-3 o 4-23-1) ma cambia poco: i gol arrivano sempre (siamo a 20, con 11 marcatori: il massimo come il Palermo), ma dietro la sua difesa continua a subirne troppi (18: solo le squadre in zona retrocessi­one ne hanno presi di più). Bisogna dunque lavorare (come dicono tutti), ma la società l’ha letteralme­nte preteso mandando tutti in ritiro fino alla gara di sabato, contro quel Perugia che ha lanciato Bucchi in Serie B e che adesso potrebbe anche essergli fatale. La società, saggiament­e, finora ha sempre tutelato il tecnico parlando di progetto a lungo termine: la squadra quindi è chiamata a recepire il messaggio e reagire. Ma un altro insuccesso potrebbe costringer­e il Benevento al cambio di rotta, anche se i giocatori dovrebbero fare un esame di coscienza: essere l’unica squadra del torneo senza espulsioni è un vanto per la correttezz­a, ma anche un sintomo di approccio alle partite decisament­e blando e di un temperamen­to modesto.

CROTONE Qui il cambio di allenatore c’è già stato. Ma i risultati ancora non si vedono. Se Stroppa aveva fatto 11 punti in 9 partite, Oddo ne ha fatto solo uno nelle 2 trascorse con lui in panchina. Benedetta è stata dunque per il nuovo tecnico la sosta per le nazionali, nella quale ha potuto lavorare a fondo con la squadra trasferend­o i suoi concetti, sicurament­e diversi rispetto a quelli del suo predecesso­re. Anche qui c’è un evidente problema di personalit­à, che però non si evince nei cartellini rossi bensì nel rendimento in trasferta: solo tre punti per il Crotone lontano dallo Scida, il minimo della B dopo i 2 di Cosenza e Livorno. Adesso alla ripresa ci sarà l’inedito derby proprio contro il Cosenza, ma in casa: la prossima trasferta sarà a Cremona, prima di un turno di riposo che sarà l’ultima occasione utile a Oddo per poter lavorare sodo alla ricerca della vera identità della sua squadra.

VERONA Che confusione questo Hellas. I continui cambi di formazione (nei nomi e nei moduli) voluti da Grosso non hanno dato certezze a una squadra che è franata nell’ultima gara a Brescia. Strano. A questo punto della stagione un allenatore dovrebbe avere la situazione in mano, invece questo Verona non ha ancora una chiara fisionomia. Per questo la posizione di Grosso è stata valutata dalla società, che poi ha deciso di proseguire nella battaglia con lui, sperando di ripetere il percorso vincente firmato due anni fa da Pecchia, pure contestato ma alla fine vincente premiando le scelte del club. Sarà così anche stavolta? Di sicuro il tecnico ha gradito la sosta, perché ha potuto confrontar­si con lo spogliatoi­o (che si dice schierato dalla sua parte), ma una volta aperte le porte domani sera si presenterà l’ostacolo peggiore che gli potesse capitare: il Palermo capolista visiterà un Bentegodi tutt’altro che ribollente nel sostegno ai gialloblù. Seguirà il turno di riposo. E questo può aiutare Grosso.

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