Il governatore Toti «Genova ha bisogno di un grande derby»
IL GOVERNATORE DELLA LIGURIA: «NUOVO PONTE PRONTO A FINE 2019, SE NON CI SARANNO INSIDIE... MI AUGURO CHE SIA UN GRAN DERBY, LA CITTÀ NE HA BISOGNO»
Piazza De Ferrari, il centro di Genova: la statua di Garibaldi, la fontana, Palazzo Ducale. E la sede della Regione Liguria, dove il Governatore Giovanni Toti fronteggia la crisi aperta dal crollo del ponte Morandi, la tragedia in cui sono morte 43 persone. Toti è il commissario per l’emergenza. Marco Bucci, sindaco della città, è il commissario per la ricostruzione. Toti e Bucci sulla linea del fuoco: mentre a Roma si discute, Genova resiste al presente e progetta il futuro.
Governatore Toti, dov’era la mattina del 14 agosto?
«Nella casa di famiglia a Bocca di Magra, vicino a La Spezia, e mi stavo preparando per la spiaggia. Ero al telefono con Giorgia Meloni, parlavamo di vacanze, quando ho notato che sul display dello smartphone si accavallavano avvisi di chiamata. Avevo “sotto” una decina di telefonate del mio gruppo di lavoro. Ho salutato Giorgia e al primo con cui ho parlato ho chiesto: “Cosa succede? Vi ha punto una tarantola?”. Risposta: “È crollato il ponte Morandi”. Ho pensato che fosse caduto un pezzo, che ci fosse stato l’incidente di un tir. “No, si è spezzato”. Sono andato subito sul posto con l’assessore Giampedrone, mio vicino di mare».
A Genova girava voce che il Morandi fosse traballante.
«È sempre stata una vox populi.
Dallo storico dei carteggi non sono emersi particolari rischi. Chiarisco: carteggi evidentemente sbagliati. In ogni caso Regioni e Comuni non hanno competenze sulle concessioni autostradali, i controlli non spettano a loro. Sarebbe bene che si cambiasse la legislazione, in questo senso. Sarebbe meglio che anche Regioni e Comuni potessero vigilare su ogni infrastruttura».
L’emergenza è finita?
«Tutti gli sfollati hanno una casa e la strada alternativa del porto è stata approntata in 30 giorni. Oggi (ieri, ndr) abbiamo riaperto corso Perrone, vicino al ponte. Stiamo ritornando alla normalità. Nel weekend di Ognissanti, l’Acquario, che è un termometro significativo, ha registrato le stesse visite di Ognissanti 2017».
Il porto però soffre.
«Ha fatto meno tre per cento di tasse, è mancato qualche container. Non sarà un anno di crescita, ma chiuderemo in pareggio. Visto quel che è successo, un ottimo risultato. Il pessimismo è comprensibile, però sto ai fatti. Il Comandante Aponte, di Msc Cargo e Crociere, compagnia numero due al mondo nel settore container, dietro i danesi di Maersk, è venuto qui di persona e ha confermato i suoi impegni su Genova per merci e turisti: segnale molto significativo».
Il nuovo ponte?
«Il 26 novembre scadrà il bando, sarà l’ora della verità. Vedremo quali ditte accetteranno la sfida. Io spero che alla fine del 2019 Genova riabbia il suo viadotto. Tecnicamente è possibile, con tre turni quotidiani di lavoro. Un cantiere aperto 24 ore su 24. Le insidie però si nascondono nei dettagli degli atti amministrativi. Società Autostrade, nel primo progetto di rifacimento, programmava la ricostruzione in 11-15 mesi. Il governo ha scelto un’altra via, ha escluso Società Autostrade. Se quella via darà i suoi frutti bene, altrimenti le responsabilità degli eventuali ritardi non andranno ricercate a Genova. Noi, Regione e Comune, garantiamo la massima lealtà».
I genovesi?
«Hanno mostrato la faccia migliore. Non hanno mugugnato, non hanno guardato l’orologio. La gente si è riscoperta unita».
Genova tra dieci anni?
«Sarà una grande città leader nel Mediterraneo, concorrente di Barcellona. Con il nuovo viadotto, il nuovo aeroporto, il nuovo “waterfront” (lungomare, ndr) tra porto Antico e Fiera. L’alta velocità ferroviaria - grazie al Terzo Valico, infrastruttura confermata dal governo - ci collegherà con Milano in 50 minuti. Genova sarà più bella e più forte».
Il derby: genoano o doriano?
«Sono agnostico. Vado al derby ospite della società che gioca in casa, non tifo per nessuno. Mi auguro un match divertente, la città ha bisogno di staccare e di godersi una grande partita».
Dicono che lei porti bene alla Samp.
«É una pura casualità del destino. E comunque la volta che sono andato a un Samp-Milan perché c’era il mio amico Adriano Galliani, il Milan ha vinto e il presidente doriano Ferrero non l’ha presa bene... Ferrero è scaramantico ai massimi livelli: all’ultimo derby ha inondato di sale grosso il nostro assessore regionale alla Cultura, Ilaria Cavo, che è genoana. Ferrero meriterebbe una telecamera dedicata. Io, a Marassi, non so se guardare la partita o se osservare i suoi show».
E con Preziosi come va?
«Ci incontriamo a Forte dei Marmi. In sede istituzionale abbiamo parlato dello stadio, che appartiene al Comune, è vero: noi partecipiamo all’indirizzo. Penso che si vada verso una concessione lunga alle due società. L’acquisto sarebbe troppo oneroso. Marassi è bello, “british style”. Il doppio stadio, uno per club, sarebbe un errore. Genoa e Samp impattano sull’economia cittadina, vanno difese».
Quando era nello staff di Silvio Berlusconi, tifava per il Milan?
«C’era contiguità, ma non tifavo. Le riunioni della domenica ad Arcore finivano nella sala cinema della villa, se il posticipo vedeva impegnato il Milan».
E com’era il Cavaliere davanti al maxi-schermo?
«Il Cavaliere era ed è un maniaco perfezionista. Raramente dava soddisfazione ai suoi allenatori. Anche nelle partite che andavano bene aveva sempre degli appunti da fare su formazione e schemi. Se avesse potuto, avrebbe allenato lui la rosa. E gli facevano impressione i tatuaggi, sognava una squadra senza tatuati. L’ha detto lui stesso, quando ha acquistato il Monza. Berlusconi considera i calciatori come figliocci».
Un altro aneddoto su Arcore?
«Mi colpivano le telefonate del presidente con Galliani, all’intervallo e al novantesimo: si davano e si danno del lei, malgrado si conoscano da una vita».
IN TRIBUNA DÀ SPETTACOLO ED È SCARAMANTICO AI MASSIMI LIVELLI
UNA VOLTA HA ROVESCIATO DEL SALE GROSSO SU UNA GENOANA SU MASSIMO FERRERO PRESIDENTE DELLA SAMP
CRITICAVA SEMPRE GLI ALLENATORI SU SCHEMI E FORMAZIONE
SE AVESSE POTUTO, SAREBBE ANDATO LUI IN PANCHINA SU SILVIO BERLUSCONI EX PRESIDENTE DEL MILAN