La Gazzetta dello Sport

È un’Inter all’angolo: ha più corner di tutti nessuno diventa gol

●L’ex Inter a Venezia con i due nel 1999-2000: «Luciano era già innovativo, Beppe è un lord serio e umile»

- Vincenzo D’Angelo

VOLEVA IL BEL GIOCO D’ATTACCO: ERA GIÀ ALL’AVANGUARDI­A SU LUCIANO SPALLETTI AI TEMPI DEL VENEZIA

Il rammarico è ancora grande, nonostante siano passati 18 anni. Maurizio Ganz ricorda la sua avventura al Venezia con un mix di nostalgia e delusione, dettata dal fatto di non essere riuscito a salvare all’epoca la squadra della laguna. Era la stagione 1999-2000, con un giovane Luciano Spalletti allenatore alla terza stagione in Serie A e Beppe Marotta alla prima avventura da direttore generale nel massimo campionato italiano, tra i registi della promozione in massima serie . «Beppe lo avevo già avuto come direttore a Monza e all’Atalanta e mi voleva fortemente — ricorda Ganz, oggi allenatore del Taverne nella seconda Lega Interregio­nale della Svizzera, equivalent­e della nostra Serie D —, mentre fu la prima volta in cui mi trovai a lavorare con Spalletti. Scelsi il Venezia anche per l’amicizia che mi legava a Pippo Maniero: peccato essere arrivato nel mercato di riparazion­e, avessi iniziato la stagione lì probabilme­nte ci saremmo salvati».

Spalletti a Venezia fu esonerato e poi tornò: insomma, fu un anno abbastanza tribolato per lui. Lei che ricordo ha di Luciano?

«Si capiva che aveva un futuro da grande allenatore. Sul piano tecnico-tattico era preparatis­simo e aveva una grande voglia di fare bene sin da subito, con delle idee già all’avanguardi­a. Ricordo che i suoi allenament­i

erano molto innovativi per quel tempo e il suo calcio propositiv­o, improntato verso la ricerca del bel gioco e comunque votato all’attacco».

Però evidenteme­nte qualcosa non funzionò.

«Luciano probabilme­nte pagò un minimo di timore verso i giocatori. Nel senso che non aveva ancora questa grande autorità, questo carisma da grande leader. Era all’alba della carriera a grandi livelli e cercava molto il dialogo con i calciatori. A volte ci ascoltava persino troppo per certi versi. E probabilme­nte ha pagato proprio questa cosa, ma credo sia un passaggio obbligator­io per ogni allenatore agli inizi. Oggi è tra i migliori tecnici in circolazio­ne e negli anni ha portato in alto il made in Italy anche all’estero. E la cosa non mi ha affatto stupito».

Ci può raccontare un aneddoto sul vostro rapporto?

«Guardi, io sono arrivato al Venezia in prestito dal Milan, perché ormai non avevo più rapporto con Zaccheroni e chiesi a Galliani di lasciarmi andare a giocare. E Spalletti apprezzò molto la mia disponibil­ità nell’accettare quella sfida. Io di allenatori ne ho avuti tantissimi in carriera, ma pochi della qualità umana di Luciano. Lui è uno vero, diretto. Ancora oggi quando ci incrociamo ci abbracciam­o per la stima e l’affetto reciproco».

È PARTITO DAL BASSO, ARRIVANDO ALLA JUVENTUS: PORTERÀ TANTI BIG SU BEPPE MAROTTA PROSSIMO A.D. INTER

E ora la coppia con Marotta sta per riunirsi.

«E l’Inter farà un grandissim­o salto in avanti: con loro due si vince. Mi creda, Marotta è un lord, una persona eccezional­e dal punto di vista umano e un profession­ista esemplare. Ha fatto tutta la gavetta, partendo dal basso, sempre con umiltà. E ogni anno saliva di un grandino, fino ad arrivare alla Juve dove ha raggiunto il punto massimo, vincendo tanto. Vedrete, porterà tanti grandi giocatori».

L’Inter è pronta a vincere?

«In questo momento Juve e Napoli sono ancora avanti e poi sono più regolari, sbagliano poco. Però in Champions invece può essere una sorpresa: dipenderà anche dalla fortuna».

Un suggerimen­to per Lautaro?

«Farsi trovare sempre pronto e di rispondere con i gol. Ha davanti Icardi, il più forte di tutti, ma lui deve lasciare il segno anche giocando pochi minuti».

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LIVERANI Luciano Spalletti e Maurizio Ganz al Venezia nel 1999-2000
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