Canarini mannari
NUOVO DECOLLO DOPO LO SHOCK SÌ, C’È FAME DI C
IL NOSTRO COMPITO È RIPORTARE IL MODENA DOVE MERITA DI STARE
LUIGI APOLLONI ALLENATORE MODENA
OLTRE CINQUEMILA ABBONATI: IL POPOLO GIALLO HA RISPOSTO AL NUOVO PROGETTO APOLLONI TECNICO, LO CHEF BOTTURA TRA I TIFOSI VIP. E IL CLUB VOLA IN CLASSIFICA
Un anno fa, di questi tempi, Modena era una città ferita, arrabbiata. Oggi, invece, sui volti della gente si legge l’allegria, la speranza: il dolore sembra lontano, non dimenticato ma perlomeno superato, così come lontani sono quei giorni dell’autunno 2017 quando il castello cominciò a crollare e non si salvò nulla. Il Modena, allora, era in Serie C: era riuscito a iscriversi all’ultimo momento. Ma la cassaforte era ormai vuota, i debiti aumentavano e, di conseguenza, i timori dei tifosi, sempre diffidenti nei confronti di una gestione finanziaria a dir poco avventurosa. Il presidente Antonio Caliendo non sapeva come arginare il fiume in piena, il Comune aveva già revocato la concessione dello stadio Braglia e dei campi d’allenamento perché non erano stati pagati gli affitti: di fatto il Modena non aveva una casa.
IL FONDO L’ultima mossa, tanto scontata quanto disperata, di Caliendo fu la cessione della società alla Ital Slovakia, che faceva capo all’imprenditore Aldo Taddeo. Ma nemmeno il cambio di proprietà fece mutare lo scenario, ormai sempre più fosco. I giocatori e lo staff tecnico, esasperati e senza prospettive, misero in mora il club e decisero di scioperare in occasione di una partita in trasferta. Essendo intollerabile, e non solo a livello professionistico, una simile situazione, e avendo il Modena già perso quattro partite a tavolino, la Federcalcio e la Lega lo cancellarono dal campionato. Il 28 novembre sopraggiunse la dichiarazione di fallimento. Quel giorno era un martedì, il martedì più nero della storia del Modena Football Club. I modenesi, da sempre gente laboriosa, di passione e di buon senso, si sentirono di colpo smarriti: avevano perso il loro amore, il Modena, i canarini.
LA RINASCITA Fu nella primavera del 2018 che, con il risveglio della natura, si intravvide la possibilità di una rinascita. Dal basso, certo. Dalla Serie D. Ma questi uomini e queste donne mica si spaventano se c’è da sudare e da sgobbare come muli per guadagnarsi la gloria. Si sono fatti su le maniche e hanno accolto a braccia aperte la cordata formata da Carmelo Salerno (presidente), Romano Amadei (il patron della Immergas), Romano Sghedoni e Doriano Tosi (direttore sportivo) che ha vinto il bando per la gestione della società. E con lo stesso entusiasmo hanno abbracciato Luigi Apolloni, l’allenatore che aveva deciso di tornare dove era già stato e si era trovato come a casa sua. Sono 5.400 gli abbonati e questo dato testimonia la fame di calcio che c’era a Modena: per un anno, infatti, allo stadio Braglia il pallone non è entrato. Si può immaginare quanto sia stata penosa l’attesa e quanto grande la gioia una volta ricostituita la società. Anche perché in città, la gente trepida per tre cose: la pallavolo, che qui ha la sua culla, la Ferrari e il Modena. Il resto interessa, ma in misura decisamente inferiore.
LA TRADIZIONE Assegnando il club alla cordata di Salerno e Amadei il sindaco Muzzarelli ha spiegato che il legame con il territorio «è una garanzia anche per il futuro». E, completate le pratiche per l’acquisizione del marchio storico, ha aggiunto: «Idealmente è come mettere tra parentesi l’infelice stagione del fallimento e ripartire nel segno della migliore e più onorata tradizione del calcio modenese». Una tradizione di cui andare orgogliosi, perché i «canarini» (qui il Modena lo chiamano così) hanno disputato 28 volte il massimo campionato (13 di A a girone unico) e nella stagione 1946-47, subito dopo la Seconda Guerra Mondiale, si sono piazzati al terzo posto dietro al Grande Torino di Valentino Mazzola e alla Juventus. Squadra senza campionissimi, quella di allora, però con una guida solida come quella di Alfredo Mazzoni in panchina e con un paio di giocatori, Renato Braglia e Renato Brighenti, in grado di essere d’esempio per i più giovani. Nel girone d’andata i canarini fecero fuori Milan (2-1), Juve (1-0) e Inter (1-0), e pareggiarono (1-1) al Filadelfia contro il Grande Torino. E’ questa la tradizione alla quale si richiamava il sindaco Muzzarelli presentando la nuova avventura.
OCCHIO AI GIOVANI Ora al posto di Mazzoni c’è Gigi Apolloni che nella primavera del 2016 vinse il campionato di Serie D con il Parma, e che ora è primo nel girone D a +6 sulla seconda. «Il mio compito, anzi il nostro compito perché è giusto parlare al plurale, è quello di riportare il Modena dove merita di stare. Sentire l’entusiasmo della gente per me, per i miei giocatori, per i dirigenti, è fondamentale: benzina che ci aiuta ad andare avanti». A far la parte di Braglia e Brighenti, oggi ci sono il capitano Perna e l’attaccante Sansovini (quello che nel Pescara di Zeman giocava assieme a Verratti, Insigne e Immobile), e anche il cannoniere Ferrario, uno che quando il pallone è in area di rigore non conosce la parola «perdono». E poi, secondo il desiderio della nuova proprietà, c’è grande attenzione ai giovani. L’ultima scoperta è un diciottenne nigeriano, Rabiu Riliwan Oyndamola, centrocampista che, per comodità, i compagni chiamano Mario. «Mario» è uno che, se ascolterà i consigli di Apolloni e resterà con i piedi ben piantati per terra, di strada ne potrà fare. E non poca. E il Modena, magari, dalla sua cessione troverà quelle risorse economiche che sono sempre le benvenute. Tra i tifosi più caldi, un nome conosciuto in tutto il mondo: quello dello chef Massimo Bottura. E’ stato ricevuto dalla squadra e dai dirigenti in pompa magna, gli hanno regalato la maglietta «canarina» e lui, parlando a ruota libera con i ragazzi di Apolloni, ha ricordato di quando, ragazzino, indossava quella casacca: prima di diventare il re dei fornelli, è stato un calciatore delle giovanili della Modena. E adesso si augura che il Modena gli prepari un piatto delizioso. Il più gustoso: la promozione.
(5. fine - Già pubblicate: Bari, 3/10; Cesena, 10/10; Reggio Audace, 17/10; Avellino, 1/11)