La Gazzetta dello Sport

UN MURO E UN PONTE TRA GENOA E SAMP

-

Iderby sono muri e sono ponti: muri perché dividono ferocement­e le fazioni, ponti perché uniscono le schegge delle città che li covano, gli arsenali di passione e di rancore che li portano all’onore della storia. Ne raccontano le radici gloriose, il tronco robusto, i frutti sparsi e non sempre copiosi. Genoa-Sampdoria di domenica sera sarà il primo dopo il crollo del ponte Morandi, il primo dopo una tragedia atroce che ha spezzato Genova.

Fra tutti i contributi che il turbamento di quel maledettis­simo 14 agosto suscitò e ci lasciò, uno dei più efficaci e poetici fu il disegno che raffigura il tifoso genoano e il tifoso sampdorian­o nei panni di insoliti e generosi piloni che reggono e nascondono l’immane frattura del viadotto. Firmata dal turco Gökçen Eke, la cartolina fece il giro dei cuori. Il calcio non è solo distorsion­e di emozioni. Il calcio è anche sentimento, e se esibirne la bontà favolistic­a in frangenti così amari, così duri è forse più facile, l’Italia resta un Paese che non può permetters­i il lusso di trascurare nemmeno questi momenti, neppure queste briciole.

A Genova appartiene un altro derby, quasi alla fine del mondo, come chioserebb­e papa Francesco, il derby che ha sequestrat­o il centro del villaggio globale, l’ordalia tra River Plate e Boca Juniors. Assegna niente meno che la Coppa Libertador­es: l’atto inaugurale, alla Bombonera del Boca, finì 2-2, il ritorno al Monumental è in programma sabato. Appartiene alla Liguria - e, per comodità di traduzione, a Genova - perché tra i fondatori del Boca figuravano migranti «Xeneizes»; così come, si narra, persino tra i «nonni» del River. Il Peñarol di Montevideo, viceversa, deve il nome a un nucleo di piemontesi originari di Pinerolo.

Il Genoa ha 125 anni di vita e, in chiave moderna, è il club più antico d’Italia. La Sampdoria, in compenso, è la società più giovane, come recita il certificat­o di nascita: 1946. Nove scudetti a uno, ma attenzione: l’ultimo del Grifo risale al 1924, mentre l’unico dei doriani, nel 1991, fu l’ultimo esterno al triangolo Juventus-Milano-Roma. Per il Genoa tifava Fabrizio De André; per la Sampdoria, Paolo Villaggio. Il quale, per conoscerne il risultato, chiedeva sempre, quando era all’estero, quello degli avversari. Potete immaginare, alle sue, le reazioni delle «fonti».

Brancolano nel grigio, Genoa e Sampdoria. Enrico Preziosi ha sostituito Davide Ballardini con Ivan Juric, che proprio da Ballardini era stato avvicendat­o dopo il derby d’andata (perso) della stagione scorsa. Il motto di Davide, cresciuto nel culto di Osvaldo Bagnoli, è un inno al compromess­o: «Se l’idea che hai è buona ma è l’unica, allora non è una buona idea. Avere una sola idea è pericoloso». Sul fronte doriano governa Marco Giampaolo, ligio a uno slogan che incarna il principio opposto: «Sarebbe come se i Rolling Stones si mettessero a suonare il liscio», ha risposto a Stefano Zaino di «Repubblica» che lo incalzava sullo stile di gioco prossimo, nel suo caso, al catechismo di un talebano.

Gli illuminist­i scalpitano. Maurizio Sarri, a Napoli, non era molto (più) flessibile. Per tacere di Zdenek Zeman, il cui 4-3-3 assurse al rango di scuola dell’obbligo. Di solito, gli eclettici rischiano la fama di generici. C’è chi, ancora oggi, non ha capito il modulo di Massimilia­no Allegri alla Juventus: un limite o una risorsa? C’è chi predilige il calcio Nasa e chi, come Eugenio Fascetti, il calcio naso. Insomma: evviva il pensiero forte, abbasso il pensiero unico. Suona bene. E forza Genova, sempre.

 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy