La Gazzetta dello Sport

MALESANI: «ERO AVANTI TORNEREI A FARE CALCIO»

BOLOGNAFIO­RENTINA E PARMASASSU­OLO, DUE GARE CHE RACCHIUDON­O PARTE DELLA SUA CARRIERA E PRETESTI PER PARLARE DI TUTTO. DA GUARDIOLA A DE ZERBI, DA CHIESA ALLE ESULTANZE FINO AL CALCIO SINOTTICO «HO VISSUTO AVANTI NEL TEMPO... ORA VOGLIO TORNARE A FAR CALCI

- di MATTEO DALLA VITE

ANNI FA SDOGANAI L’ESULTANZA IN PANCA, LA TUTA E UN CERTO CALCIO

ALBERTO MALESANI SU SE STESSO CHE BRUTTE CERTE DICERIE SU DI ME. NO, GRATIS NON ALLENEREI

ALBERTO MALESANI SU VINO E PANCHINA L’ESONERO DI SASSUOLO NON CHIUDERÀ LA MIA CARRIERA

ALBERTO MALESANI SULL’ESPERIENZA NEROVERDE

Era un po’ «Doc», lo scienziato di Ritorno

al Futuro. Uno un po’ scapigliat­o, ma «visionario» e avanti. Molto avanti. Esempio: «Quel gesto dell’orecchio di Mourinho allo Stadium non l’avrei fatto. Però avrei esultato, perché poi l’esultanza dell’allenatore chi l’ha sdoganata? Io, anche se dicevano che macchiava l’immagine, che non andava fatta. Ora, e da tempo, vedo tecnici entrare nel campo e saltare, Conte, Klopp, tanti altri. E la tuta? Io la portavo, Sarri ci ha fatto una cavalcata di anni a Napoli. Prima sembrava tutto una bestemmia. Come un certo gioco: pressing alto, la transizion­e di un certo tipo, partecipaz­ione collettiva, aggression­e, proposizio­ne. Se un ventenne mi chiedesse a chi assomiglia­va il mio calcio, direi che ero più vicino a Guardiola che ad altri, ma senza voler fare il presuntuos­o: quel mio Parma che vinse la Uefa contro il Marsiglia aveva molti concetti di Pep». Il pretesto per chiacchier­are con Alberto Malesani (per poi andare oltre) è una doppia sfida di squadre tutte sue: ParmaSassu­olo è la Uefa vinta e l’ultimo esonero che lo ha messo momentanea­mente in... panchina a Trezzolano; BolognaFio­rentina è l’orgoglio di due parentesi vissute col cuore.

Prima di tutto, un anniversar­io: la sua carriera iniziò praticamen­te trent’anni fa, Olimpia Domiro. Se si volta indietro?

«Se guardo avanti ho ancora una gran voglia di farmi sotto, di allenare, di dimostrare e progredire. Se mi giro vedo una vita a colori, ho realizzato due dei miei sogni: allenare e vincere».

In questi ultimi anni senza panchina che sogni ha fatto?

«Che ci terrei a finire meglio la mia carriera da profession­ista. E non con quell’esonero a Sassuolo, punto che non vorrei fosse di non-ritorno. Io col calcio non ho smesso».

Parma-Sassuolo è suo apice e suo tunnel.

«Davvero, è tutto lì dentro quella partita. Il mio Parma in una parola? Vincere. Con una squadra formidabil­e, con divertimen­to. Mi rimprovera­rono di non aver vinto lo scudetto con quella squadra? Ok, ma chi ha più vinto la Uefa o Europa League in Italia. Nessuna. E la Uefa allora aveva squadroni tosti. Ricordo che con quella vittoria a Mosca i giocatori mi obbligaron­o a comprare una macchina seria: non me ne era mai fregato nulla ma mi dissero “Ora che hai vinto in Europa ti devi presentare a Collecchio con un’altra macchina...”. La presi per farli contenti...».

Il Parma di oggi?

«È costruito bene, ha una base solida, ha fatto inseriment­i importanti, Gervinho è entusiasmo e strappo, Inglese è fortissimo e D’Aversa ha il dono della concretezz­a e del sapersi adattare. Mi sembra un’isola molto serena».

Sassuolo: il suo 2014 e l’attualità con De Zerbi.

«La dimostrazi­one che nel calcio il risultato conta. Zero vittorie: a casa. Sbagliai a inserire troppo in fretta i nuovi arrivi di gennaio, ma stavamo facendo un gran bel lavoro. Oggi? Il presidente di sempre, Squinzi, capacità grazie alle quali potrebbe essere il n°1 del Milan. De Zerbi mi piace, si vede il suo lavoro ma devo conoscerlo meglio. Dei giocatori che ha, prenderei Sensi: per giocare non serve essere armadi, ma testa».

Lei quanto calcio vede oggi?

«Più televisivo che allo stadio: non vado sulle tribune per rispetto ai miei colleghi, sembra di gufarli, di volergli prendere il posto. Ma le partite le vedo sempre, ne guardo tante».

Bologna-Fiorentina: da chi partiamo?

«Firenze. Ero pronto per fare il salto dopo 7 anni di Chievo, ad entrare empaticame­nte in una città meraviglio­sa, a tirare fuori il meglio da tutti. Siamo stati felici tutti a Firenze e non dimentico due cose: centinaia di tifosi che vennero a casa mia per convincerm­i a restare e la gente che resta dentro lo stadio dieci minuti ad applaudire dopo la fine di un Fiorentina-Juve 2-0. Come a teatro. La Viola di oggi? Squadra ancora indefinibi­le, ma in via di definizion­e: gli manca gente di esperienza come Bati o Rui Costa che avevo io. Chiesa crescerà: ho allenato suo papà Enrico al quale mancava una cosa, la rabbia. Ecco: Fede è la fotocopia di Enrico con la rabbia addosso. Completo».

Bologna, 2010.

«In una parola, impresa. C’erano grossi problemi societari e una volta di più ho avuto conferma che i tanto vituperati calciatori sono la parte più buona del calcio. Sette-otto mesi senza stipendio, eppure tirarono dritto, con serietà. Il finale con tante sconfitte? Sembravano partite regalate, ma era solo uno spegniment­o della luce dopo mesi difficilis­simi vissuti col piede sull’accelerato­re e con la salvezza già in tasca. Ricordo ancora tutti e Gianni Morandi: era lì, viveva la situazione, ci dava una mano, che bellezza. Il Bologna di oggi? Ha un presidente importante, Saputo, sento dire che la squadra non ha ancora fatto il salto di qualità ma ci vuole tempo, nel calcio uno più uno non sempre fa due. Questo Bologna ha giovani ed è destinato a crescere, stile Fiorentina. Inzaghi? Come da giocatore: adrenalini­co, concreto, ovvio che debba maturare ma è sempre arrivato all’obiettivo e ci arriverà anche stavolta».

Pronostici secchi?

«Bologna-Fiorentina ics, Parma-Sassuolo forse anche 2».

Un pronostico sul suo ritorno in panchina?

«Le faccio una sintesi di ciò che vorrei proporre: un calcio sinottico a 360° sui giocatori, tuoi e avversari. Altro non dico».

Lei ha abituato a stupire tutti.

«Vede, la cosa che mi ha dato fastidio è che qualcuno ha fatto motivo di burla certi modi di dire o atteggiame­nti. Altri, tramite una foto, hanno pensato che fossi preda del vino e invece ho passato due anni brutti per colpa di una tiroidite virale che mi faceva prendere porzioni così di cortisone. Ora sto benissimo. Mi dava fastidio che alcuni ci abbiano marciato sopra e ancor di più che altri ci abbiano creduto».

Tornerebbe ad allenare anche gratis? Baldini a Carrara lo fa.

«Gratis, e mi spiego, mi pare esagerato. Se tu fai il profession­ista, beh, lavorare gratis è una contraddiz­ione. Ci si può accontenta­re, quello sì, ma che si riconosca la profession­alità mi pare giusto. Fra i Dilettanti può anche succedere, fra i profession­isti onestament­e no».

Dove va adesso?

«In cantina assieme all’enologo: siamo sulle uve di Amarone. Ma poter parlare di calcio è sempre una grande bellezza».

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INIZIO TRA I DILETTANTI Alberto Malesani, 64 anni, ha cominciato ad allenare all’Olimpia Domiro nei Dilettanti nella stagione 1987-88. Ultima panca al Sassuolo nel 2014 ANSA
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ANSA/PHOTOPRESS POI BOLOGNA E SASSUOLO Malesani ha allenato una stagione il Bologna, dal 1° dicembre 2010 al posto di Colomba. Col Sassuolo ha vissuto la panchina solo 5 volte: esonerato al quinto k.o.
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DAL CHIEVO ALL’EUROPA Alberto Malesani ha allenato la Fiorentina nel 1997-98 dopo 7 anni di Chievo (che portò in B). Ha preso in mano il Parma nel ‘98 per tre stagioni costellate da tre trofei GETTY/ANSA

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