La Gazzetta dello Sport

Mai così Icardissim­o Adesso esporta gol e l’Inter lo esalta

●Dalla Champions alla prima rete con la Seleccion, Mauro oltre i confini. Il Real Madrid torna a seguirlo

- Davide Stoppini

MILANO

Si fa sempre una gran fatica a stilare classifich­e di rendimento, troppi i fattori in ballo di cui tener conto. Ma non si va troppo lontani dalla verità nel sostenere la tesi che quel Mauro con la 9 sulla schiena non è mai stato tanto Icardi in carriera. È il momento più alto della sua vita da centravant­i, i suoi gol hanno ormai superato i confini nazionali: Champions, Seleccion, serve altro? Perché sarà certamente bello segnare a San Siro o a Marassi, al San Paolo o all’Olimpico. Ma nulla è più simbolico di un attaccante che esporta all’estero il suo marchio di fabbrica, più o meno con la stessa facilità con cui Suning apre un negozio in Cina.

IL CERCHIO A 25 anni Icardi aveva l’età giusta, ma non ancora il curriculum. Il primo gol con la maglia dell’Argentina, arrivato dopo giusto 71 secondi di tentenname­nti a Mendoza contro il Messico, è l’ultimo centimetro di un cerchio che si chiude. E che nelle reti a Tottenham e Psv in Champions avevano visto il piatto forte con l’Inter. «Ora sì che in nazionale c’è amicizia e un clima sereno», ha detto Icardi non senza qualche riferiment­o polemico al passato. E se qualcuno vuole leggerci una stoccata in direzione Leo Messi, oltre che alla precedente gestione tecnica di Sampaoli, è autorizzat­o a farlo. In fondo, anche questo è segnale di grande autostima. «Il tempo di Higuain è finito, ora tocca a Icardi e come argentini siamo messi bene», ha sentenziat­o Gabriel Batistuta. E nelle parole dell’amico Lautaro c’è dell’altro: «Il gol di Mauro vale molto perché lo aspettava da tanto, è un premio alla tranquilli­tà che ha sempre avuto».

IL DETTAGLIO Icardi – questa è la verità – s’è tolto un peso, lo si capisce quando confessa «sì, il gol mi mancava, intorno a una punta che non segna si creano sempre molte chiacchier­e. Ma se adesso gioco per la Seleccion è grazie a quello che faccio nel mio club». Proprio vero. L’Icardi globale che dentro i confini italiani sabato giocherà – ammesso che Spalletti non gli conceda un po’ di riposo con il Frosinone – la 200a partita in Serie A, è lo stesso Icardi che mai in carriera aveva segnato per cinque partite consecutiv­e in campionato. Mauro è dentro la sua striscia migliore di sempre, altro punto a favore della tesi di cui sopra. E almeno una parte del merito non può che essere di una squadra pensata intorno a lui, che fa di tutto per esaltare le caratteris­tiche di Icardi. C’è questo nel dettaglio delle sue 36 conclusion­i – rigori e punizioni esclusi – complessiv­e di questa stagione, un tiro ogni 31 minuti. C’è un’Inter che preferisce aggirare l’ostacolo sulle fasce laterali, prima di colpire con il suo centravant­i: 18 delle 36 tiri verso la porta di Mauro sono figlie di cross, 12 di questi provenient­i da sinistra e dunque dai piedi di Perisic e Asamoah. Anche se poi una medaglia al valore va appesa sul petto di Vecino: il derby qualcosa ricorda, tre gol (e mezzo, quello con il Barcellona) sono arrivati da passaggi dell’uruguaiano.

IL RINNOVO Uno così vale un tesoro. Per intendersi: «rischia» di valere i 110 milioni della clausola, perché l’export messo in piedi da Icardi non passa inosservat­o in Europa. Il Real Madrid ha ricomincia­to a mandare segnali, Mauro ha ribadito la volontà di passare oltre. Con l’Inter c’è un discorso rinnovo avviato da tempo: l’aumento di stipendio potrebbe scattare dal primo luglio, a

settlement agreement scaduto, così da venire incontro alle esigenze dell’Inter. Chiamasi assist, per uno che di solito è abituato a fare i gol.

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Mauro Icardi, 25 anni, esulta dopo il gol segnato al Messico con la Seleccion GETTY IMAGES

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